Filosofia

Racconti spirituali

18 Dicembre 2022

Racconti spirituali, a cura di Armando Buonaiuto (Einaudi, 244 pp., 19,50 euro)

Goethe scriveva che un racconto è tale quando narra “un avvenimento inaudito che ha avuto luogo”. Se aveva ragione, i racconti spirituali che compongono la raccolta Einaudi potrebbero rappresentare la quinta essenza del genere: “Tutti gli autori e le autrici di questi racconti hanno dato spazio a una dimensione che oltrepassa la nostra scala di grandezza”.

È quello che accade ai bambini protagonisti di Le mani di Dio di Rainer Maria Rilke, una delle prime storie della raccolta. Nel bel mezzo dell’età dei perché, i bambini di Rilke, oltre a voler sapere quante siano le stelle del cielo e se “Diecimila sia più di molto”, si interrogano anche su Dio. “Si suppongono molte cose” riguardo a Dio, ma, oltre a non sapere come sia realmente fatto, si ignorano diverse importanti questioni sul suo conto. Una su tutte: “Parla anche cinese?”.

La peculiarità di questi racconti è che sono tutti tratti dal canone letterario e non da testi propriamente spirituali, come potrebbero essere i brani biblici, le storie chassidiche, i versi sufi o i koan buddhisti. Si tratta di storie di grandi autori della letteratura universale, moderna e contemporanea. Si comincia dal Settecento, con Wilhelm Heinrich Wackenroder, e si arriva fino ai giorni nostri con Olga Tokarczuk, premio Nobel nel 2018. In mezzo tanti altri autori: Dino Buzzati, Natalia Ginzuburg, John Fante, Hermann Hesse, Vasilij Grossman, Jorge Luis Borges a Anton Čhecov.

La selezione di questa inedita crestomazia è opera di Armando Buonaiuto, uno dei curatori del festival Torino Spiritualità: “Quali stilemi fanno di un pugno di pagine un racconto spirituale?”. Una domanda con tante risposte almeno quante sono le storie raccolte nel volume. Infatti in Racconti spirituali si parla un po’ di tutto. C’è spazio sia per un dialogo tra due autisti in viaggio verso Belluno nel racconto di Buzzati sia per un vecchio cieco che, nella storia di Carver, fuma spinelli e vorrebbe vedere una cattedrale; ma anche per il professore di Guareschi, un uomo che per la prima volta aprirà gli occhi sulla realtà grazie a Campora, lo studente nel quale, più di ogni altro, aveva riposto la propria certezza: “Non hai un milligrammo di cervello”.

Approcciare il libro con un punto interrogativo su che cosa possa rendere un racconto meritevole dell’attributo spirituale potrà essere l’occasione per dialogare con qualche nostra domanda o inquietudine, confrontandosi anche con un modo diverso di vedere le cose, a cominciare dalla notte: “Forse Dio ha fatto le notti per gettare un velo d’ideale sugli amori degli uomini”, si dice nel racconto di Guy de Maupassant. E se fosse vero?

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