Filosofia

Solstizio d’Inverno: storia, simboli e spiritualità della luce che rinasce

21 Dicembre 2024

Oggi si celebra il Solstizio d’Inverno, il giorno più breve e la notte più lunga dell’anno. Questo fenomeno astronomico non è solo un evento naturale, ma ha da sempre ispirato profonde riflessioni simboliche e spirituali nelle culture di tutto il mondo. È il momento in cui il Sole, al suo punto più basso, inizia il suo viaggio di ritorno verso la luce, un ciclo che in molte tradizioni è una metafora della rinascita.

Sin dall’antichità il Solstizio d’Inverno è stato celebrato come un momento di svolta cosmica, un ponte tra il buio dell’oscurità e la promessa di giorni più luminosi. Nell’antico Egitto segnava la rinascita del dio Horus, emblema di luce, forza e rinnovamento. In un ciclo eterno, Horus era associato al trionfo della vita sulla morte e alla rigenerazione del cosmo. Le celebrazioni includevano rituali dedicati al Sole e al suo ritorno, sottolineando l’importanza della luce come principio vitale che rianima la terra.

Un’altra tradizione significativa è quella dello Shabe Yalda, celebrata in alcune parti del mondo musulmano, in particolare in Iran. La “Notte di Yalda” è un’antica festività persiana che segna la fine delle tenebre più lunghe e l’inizio del ritorno alla luminosità. Famiglie e amici si riuniscono per mangiare, recitare poesie e condividere melograni e frutti secchi, simboli di abbondanza e fertilità. Shabe Yalda, di origine zoroastriana, celebra la vittoria di Mithra, dio della luce. Questa festività non è solo un momento di festa, ma anche un’occasione per riflettere sulla connessione tra l’oscurità e la promessa di un futuro più luminoso.

Nella Roma antica si festeggiavano i Saturnali, giorni di festa dedicati al dio Saturno. Questi erano caratterizzati da abbondanti banchetti e scambi di doni. I Saturnali celebravano il ritorno della prosperità e della luce, un’eco del tema solstiziale della vittoria sulle tenebre.

Nelle tradizioni nordiche il Solstizio era segnato dal Yule, una celebrazione legata ai riti norreni in cui il fuoco giocava un ruolo centrale. Grandi falò venivano accesi per richiamare il trionfo del Sole e la promessa di nuova vita. Il fuoco, in questo contesto, evocava non solo la luce che vince l’oscurità, ma anche un elemento di trasformazione e protezione contro le forze negative. Yule era anche un momento di raccoglimento e introspezione, un’occasione per riconoscere l’importanza del calore e della comunità in un periodo dell’anno dominato dal freddo e dalla notte.

IL RITO DEL FUOCO

In molte culture il fuoco è uno degli elementi centrali delle celebrazioni solstiziali. Da un lato, come abbiamo detto, richiama la luce che trionfa sull’oscurità, dall’altro incarna la purificazione, la trasformazione e la rigenerazione. Accendere un fuoco durante il Solstizio non è solo un atto rituale, ma un gesto carico di significato. Il fuoco brucia le impurità e illumina il cammino verso un nuovo inizio.

L’origine di questo rituale affonda le sue radici in epoche remote, quando le comunità agricole dipendevano strettamente dai cicli naturali e dal ritorno del Sole per la sopravvivenza. Accendere un falò durante il Solstizio d’Inverno era un gesto per celebrare la vittoria simbolica della luce sulle tenebre, un modo per onorare il Sole e invitarlo a tornare con forza. In alcune tradizioni, come quelle celtiche e norrene, il fuoco era considerato un canale per comunicare con il divino, un mezzo per purificare l’anima e prepararsi spiritualmente al rinnovamento che avrebbe portato la nuova stagione.

Il fuoco non era solo simbolico, ma anche pratico. Nella lunga notte del Solstizio, serviva per scaldare e proteggere le comunità dal freddo intenso, oltre a creare un momento di unione attorno alle fiamme. Gli antichi credevano che bruciare legni particolari o offrire piccoli sacrifici nelle fiamme potesse allontanare le negatività, rafforzare la propria connessione con la natura e portare prosperità.

Oggi i rituali del fuoco legati al Solstizio persistono in molte culture, seppur in forme diverse. Accendere candele, creare piccoli falò simbolici o semplicemente meditare davanti a una fiamma sono modi per connettersi con l’energia del momento e riflettere sul potere trasformativo della luce.

MORTE E RINASCITA

Al di là delle tradizioni specifiche, il Solstizio d’Inverno porta con sé un significato universale. Rappresenta l’eterno ciclo di morte e rinascita che governa non solo la natura, ma anche la vita umana. È il momento in cui l’oscurità sembra trionfare, ma è proprio da essa che nasce la luce. “Il ritorno del Sole è il segno del ritorno dell’ordine cosmico, della vittoria della vita sul caos”, scrive Julius Evola in “Simboli della tradizione occidentale” (Arktos).

Il Solstizio d’Inverno, quindi, non è solo il momento in cui il Sole, dopo aver raggiunto il punto più basso nel cielo, inizia il suo viaggio verso la luce. È anche un potente simbolo del cammino dell’essere umano, che dal buio dell’ignoranza può risalire verso la consapevolezza e la liberazione. Questo concetto di rinascita non si limita alle tradizioni occidentali, ma trova un forte eco anche nelle filosofie orientali, in particolare nel buddismo. Il concetto buddista del Nirvana, lo stato di pace e liberazione dalla sofferenza, offre un parallelo significativo con il ritorno della luce dopo la notte più lunga dell’anno.

Un rituale specifico del fuoco è il Goma del buddismo Shingon, una delle principali tradizioni esoteriche del buddismo giapponese. In questa pratica, il fuoco viene usato per purificare gli ostacoli mentali e spirituali, trovando una connessione con il significato del Solstizio. Così come il Sole vince le tenebre, le fiamme del Goma consumano simbolicamente gli attaccamenti e le impurità, preparando l’individuo a una rinascita spirituale. “Il Goma, attraverso il fuoco, trasforma l’ignoranza in saggezza”, spiega il libro “Il Solstizio. Archetipi ancestrali e riti perenni”, recentemente pubblicato da Passaggio al Bosco. Questo processo di purificazione è un passo fondamentale per avvicinarsi al Nirvana, il “ritorno alla luce” della vera natura dell’essere.

RINNOVAMENTO ESTERIORE E INTERIORE

“Dal punto di vista esoterico, vale a dire dal punto di vista che custodisce all’interno del microcosmo umano un riflesso e una scintilla di luce del macrocosmo divino”, spiega il libro “Le porte di Luce”, edito da Synthesis, “il Solstizio è celebrato come l’annuncio del rinnovamento esteriore ed interiore della natura e dell’uomo”. Quindi la notte più lunga dell’anno, che verrà celebrata in tutto il mondo con l’accensione di fuochi che auspicano la resurrezione dall’abisso del sole invitto, è il momento più propizio per piantare nella nostra mente e nel nostro cuore il seme, per formulare energicamente quel proposito che determinerà la qualità del prossimo anno. Allontanando dal nostro animo il rancore, la paura e le invidie che ci bloccano. Nel Solstizio d’Estate, se lo abbiamo protetto e nutrito bene, questo seme uscirà dalla terra e apparirà alla luce del Sole.

Nel contesto della società moderna il Solstizio assume un valore ancora più profondo. Viviamo in un’epoca in cui il ritmo frenetico e il materialismo spesso offuscano il nostro legame con la natura e i suoi cicli. Accendere un fuoco oggi, fisicamente o metaforicamente, può essere un gesto simbolico di resistenza. Un modo per riconnettersi con i ritmi del mondo e purificare la nostra mente dalle distrazioni e dalle negatività. Celebrare il Solstizio diventa allora non solo un rituale antico, ma un invito a ritrovare il nostro posto in un universo governato da equilibri eterni.

@fabio_polese

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