Filosofia
Quando senti la parola “compagno” per la prima volta e lo devi a tuo padre
Intervista a Mario Montanaro che, del testamento spirituale degli ideali comunisti respirati nella sua Mesagne e tramandati da suo padre, ne ha fatto un esempio di vita
Tre lettere: PCI. Partito Comunista Italiano. Dici PCI e pensi alla massa, al popolo, ad un oceano di militanti fatto di operai, intellettuali, forze giovani e vecchie che, la Resistenza, l’avevano incisa sulla propria pelle.
Rileggi gli anni ’70 e sai che un italiano su tre, alle elezioni, votava per il Partito Comunista. La bandiera rossa sventolava sui tetti di Torino, Roma e nella Firenze di Dante, nostro padre nell’intelletto e nello spirito. Anni quelli, in cui i caratteri di un modo di essere più che di una ideologia, hanno influenzato inconfutabilmente, nel bene e nel male, la Storia del nostro Paese. Se votavi comunista, eri anche tu parte di una famiglia senza confini, in cui la sede del partito e le case di ogni tesserato, diventavano un unicum. L Identificazione totalizzante di come niente poteva accadere al di fuori di quel cerchio o meglio, quella cerchia, in cui si inneggiava e cantava l’uguaglianza, in cui al partito potevi chiedere tutto ciò di cui avevi bisogno, perché non ti avrebbe mai abbandonato.
Visione rivoluzionaria di un mondo che, poi, è tramontata, scontrandosi contro il muro dell’interesse e dell’individualismo più spietato, come in tutti i grandi associazionismi di massa.
Oggi, esistono però ancora, testimonianze dirette di chi ha saputo e voluto continuare a credere in una prospettiva di valori e sentimenti, tramandati in famiglia e che, con slanci di onestà intellettuale, ha cercato di prendere le distanze da scelte in cui non si riconosceva, senza mai tradire un testamento spirituale, pur adattato ad una piccola realtà come quella di Mesagne, a pochi chilometri da Brindisi, costa Adriatica del Salento, terra di sole e mare…Terra di Puglia. Sud, porta d’Oriente.
Anche la deputata Elly Schlein, ex vicepresidente della Regione Emilia-Romagna, candidata alla Segreteria del Partito Democratico, ha deciso di fermarsi a Lecce, Taranto, Bari e Mesagne, per una serie di incontri con la gente del posto che, di Democrazia, ne ha sempre parlato e ne ha un bisogno disperato, mai come in questi giorni. A riportare la Schlein in quel di Mesagne, dopo la sua prima volta nel 2013, nell’ambito di “occupy PD”, una spinta collegiale ed unanime della rappresentanza dem locale, a cui certamente ascrivere anche e soprattutto Mario Montanaro, ex dirigente del Partito Democratico mesagnese, e molto attivo nella politica del luogo ed in tutto quanto abbia a che fare con la sua amata Terra. Titolare dell’agenzia di disbrigo pratiche e consulenza “DettoFatto”. Un amico di tutti i mesagnesi, dall’alto valore umano e morale, capace di mettere sempre al servizio della collettività le sue competenze ed i valori in cui crede.
Mario, a 43 anni, di storia e storie di sinistra, ne ha vissute, ascoltate e raccontate un bel po’. A cominciare da quelle che ha respirato sin da piccolo, nella sua famiglia di origine, a cui deve l’amore appassionato per gli ideali comunisti che, pur nella loro nobiltà di intenti originari, hanno conosciuto un triste tramonto, generato dalle miriadi di strumentalizzazioni e personalismi a fasi alterne, non solo in Italia, ma in tutto il mondo. Ora, in una fase in cui è innegabile auspicare un cambiamento radicale per i democratici di sinistra, sono ancora pochi gli esempi di giovani che, conoscono da dove vengono, per provare a puntare ad una meta di credibilità ed autorevolezza. Insomma, per migliorare le sorti di questa nostra casa comune che è l’Italia. Lo stesso Mario Montanaro ci ha parlato della sua realtà cittadina del Sud e di cosa abbia significato e significhi oggi, essere di sinistra.
Mario, cosa ha rappresentato in passato per la tua formazione di giovane uomo, avere respirato cultura comunista?
“Conservo un tenero ricordo della mia infanzia, ultimo di quattro figli, purtroppo non ho una sorella, una mia sorella maggiore che non ho potuto conoscere, perché ci lasciò in tenerissima età, aveva pochi mesi quando morì. Posso dire di aver vissuto l’attivismo politico grazie a ciò che si viveva in casa, alla sezione del partito che ho avuto la fortuna di vivere a Mesagne, e a mia nonna e mio padre. Basti pensare che, quando ero piccolo, mio padre mi portava alla sezione del partito comunista, in piazza IV novembre, dove c’era una persona a me molto cara che oggi purtroppo non c’è più, come tanti di allora, e che definiremmo il custode di quella seconda famiglia per molti mesagnesi, Luigi Palermo. Anni dei quali conservo ricordi indelebili, spensierati, dopo le riunioni in cui mio padre, per anni sindacalista e dirigente, si batteva a schiena dritta in nome di ideali che, ancora adesso, mi sembra riecheggino nei miei pensieri più teneri e cari di quel periodo della mia vita. Anni in cui, osservavo e conoscevo persone che sarebbero stati i miei idoli da adulto, per la loro generosità, onestà e perseveranza anche nelle grandi difficoltà che li avevano temprati. Perdere mio padre, che è stato il mio esempio di vita, in una età ancora in divenire, mi ha spronato ancora di più a portare avanti i suoi insegnamenti ed il fervore idealista in senso positivo che mi aveva dimostrato nel tempo in cui mi è stato accanto fisicamente. La mia attività politica vera e propria è cominciata nel 1994, e non si è più arrestata, tranne un periodo di stanca nel 2019, quando dopo essere stato accanto ai vari candidati di centro sinistra, da ultima, l’avvocato Rosanna Saracino, non riconoscendomi più nelle dinamiche partitiche locali e nazionali, ho preferito prendere una pausa di riflessione, per rigenerare motivazione e progetti. Salvo ritornare oggi in campo, sicuro di poter contribuire a rifondare l’assetto dem , attraverso visioni aperte e votate ai bisogni concreti dei cittadini ed incentrati su temi urgenti e non più differibili. Temi che, da sempre, ci sono stati a cuore, come il lavoro, l’emancipazione sociale, la sanità, la scuola e i diritti civili. E, non meno importante: l’emergenza climatica”.
Nascere e crescere al Sud, in una realtà come quella di Mesagne, dove centro e sinistra si sono sempre avvicendate in una staffetta algebrica in passato, cosa ha comportato?
“Forse Mesagne è un’isola felice da questo punto di vista, e mi spiego meglio. Mesagne alla fine degli anni Ottanta, grazie alla lungimiranza di alcuni attori politici del tempo, faccio due nomi su tutti , l’ex sindaco di Mesagne, il dottore Elio Bardaro, esponente di primo piano della Democrazia Cristiana e Cosimo Faggiano (all’epoca vice sindaco), poi divenuto primo cittadino nel 1992 e deputato della Repubblica nel 1996, in prima fila nel partito comunista, hanno dato origine ad un percorso di riscatto sociale e culturale nella nostra cittadina, proprio in quegli anni in cui Mesagne veniva investita dall’Avvento della sempre più potente criminalità organizzata. La difesa strenua, fu quella di costruire un asse politico solido in grado arginare e contrastare le orde di malavitosi del tempo che puntavano a detenere il controllo totale della cittadinanza e delle attività commerciali del luogo. Un antidoto al declino che, invece, colpì in modo gravissimo altre realtà limitrofe, portandole sull’orlo del fallimento civile ed economico. Mesagne, nonostante i suoli limiti, purtroppo comuni, a molti contesti del Mezzogiorno di Italia, è riuscita a mantenere saldi i suoi aspetti sociali più importanti, investendo nella cultura, nel capitale umano, aggregativo, come quello sportivo, per esempio, e tutto ciò ha contribuito a formare la mia generazione, almeno sotto il profilo morale, al netto di tutti gli ostacoli che si frappongono nella realizzazione di carattere lavorativo ed economico, che ripeto, è compatibile con la crisi generale e cronica del sud”.
Oggi, da semplice iscritto al Partito Democratico, consapevole dei limiti ed errori su scala nazionale e locale compiuti fin qui, cosa auspichi per la ricostruzione profonda della corrente democratica di sinistra, per assolvere al meglio al ruolo di opposizione credibile, e ad alternativa concreta di domani?
“Innanzitutto, il PD dovrebbe chiarirsi le idee e capire se guarda a sinistra o al centro. Entrambe le visioni, meritano rispetto, ma andrebbe rimossa l’enorme nebbia che ha ingenerato confusione e distacco nel pensiero degli elettori. Stando agli scenari attuali, si sono succedute rappresentanze a vario titolo che hanno dimostrato ampiamente di non riuscire a personificare le aspettative dei cittadini, abbandonando tutte le grandi battaglie che, da sempre, hanno costituito l’emblema degli ideali di sinistra. Primo e più imperdonabile, errore commesso, è stato l’aver demotivato e lasciato perdere i giovani, che sono stati quasi costretti, ad emigrare altrove, perché hanno patito una sorta di “tradimento” di valori. Quello che auspico per il sud e per la mia città in particolare, oltre che a livello centrale per l’Italia tutta, è che il pantano in cui siamo scivolati, si allontani il più velocemente possibile, approdando verso maggiore prosperità e stabilità. A mio modo di vedere, il fatto che Giorgia Meloni, abbia atteso dieci anni per vedere il suo partito, spiccare il volo, e governare, a prescindere dalle iniezioni di populismo discutibile con cui ha convinto gli italiani, mi porta a dire che, ancora di più la sinistra, il PD, debba rigenerarsi rispetto alle persone che debbono restituirgli dignità ed ai programmi da attuare, partendo ineluttabilmente dalle risposte che la gente attende con pane di vita. Da parte mia, credo che Elly Schlein, per la quale nutro stima sincera, possa sposare al meglio questa rivoluzione civile ed etica a cui è chiamato l’elettorato di sinistra, ma alla quale dovrebbero unirsi tutti, per il bene comune. Perché, in qualche modo “compagni” nella accezione più alta del termine, in questo Paese, come nelle cose della vita, lo siamo tutti. Anche se lo neghiamo, perché è più comodo”.
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