Filosofia
Sul senso del sacro e su Dio…
I teologi pensano che uno dei maggiori mali della contemporaneità sia la secolarizzazione. Molti filosofi indicano il nichilismo come uno dei mali maggiori. Può darsi che la perdita di valori sia dovuta alla desacralizzazione moderna: per alcuni la secolarizzazione è causa del nichilismo, per altri viceversa, per altri ancora sono due nomi diversi per chiamare la stessa cosa, insomma sono sinonimi. Viviamo da giovani e da maturi immersi nei divertimentifici, nello stress psicosociale; passiamo del tempo libero a rimuginare le nostre fantasie erotiche e altro tempo a cercare di realizzarle. Intendiamoci: non sono affatto moralista, sono un misero peccatore ed è legittima, sacrosanta la libertà sessuale. Ma noi pensiamo poco alla nostra morte e a Dio. Sono pensieri che rimuoviamo costantemente. Rimandiamo sempre. Cerchiamo di non pensarci. Quante volte pensiamo alla nostra fine? Quante volte preghiamo? E le bigotte che pregano sono più superstiziose che autenticamente religiose, sempre pronte a condannare il prossimo, giudici dei peccati degli altri e mai dei propri! Aveva ragione Guccini: molte fedi sono fatte di paura, abitudine, perbenismo interessato! La nostra società occidentale è materialista sotto molti punti di vista: sotto l’aspetto economico, biologico, storico, filosofico, psicologico, sessuale. La spiritualità viene rimossa o al più tollerata solo se istituzionalizzata. Il mantra occidentale è che noi siamo materia, tutto è materia, non c’è prova tangibile dello spirito. Eppure il numinoso fa capolino anche nei più atei e agnostici nei loro momenti di difficoltà, di crisi, di malattia, di avvicinamento inesorabile alla morte. In alcuni il numinoso, dopo una vita da miscredenti, è avvertito come qualcosa di perturbante, allo stesso tempo di familiare, di nuovo, ma anche di angoscioso, perché lo hanno rimosso per tutta la vita, nonostante sia innato in loro. A livello neurofisiologico sembra infatti, con il beneficio di inventario (perché sono stati sollevati dei dubbi), che ci sia un legame tra certe aree del lobo temporale ed esperienze mistiche: vedere l’esperimento di Persinger, chiamato anche “casco di Dio”. Eppure come faremmo senza Dio? Le religioni postulano l’esistenza di Dio, l’immortalità dell’anima, l’esistenza dell’aldilà, la punizione o il premio ultraterreno, l’esistenza del libero arbitrio (tranne i protestanti). Kant, padre dell’etica laica occidentale, nel secondo capitolo della “Critica della ragion pratica” postula l’esistenza di Dio e l’immortalità dell’anima. È impossibile fare un’etica totalmente priva di cifra trascendente. L’etica spinoziana è basata sul Deus sive natura. Gli illuministi per quanto anticlericali e razionalisti erano deisti. Se esistono degli atei in questa società che si comportano bene e non fanno del male, è solo perché hanno ricevuto un’educazione da parte di una società che atea non è, ma che almeno qui in Occidente è ispirata a dei principi cristiani. Si ritorna al solito discorso di Dostoevskij: “se Dio non c’è, tutto è permesso”: una società atea, composta dal 100% di atei, è impossibile. Anche gli esseri più atei avvertono un qualcosa che li trascende. Il matematico Odifreddi, per quanto anticlericale, crede in una sorta di panteismo. Anche noi miscredenti scorgiamo nella bellezza del Creato l’esistenza di un ente superiore, che ha architettato tutto…insomma di quello che alcuni secoli fa chiamavano il grande orologiaio, che ha creato questo immenso congegno che è l’universo e di cui molti meccanismi sfuggono alla nostra comprensione. Forse è proprio perché non comprendiamo tutto che ci affidiamo a Dio. Forse se capissimo tutto, saremmo tutti atei o forse semplicemente saremmo noi stessi Dio. Il premio o la punizione ultraterreni sono determinanti per il nostro comportamento. Senza questo timore di Dio l’etica almeno in Occidente sarebbe ben poco. Una volta vidi un film di quart’ordine in cui il protagonista ritornava in vita dopo aver visto che non esisteva l’aldilà, che non c’era niente dopo la morte, e naturalmente dissacrava tutti i comandamenti. L’empatia, i neuroni specchio, il senso di affratellamento che derivano da essi potrebbero ben poco senza la paura del giudizio di Dio. Ma ritorniamo al trascendente. Chi non intuisce una cifra trascendente nel cosmo è solo perché momentaneamente non si interroga a riguardo, non si pone la domanda su Dio. Siamo esseri eterni? Abbiamo un’anima eterna? C’è vita dopo la morte? Questo non lo sappiamo, forse non lo sapremo mai. Ma c’è una poesia di pochi versi di Octavio Paz molto interessante a proposito: il poeta guarda la polvere mossa dal vento e scrive che quei granelli sono uomini che attraversano la pianura. Noi quando respiriamo la polvere respiriamo i morti, che sono fisicamente sempre presenti. Si ritorna quindi alla cosiddetta comunione dei vivi e dei morti. Il fisico Jean Charon scrive: “Noi respiriamo, ancora oggi, ad ogni nostra inspirazione, e dovunque ci troviamo nel pianeta, qualcuno degli elettroni presenti nelle molecole dell’aria di cui era fatto l’ultimo sospiro di Giulio Cesare”. Pierre Daco in “Nuova psicologia” continua scrivendo che noi esseri viventi conteniamo nel nostro organismo elettroni di defunti, per cui abbiamo in noi anche delle informazioni che non dipendono esclusivamente dal nostro essere. Questa potrebbe essere la spiegazione scientifica alla reincarnazione, a cui credono in Oriente. Apro una parentesi: c’è chi sostiene che in India la credenza che gli intoccabili debbano espiare le colpe di vite passate può causare uno scarso senso di solidarietà verso costoro, ma bisogna anche tener presente che alcuni indiani di caste superiori possano aiutarli semplicemente per farsi buon karma! Siamo stati santi, assassini, vergini e prostitute, lucertole e insetti? Secondo l’ipnosi regressiva lo siamo stati. Ma può darsi che la spiegazione logica sia quella fornita da Charon e Daco. Siamo sempre gli stessi sulla faccia della Terra, come credeva Montale? Oppure ci avvicendiamo come vuole il cristianesimo? E poi che Dio è il nostro? Ricordo ai tempi del liceo la disputa di alcuni critici letterari su “I promessi sposi”: Luigi Russo che vedeva nel celebre romanzo la Provvidenza, il deus ex machina, mentre il Marchese vedeva il deus absconditus, un Dio nascosto che alberga nel cuore dell’uomo. Quale Dio è il nostro, ammesso e non concesso che esista? Nessuno lo sa con certezza. Però ogni tanto il numinoso fa capolino in noi.
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