Filosofia
Il Timeo e il mito del demiurgo di Platone
“I have dirty hands
I don’t know other people’s sufferances
I never stumble , my foot are well rooted
Ambition is the spring of our conscience”
Se amaste la poesia e vi piacessero tanto le rime baciate, quale sarebbe la parole che associereste con ferita? Personalmente dita.
Cosa vuol dire capire chi è stato ferito? Prendere un’arma e colpirlo proprio nel punto in cui i punti di sutura sono ancora ben visibili? Solitamente in amicizia si confida nell’altro, che tradotto in termini elementari, significa rendere qualcuno depositario di fiducia. Il suo corrispettivo inglese, trust, può essere definito come un rapporto in virtù del quale un dato soggetto, chiamato trustee (o fiduciario), cui sono attribuiti i diritti e i poteri di un vero e proprio proprietario (o legal owner) gestisce un patrimonio per uno scopo prestabilito, purchè lecito e non contrario all’ordine pubblico.
Le persone, nello specifico gli amici, sono fatti di carne oltre che pelle e ossa, che ancora una volta, semplicemente, significa che vivono di emozioni che puntualmente come in un rituale ben noto si finisce per calpestare. Uno sport ottusamente replicato. Come in quei film horror di cui conoscete a memoria battute, le repliche annoiano. Soprattutto se di quel film siete la protagonista e siete anche quella battuta, che per gli amanti dei doppi sensi non ha niente a che vedere con l’ilarità, e ha trasceso persino il confine del black humor. Battuta in questo caso significa le botte che una vagabonda che si adagia in ogni letto ha ricevuto.
“Certe notti son proprio quel vizio che non voglio smettere mai”, giusto per citare il mio cantante preferito.
Insegnare significa, modellare come un demiurgo, essere creta, non cretina. Ciò che distingue la passione che guida il proprio lavoro è la motivazione, l’urgenza di apportare un contributo significativo affinchè si possa crescere in un mondo migliore. Urgenza che non ha nulla a che fare con il bisogno di correre in bagno per liberarsi la vescica.
Adoro il quadro di Magritte “ ceci n’est pas une pipe”. Certo qualcuno potrebbe leggere i ceci come un legume, ma in francese legume è un faux amis significa verdura.
L’austerity è il periodo in cui la Germania dettava politiche restrittive per quadrare i bilanci di un’Europa le cui casse andavano foraggiate. Non tutte le nazioni che formavano il volto europeo riuscirono a tenerle il passo, c’è chi dovette indebitarsi, ma fieramente proclamava la sua volontà di non far parte di una confederazione di stati tenuti insieme da logiche che escludevano la solidarietà e facevano dell’interesse l’unico vincolo che li teneva uniti. Il rebetiko, musica che inneggiava alla rivolta, fu il genere che Capossela respirò nelle taverne insieme al vino che accompagnava l’intonazione di canti. È una ribellione interiore, la rivendicazione di un’identità culturale che va oltre le contingenze dell’attualità.
Quella stessa identità culturale che il popolo Ucraino rivendica, facendo della resistenza l’arma con cui difendersi, sacrificando famiglie, trasformandosi in sfollati. Gente che ha bisogno di aiuto, di sussistenza, di posti in cui poter passare la notte, diversi dai sotterranei delle metropolitane.
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