Fotografia
In un Sud retrogrado, correre è un reato
“I could not run without having to run forever.
The white hive is snug as a virgin,
Sealing off her brood cells, her honey, and quietly
humming”
Ulisse è simbolicamente assurto a simbolo di voglia di scoperta, arguzia, colui che non si è arrestato alle colonne d’Ercole, considerate il termine del mondo. È colui che ha superato il limite, un appassionato di conoscenza che non gli ha impedito di vivere passioni che innescò l’ossessione amorosa di Didone, e che, consapevole della sua natura umanamente cedevole, chiese che fosse attaccato all’albero della sua imbarcazione per non cedere al canto delle sirene.
Si sottovaluta, a mio avviso, spesso la figura di Penelope. Il profondo amore per il marito scomparso la induce a non cedere alla seduzione, resisterà anche quando i proci si impossesseranno della sua dimora comportandosi come se fossero a casa propria. Lei speranzosa ed innamorata continua a fare e disfare la sua tela, divenuta pretesto per la sua ritrosia. La volontà di non cedere e di continuare alacremente il suo lavoro è attribuita ad una donna pazzamente innamorata che disperatamente crede nel possibile ritorno di suo marito.
Diversamente dal suo ritratto mitologico, credo che Penelope sia uno dei modelli di donna la cui tenacia sia da attribuire a una fortezza d’animo ed indipendenza di pensiero. Antesignana di tanti modelli di donna che hanno dovuto combattere per non restare imprigionate nello stereotipo di una donna che cerca comodamente la sua strada, assecondando il progetto di un uomo. Le donne hanno combattuto fieramente per una parità di diritti che, ancora oggi, in un Sud dalla mentalità retrograda e bontempona, fatica ad evolversi. Non importa che questo Sud sia stata la capitale del Regno delle Due Sicilie, culla di cultura sedimentata in ogni sua pietra, nelle chiese e nei palazzi di un centro storico che, ancora arroccato nella sua tradizione, conserva immagini legate ad un passato eterno. Resta un Sud che non riesce ad evolversi dall’immagine di popolo soggetto al giogo delle molteplici dominazioni.
In questo Sud le donne sono ancora giudicate per il loro aspetto, per il loro modo di vestire, il pensiero libero è ancora un accessorio, un complemento d’arredo. La cosa peggiore è che a questa arretratezza che vorrebbe le donne fagocitate dall’universo maschile, contribuiscono proprio alcune donne, la cui indipendenza è solo spudoratamente e vergognosamente urlata, ma che non hanno mai veramente creduto in una donna. Come se le conquiste del 68, la minigonna indossate da Twiggy, chiaro segno di un rifiuto del passato, non fossero mai esistite. Le rivoluzioni nascono dall’abbondono di un cliché. Fino a quando penseremo, e soprattutto le donne penseranno, che sono nate per camminare nel loro quotidiano scenicamente con tacchi alti per compiacere un universo maschile che ancora cerca di zittirle, imponendo la propria forma mentale, vivremo ancora in un Sud che fa a gara col più arretrato paese dell’entroterra siciliano in arretratezza.
In foto: Marcello Dudovich
Fernet Branca,
Ritratto a mezzo busto di Nella
Regini con un cane in braccio
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