Filosofia
La mitezza di Norberto Bobbio
Norberto Bobbio moriva vent’anni fa.
Di tutta la sua immensa produzione libraria (che ho la fortuna di possedere tutta) c’è, tuttavia,un saggio sublime a me carissimo: “Elogio della mitezza”, uno scritto morale divino.
Il mite ha il culto della misura, della medietà, rifugge dalla violenza e dalla superbia, non urla, non impugna coltelli, non ricorre al sostegno di bravi, possiede come ornamento la letizia.
Si ricorre al mite, come compositore di ogni contrasto, perché smussa ogni conflitto.
Il mite, con la sua imperturbabilità, attraversa il fuoco senza bruciarsi.
Mite è colui che crede che esista un disegno o un senso, nonostante la brutalità della sorte.
È colui che non dispera, neppure di fronte alle difficoltà più gravi.
Quando tutto sembra perduto, si affida al soffio della sua grazia e addolcisce anche la protervia del male.
Possiede la pazienza,”l’attesa mendicante di Dio”.
Si predispone all’ascolto in silenzio.
Il mite, come scrive Barbara Spinelli, lo si nota per come incede, per il tono della voce, per come traversa l’oscuro, forte di una luce che non si sa bene da dove venga.
La sua anima vuota sarà riempita dalle delusioni altrui e dalla tristezza che lui densifica per amor dell’altro.
Unisce, collega, ripone ogni cosa al suo posto, fugge dal ridondante, dall’ovvietà , dalla futilitas.
Nel disordine del mondo mette un principio alla trama, perché sa leggere dove c’è il vuoto ed il nulla.
Non si riconosce nel finito, nel concluso, ama l’imperfetto e coltiva e persegue la bellezza del mondo, quella vera che è oltre.
Non corre per raggiungere il traguardo, ma cammina, pensa, medita, perché sa che il giorno dopo dovrà cominciare una nuova battaglia.
Colora la malinconia e vive di poesia.
Coltiva e ricerca il dubbio, perché ama il costrutto del pensiero e rimuove le certezze.
Disarma il violento, perché nell’altro fa rivivere la capacità di donarsi.
Ha la tolleranza nella sua essenza costitutiva.
Sa che l’uomo, “legno storto”, pieno di contraddizioni e di passioni irrefrenabili, ha bisogno di lui.
Il mite capisce prima di discutere e discute prima di condannare.
I miti sono paradossalmente i forti e gli audaci, coloro che sopportano le traversie della vita, senza scoraggiarsi o sentirsi umiliati, coloro che tengono le loro passioni sotto controllo, che non si adirano, che non si vendicano, che non si sottomettono al male, ma lo combattono con fermezza, senza perdere la speranza.
Il mite non s’impunta, non cerca vendetta, non ha lo spirito della faida, non serba rancore, non continua a rimuginare sulle offese ricevute, non rinfocola gli odi, riapre le ferite.
Per essere in pace con se stesso, deve essere, prima di tutto, in pace con gli altri.
Non apre mai lui la tenzone, perché dialoga maieuticamente.
Attraversa la tempesta dei sentimenti, mantenendo la propria compostezza, disponibilità.
Ha luce dentro ed erediterà la terra, perché vuole il paradiso in questo mondo.
Il mite trova sempre il sentiero.
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