Filosofia

Il tempo, l’essere, l’esserci

12 Agosto 2021

In una conferenza tenuta nel 1924, Martin Heidegger si interrogava su Il concetto di tempo come carattere costitutivo dell’esistenza umana, ponendo le basi per la riflessione più approfondita esplicitata in Essere e tempo, del 1927. Partendo da Aristotele, e attraversando Le Confessioni di Agostino (di cui mantiene la fondamentale scansione tra passato-presente-futuro), Heidegger introduce un nuovo e inesplorato collegamento tra il tempo e l’essere, “l’esserci”, soprattutto considerato nella dimensione della progettualità. Se quindi il passato è irrecuperabile, è un “non più”, e il presente è “il cattivo presente della quotidianità (…), vanità, pretesti, verbosità (…), brigare, affaccendarsi (…)”, (perdersi, quindi, nel nulla del banale e del superficiale), il “come” autentico del nostro “esserci” si attua solo nel futuro, nel precorrimento. “Il precorrimento (Vorlauf), in quanto mette l’esserci di fronte alla sua possibilità estrema, è l’atto fondamentale dell’interpretazione dell’esserci (…). L’essere futuro dà tempo, forma pienamente il presente e consente di ripetere il passato nel ‘come’ del suo essere stato vissuto”.

All’esplicita svalutazione del presente – “della moda, delle correnti, di ciò che succede” – fa da pendant la svalutazione della storia – “bisognerebbe arrivare di nuovo… a ciò che sta di sopra della storia; (…) l’esistenza odierna si è perduta nella pseudo-storia presente” –, da cui consegue un’indicazione perentoria nella sua inapplicabilità: “per questa via immaginaria che porta alla sovrastoricità si dovrebbe trovare la visione del mondo”.

Ma nell’attualità della storia si può inciampare, verrebbe da commentare alla luce delle esecrabili scelte esistenziali e politiche di Martin Heidegger: cadendo così nel pozzo di Talete, divertendo la servetta trace, e soprattutto meritando l’addolorato, rabbioso biasimo di milioni di vittime del nazismo.

Il fascino della filosofia heideggeriana rimane comunque inalterato. E questo libricino – da meditare e rileggere con attenzione e gratitudine per la profondità teorica – è corredato da un utile glossario e da un’interessante prefazione del mai abbastanza compianto Franco Volpi.

MARTIN HEIDEGGER,
Il concetto di tempo
ADELPHI, Milano 1998

 

 

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