Filosofia
Quale idolatria
Si resta colpiti dalla nettezza e dalla durezza teoretica con cui Steven Schwarzschild argomenta la sua riflessione nel saggio “Idolatria” (Morcelliana 2023), già pubblicato nel ‘92 col titolo De idolatria e tradotto oggi da Massimo Giuliani che ne firma anche una dotta ed elegante prefazione. Si tratta di un rabbino riformato, di un teologo e di un importante filosofo tedesco-statunitense (Francoforte 1924 – Saint Louis 1998) che riflette sul concetto di idolatria così come è definito nel secondo comandamento del decalogo della tradizione rabbinica («Non ti farai idolo né immagine alcuna di ciò che è lassù nel cielo né di ciò che è quaggiù sulla terra, né di ciò che è nelle acque sotto la terra. Non ti prostrerai davanti a loro e non li servirai. Perché io, il Signore, sono il tuo Dio, un Dio geloso…») e nel primo dei sette comandamenti dei Noachidi secondo la tradizione dei maestri del Talmud («Non commettere idolatria»).
Il testo si dispiega in un rigoroso ed esigente dialogo da una parte col pensiero ebraico medievale e moderno (Maimonide, soprattutto, ) dall’altra col pensiero di Kant più di tutti. Inoltre la categoria dell’idolatria non viene esaminata cadendo nella tentazione di banalizzarla e trovandola in molti e variegati aspetti della contemporaneità (il benessere, i beni materiali, il denaro, la tecnologia, il costume, il corpo, l’arte, la comunicazione etc.), ma restando fermo nell’osservazione della sua forma più profonda e sostanziale che si annida nella religione. La fede pura e la vera religione desiderano estirpare l’idolatria, laddove il monoteismo ebraico non può che assegnare a Dio le qualità dell’unicità (contrapposta alla pluralità), dell’universalità (contrapposta alla limitatezza) e della unicità (contrapposta alla comparabilità) e così porlo in una condizione di trascendenza alterità, ontologica e morale, rispetto al mondo. Conseguentemente, se l’Islam come l’ebraismo, può essere considerato una forma di monoteismo, non così il cristianesimo che viene considerato senza dubbio, pur accogliendone l’origine biblica, una forma di idolatria sia per il trinitarismo sia per la dottrina dell’incarnazione. Altre forme di idolatria sono quelle legate alle esperienze mistiche e quella implicita nello pseudo-messianismo della cosiddetta dialettica negativa di Thomas W. Adorno. Si tratta insomma di un libro di teologia ebraica e di pura filosofia, ma c’è un aspetto di esso che trascende il suo tema e ne rende feconda e utile per tutti la lettura: il rapporto tra ebraismo e cristianesimo, se anche fosse passata (ma non è passata) la fase millenaria dell’odio antisemita, non va banalizzato e va posto anzi nell’unico binario in cui è giusto che stia, quello dell’accettazione della radicale diversità, dell’autonomia e del rispetto reciproco.
Steven SCHWARZSCHILD “Idolatria”, Morcelliana – Pellicano Rosso 2023, pp. 96, euro 10,00.
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