Filosofia
solidarietà: doppiezza e ambiguità di un sentimento
Ha ricordato di recente Stefano Rodotà (Solidarietà. Un’utopia necessaria, Laterza) come il temine solidarietà costituisca una sfida al nostro senso comune perché obbliga a riflettere in termini di doveri, anziché di diritti. Insistendo verso la direzione degli obblighi morali più che rivolgendosi a verso quello del torto subìto da riparare, la logica della solidarietà porterebbe a ragionare secondo il “tu” piuttosto che seguire la supremazia di “io”.
Un aspetto, sottolinea Rodotà, che spesso ha marcato una condizione di debolezza della solidarietà. Categoria che può essere fattualmente negata, perché affidata alla sola forza morale. Dunque in epoca di realismo politico facilmente ovviabile o riproponibile come parola d’occasione. Come appunto capita a Natale quando sotto varie forme e da vari protagonisti e o voci diverse della politica e della società torna a risuonare (questa volta non meno di altre volte).
Con due “doppiezze” mi pare, e che non è fuori luogo richiamare.
La prima riguarda la sua sfera d’azione sospesa in forma ambigua tra particolare e universale. La solidarietà è un potente meccanismo di identità collettive, di mobilitazione sociale , ma anche di irriducibilità di conflitto nel momento in cui ribadisce una distinzione rigida tra i “fratelli” e gli “altri”. Tra “noi “ e “loro”.
La conseguenza è il suo statuto incerto all’interno di una teoria della democrazia, come opportunamente ha messo in guardia John Rawls nel suo Una teoria della giustizia (Feltrinelli), più di trenta anni fa. Nonostante che solidarietà evochi di solito una domanda di giustizia, questa domanda non riesce a pensarsi genericamente “per tutti”. Perché solidarietà o la sua denominazione antenata – fraternità – si pensa riferita a una comunità data – “la nazione”, o “gli “oppressi” – assunta come unicum. Al suo interno non sono previsti differenze e dissenso e l’obiettivo primario, ben presto una vera ossessione, è l’unità di tutti.
La seconda come risposta alle appartenenze determinate dalla esperienza della politica. Solidarietà, nella versione modernizzata dell’antica “fraternità” è la categoria che fonda l’esperienza e la proposta associativa del volontariato non solo come superamento dei partiti, ma anche come messa in discussione del ruolo dello Stato nella sfera pubblica. Diversamente: l’ affermazione della dimensione pubblica autentica contro il presunto mito della sfera pubblica rappresentato dalle strutture associative di interesse o di settore o parziali (partiti, prima di tutto). In questo caso solidarietà è la prima parola chiave del vocabolario neopopulista (dove di nuovo il problema diventa chi in quel gergo è “noi”, “loro”,…). In questa seconda “doppiezza” solidarietà diventa il segno della virtù dell’antipolitica. Il veicolo di un’altra forma di relazioni che nega la politica perché segno del particolare contro l’universale.
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