Fotografia

Pour l’amour de Paris: Brassaï ancora al Palazzo Ducale di Genova

26 Gennaio 2016

È stata prorogata fino al 7 febbraio 2016 la mostra fotografica Brassaï, pour l’amour de Paris, dedicata a colui che Henry Miller definì l’occhio di Parigi. Ad ospitare i 250 scatti del fotografo, parigino d’adozione e profondamente legato alla Ville Lumière, è il Palazzo Ducale di Genova (qui tutte le info). Decidere di acquistare il biglietto vuol dire immergersi nella Parigi degli anni Trenta. Le immagini ritraggono strade, coppie di innamorati, viandanti inconsapevoli, bambini, muri, ballerine, ubriaconi, prostitute, il lungosenna. Fotografie realiste, di un realismo poetico, umanista, lo stesso che ha caratterizzato Doisneau, Ronis e Bresson. Tant’è che se gli davano del surrealista, Brassaï rispondeva: “Cerco solo di esprimere la realtà, in quanto niente è più surreale del reale”. La mostra è a cura di Agnès de Gouvion Saint-Cyr ed è organizzata da Fratelli Alinari Fondazione per la Storia della Fotografia.

brassai

Quando alla fine degli anni Venti Brassaï si trasferisce a Parigi, ci si cala a pieno, esplorandola in lungo e in largo e divenendone il narratore. La fotografa anzitutto di notte, cristallizzandone l’anima. Tra i suoi amici più cari figurano Miller, Prévert e Picasso: è grazie ai primi due che perfeziona il francese, mentre Picasso lo incaricherà di immortalarlo con le sue opere d’arte.

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Brassaï è originario della Transilvania. Giunge a Parigi dopo un’esperienza a Berlino, dove si è guadagnato da vivere in veste di giornalista. Alla fotografia approda tardi e la impara da autodidatta. I suoi soggetti si mettono in posa di rado. La luce imprime attimi carpiti con maestria, frutto di un lavoro di pazienza e di contatto con la gente.

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Nel 1933 Brassaï pubblica il suo primo libro Paris de nuit, che gli vale una fama immediata. La sua ricerca è imperitura perché ha a che fare con l’essenziale, con quel che permane nonostante il trascorrere dei giorni. È la street photography, senza orpelli o costruzioni in studio. Chapeau.

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