Autorità indipendenti
Milano, la Massoneria toglie il cappuccio
“Cosa ci spinge ad affrontare un sabato mattina di pioggia furiosa per andare ad ascoltare dei massoni?” Così sono stato accolto da un collega di una televisione locale all’uscita della sala Weil-Weiss, nel Castello Sforzesco di Milano. Un sabato mattina tra i più uggiosi e tempestosi dell’anno in cui la Gran Loggia d’Italia, seconda obbedienza massonica per numero di affiliati dopo il Grande Oriente d’Italia di Palazzo Giustiniani, ha dato vita a questa curiosa e discussa iniziativa di approfondimento del mondo massonico, ulteriore testimonianza di come questo universo che da molti è consegnato nell’anfratto del folklore e del mito viva un momento di profonda autoanalisi: «capire cos’è la Massoneria –si legge nel manifesto dell’evento- oggi è complesso, ed è importante un dialogo fra “profani” e “iniziati”».
In effetti questa apertura di braccia in segno di accoglienza ha spiazzato non poco la comunità milanese, radunatasi numerosa ad assiepare l’ingresso della sala numero 15: signori distinti e signore imbellettate, lettori, curiosi, giornalisti e anche giovanissimi, come quei quattro liceali che in paziente attesa si raccontano teorie sui marziani. Purtroppo non entreranno, fermati dal ‘tutto esaurito’ della sala. Non avranno modo di vedere quel Lato Oscuro della Forza che si concede alla luce per qualche ora. Che l’incontro sia di quelli particolari lo si capisce subito, alla vista dei relatori. Assente il Gran Maestro della Gran Loggia d’Italia Luigi Pruneti “a motivo di altro impegno istituzionale indifferibile” (come si legge nel comunicato diffuso dalla Gran Loggia alla stampa), è assente anche colui che avrebbe dovuto rappresentare i Fratelli di Piazza del Gesù in sostituzione di Pruneti, il “Ven.mo e Pot.mo” Fratello Maurizio Galafate Orlandi, Gran Maestro Aggiunto, ed è assente anche Claudio Bonvecchio, docente di filosofia politica e studioso del simbolismo e del sacro che inizialmente avrebbe dovuto intervenire alla conferenza.
L’incontro è dunque tenuto dai tre Fratelli Giuseppe Ivan Lantos, Giuliano Boaretto e Renato Ariano in rappresentanza della Gran Loggia d’Italia, e dal saggista ed esperto di esoterismo Giorgio Galli. Ad alimentare il successo dell’iniziativa ha sicuramente contribuito la polemica innescata dal segretario provinciale leghista Igor Iezzi che nei giorni scorsi aveva attaccato il sindaco Pisapia accusandolo di “essere alla follia” e di “aprire ai massoni”: «credo che questa polemica possa partire soltanto da una persona che non ha la minima idea del mondo massonico -dice Lantos tornato sulla faccenda durante l’intervento – e non credo che il sindaco Giuliano Pisapia sia affiliato», dicendosi disponibile “davanti a una birra, a un caffè o a qualsiasi altra bevanda” a fugare tutti i dubbi di Iezzi sulla massoneria. Se quello però fosse un problema solo relativo al segretario Iezzi o a qualche altro assessore sarebbe anche facile, il fatto è che la nebbia da dissipare è ancora molta per troppi, e di fronte a quell’abbraccio che il mondo massonico ci offre non si ha tanta forza di correre incontro. Si vuole capire perché la massoneria non vuole farsi conoscere, non ha voluto farsi conoscere, si vuol capire come e quanto il suo ruolo incida nell’operatività dello Stato, e nel nostro corso quotidiano di cose.
D’altronde questo della segretezza è un tema spinoso che si affaccia da secoli: i massoni hanno dovuto nascondersi sin dalla scomunica di Clemente XII nel 1738, e poi dopo il Congresso di Vienna nel 1815, e poi ancora durante il ventennio fascista. La storia ci racconta che i massoni inglesi e francesi hanno avuto un grosso ruolo nel Risorgimento italiano proprio per questa concezione apparentemente anticattolica che li portava a osteggiare Stato Pontificio, Borboni e Asburgo, mentre la Grande Loggia Madre Ausonia di Torino ebbe grande impulso a cavallo dell’Unità d’Italia, dopo essere nata nel 1859 (da lì nacque il Grande Oriente). I massoni dunque agendo incisivamente sulla storia non sono mai stati graditi a tutti, specialmente invisi a dittature e Chiesa cattolica, sebbene anche qui ci siano comunque delle riserve e delle specificazioni da fare. Solitamente si inserisce la massoneria in un contesto laico e illuminato in cui il determinismo è sempre andato per la maggiore e la Chiesa ha sempre rappresentato un nemico dogmatico e bigotto. In parte è così, in parte no. Secondo alcuni studiosi la massoneria compare addirittura all’indomani della Rivoluzione Inglese come ordine sì differente al Vaticano ma comunque di origine protestante-anglicana, dunque cristiana. L’Inghilterra di allora aveva bisogno di una santificazione di patria, di forza-lavoro e di profitti, ma mancava l’impersonificazione del divino. Dunque si fondò la “Compagnia di Gesù dell’Illuminismo” come alternativa al ruolo che i gesuiti avevano in Vaticano: amministrazione, gestione della cosa pubblica, politica, ma soprattutto identificazione “ultraterrena” della missione per ogni uomo.
Nel 1666 accadde che Londra bruciò, e che il tempio della massoneria ‘antica’ fu completamente distrutto, con relativi archivi. L’opera di ricostruzione venne affidata all’ultimo Maestro Venerabile della massoneria antica, l’architetto Christopher Wren. Wren ricostruì tutta la città ad eccezione del tempio massonico. La massoneria moderna, detta speculativa, venne battezzata da quattro logge a Londra, il 24 giugno 1717. Era influenzata poi da forti correnti illuministe ma anche da influenze rosacrociane e alchemiche in genere, che avevano viaggiato di pari passo con quella massoneria ‘antica’ vera erede della corporazione degli scalpellini medievali e dei costruttori di cattedrali, a conti fatti la prima vera realtà sindacale della storia. Uno spirito né religioso e né laico che secondo alcune teorie mai ebbe intenzione di guerreggiare con la Chiesa, ma che tutt’al più si offrì come valida alternativa dimostrando, al netto di eccessi, spiritualismi, misticismi, numerologia e cabala, un legame al mondo cristiano relativamente forte, impegnandosi anch’essa nella diffusione del Verbo e nell’auspicio che amore, uguaglianza, fratellanza e cultura potessero (e possano) combattere qualsiasi forma di discriminazione in favore dell’’armonia’.
Verbo e armonia, i protagonisti di sabato mattina. Il Verbo attorno al quale ruota tutto, «il verbo come contenitore energetico» e l’armonia come etica, come dice l’avvocato Boaretto nel suo ipnotico intervento in cui spiega come sia compito del fratello massone partire dall’Individuo per arrivare alla società, consapevolizzare «l’Immanente avendo come ethos (ossia come obiettivo) il Trascendente». Immanente e Trascendente possono essere spiegati come “riduzione di ogni realtà alla coscienza” e “espansione della realtà partendo da sé e superando l’esperienza”, dove l’armonia è sempre il risultato agognato. Insomma in un’uggiosa mattinata meneghina qualcuno mi ha confermanto l’esistenza di un oltre, e mi ha confidato che io stesso potrei essere oltre ciò che sono, e che l’anno venturo in sede organizzeranno un evento in cui vorrebbero gremire la sala da 200 persone per spiegare «ma non per fare propaganda, perché propaganda è una brutta parola», tanto per restare in tema. Insomma, direi è opinione assai diffusa inserire la parola massoneria nel grande contenitore del “dove non batte il Sole” e quindi del sotterfugio, del segreto e del poco chiaro. Nello specifico in Italia la parola assume spesso significato ombroso tangendo il dispregiativo, associata quasi naturalmente ad un universo criminoso e di prevaricazione: la parola massoneria è ormai prerogativa del grillismo o del ‘complottismo’ internettiano salvo poi trovarla sulla bocca di personaggi illustri del mondo politico, usata in quel caso a screditare o a gettare sospetti sull’avversario di turno.
La visione è sempre quella dell’occultismo e il tempio massonico è associato spesso all’immaginario noir-horror, ma sabato mattina ci hanno sdoganato anche questo: prima la visita interattiva nel tempio che non è un luogo sinistro «dove siamo sempre a parlare di squadre e compassi», che è garantito dalla Costituzione. Come la massoneria d’altronde, che si articola capillarmente in circoscrizioni regionali, che viene ospitata, riverita e applaudita ma al contempo allontanata, guardata con sospetto e mistificata. Colpa del Bilderberg o della P2, o della Trilateral Commission di Mario Monti che a La7 nel gennaio 2012 dichiarò addirittura di «non sapere cosa fosse la massoneria», come un membro del Fight Club non conosce il Fight Club? In fondo stride anche la dichiarazione dell’assessore Del Corno in risposta alle polemiche della lega su questa iniziativa: «il viaggio nel tempio è solo virtuale, non permetteremmo mai la costruzione di un vero tempio massonico». Insomma la massoneria è buona, anzi no.
Ecco, nell’arte politica il gioco machiavellico del leone e della volpe è fondamentale, e forse è proprio per questo che la fase epocale che stiamo attraversando impone ai Fratelli d’Italia un tentativo di rinunciare al corporativismo più fanatico e alla finta estraneità, qualcuno dice perché manca una sinistra forte, qualcun altro dice perché si sta chiudendo un’epoca storica trecentenaria e si avverte l’esigenza di impostare il timone, perché anche la Chiesa si sta gradualmente e storicamente aprendo al mondo massonico «grazie a qualche suo alto rappresentante», come ha detto Lantos, e perché «l’esoterismo, dalla marcata genesi femminile, ha sempre dominato le decisioni politiche», nonostante «sia stato limitato dall’avvento dei sistema democratici e dittatoriali, contesti quasi esclusivamente androgeni e decisamente misogini», come spiega Giorgio Galli portando l’esempio del passaggio tra zarismo e leninismo, con la sua prosecuzione stalinista, nella Russia di inizio Novecento.
Insomma in un uggioso sabato mattina, a Milano, il sacro chiama il profano e lo invita a bere il tè secondo il bon ton del perfetto padrone di casa. “Sali su che ti racconto due cose così, all’acqua di rose -dice- iniziamo da qui, pian piano”. Adesso sta al profano aspettare di poter capire se lassù c’è solo fragranza di tè, “odore di stantìo”, o profumo di niente.
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