Filosofia
Fragili
Fragili come piume al vento, come una farfalla che ha perso le ali e non compie il suo tragico volo e non sa dove appoggiarsi, come il vetro soffiato che si rompe al sibilo della tramontana o come gli occhi di quel passerotto che ha paura del temporale e non vuole volare più.
Fragile è quel malato che si sente divorato dal vuoto, che sale sino a colmare di disperazione il suo giorno, colorato dalla grigia e dolorosa solitudine .
O quell’anziano che ha perso la ragione, perché l’ Alzheimer ha provocato la desertificazione del pensiero. Solo il suo corpo ci crede ancora, il resto è erba ruvida da falciare. La memoria perduta rende la vita menzognera e piena di nostalgia straziante.
Fragile è chi ha la feroce consapevolezza che quella chemio allungherà il torpore del giorno.
Fragile è chi ha il mal di vivere e sente il pudore di scomparire, di cercare il nascondimento, il buio dell’esistenza ricolma di silenzio e di mistero. Di chi avverte di essere un peso , un incomodo da rimuovere, da gettare alle ortiche; di chi percepisce l’inesorabile scissione, lo strappo, la rottura lacerante, la fitta ed irriducibile incomprensione: il mondo ha altro a cui pensare, è abulico, indifferente alle emozioni, perso nelle sue banali distrazioni, nelle rozze e misere insignificanze.
L’angoscia è straniamento che rompe l’esistere, l’uomo è lontano dal suo stare dentro la comprensione delle cose. Malessere terribile è aver sentore del vuoto di sé.
Fragile è chi sente che il giorno diventa stretto, il varco si stringe, la porta si chiude.
La fragilità è quella di quel clown che ha perduto il suo sorriso e sa che è calata la malinconia degli dei: al circo non c’è più nessuno, il gioco si è consumato.
La fragilità si coglie nel dolore inespresso, negli occhi spenti di quei bimbi che non potranno godere della vita, come il moccolo della candela che perde la sua fiammella.
La fragilità è di quella madre che prega solitaria, ben sapendo che forse Dio non potrà ascoltarla.
È nella vulnerabilità dell’Essere abbandonato, frantumato nei pensieri di un’attesa incompiuta.
La fragilità attanaglia chi perde il lavoro, la casa, un affetto caro.
La fragilità si vede nel colibrì che porta una goccia d’acqua nel suo becco acuminato e vuole spegnere un incendio divampante.Era fragile anche Gesù nel Getsemani: voleva disobbedire al Padre; non voleva morire.
Ma il fragile cerca la cura per il dolore, nutre la speranza di un ponte levatoio che agogni il futuro, come la ricerca di un arcobaleno che stava sospeso al di là di un campo falciato, gettato, come dice Nietzsche, al di sopra del ruscello precipitoso e repentino della vita.
Cerca l’abbraccio di quel medico che con la delicatezza ed il garbo della parola suadente, tenera ed accogliente porti conforto, almeno per un po’ e mitighi la tristezza del dolore di un’insopportabile malattia.
I fragili sono delicatissimi, fiori profumati, candidi, puri, hanno sì la coscienza infelice e tormentata, ma hanno anche il sorriso di Dio e ne sentono l’afflato. Sono come l’ortensia che vuole resistere all’intemperie, per colorare d’azzurro la malinconia, sono come quell’innamorato capace di recitare la poesia di Venere, ma la porta timidamente dentro, solo per sé, sono come la farfalla che volteggia nel cielo nella tiepida sera e cerca l’indirizzo di un fiore, come l’inesauribile torcia che non lascerà mai oscurare il desiderio, seppur lontano, di vivere ancora.
I fragili hanno un fascino misterioso e rutilante, attraggono più dei forti, degli onnipotenti.
Il potente non ha bisogno d’amore, il fragile è scomposto, anela il frammento, il tassello che compie il mosaico, traccia la linea luminosa della vita, perché vuole uscire dalla penombra rarefatta e tremolante.
I fragili hanno, come diceva Leopardi, la voglia di vivere ancora nella natura matrigna,
“lenta ginestra dolcissimo odor
mandi un profumo che il deserto consola,
Che di selve odorate queste campagne dispogliate adorni”.
Hanno una forza interna, misteriosa, la sopportazione oscura, paziente, che dà dignità al loro pianto che cerca amore, relazione,ascolto, comunicazione.
I fragili sono sottili, acuti ed entrano nella cruna dell’ago.
Biagio Riccio
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