Filosofia
Ecco perché ho suicidato i miei maestri. Filosofia è libertà, non sottomissione!
Di Salvatore Massimo Fazio, filosofo catanese, pensatore sopraffino e provocatore nato e cresciuto a pane e Manlio Sgalambro, potete senza dubbio ammirare la schiettezza, le risposte senza giri di parole, le mancate “seghe” mentali. Oggi, alla sua quarta fatica “Regressione Suicida” edito da Bonfirraro, invece di uccidere i suoi due maestri (Cioran, filosofo a cui ha dedicato la tesi e lo stesso Sgalambro, maestro del quotidiano intelligere) li ha proprio “suicidati”. Due mostri sacri della filosofia contemporanea, ma decisamente snobbati, vengono smantellati teoria per teoria, pratica per pratica. Facendoli discutere, scazzottare e mettendoli ogni tanto pure d’accordo (per quanto possa essere improponibile questa affermazione) Fazio in fin dei conti riesce anche a parlare di se stesso, del suo nischilismo cognitivo, dei rapporti filosofici che hanno influenzato la sua vita e il suo pensiero. Lo abbiamo intervistato. Per cercare di capire ancora meno ed entrare in una confusione esistenziale, ma anche editoriale.
“Prendila con filosofia” si dice sempre per farsene una ragione davanti a qualcosa che ti ha urtato. Ma a me sembra riduttivo… Ci sono migliaia pensieri filosofici: mica tutti vanno bene, no?
Nessuno va bene, nell’accezione che la filosofia ti imprigiona le mosche nelle mani… Poi se hai coraggio e mandi a farsi fottere quelle persone che dipendono come droga da docenti che raccontano la solita tiritera, allora qualcosa esce fuori. Io suicido i filosofi Sgalambro e Cioran, me ne libero, e lascio a quattro stronzi la possibilità di ergersi a studiosi (specie di Sgalambro, dopo che però quest’ultimo è morto…. gentaglia!).
Che vuol dire essere nichilista oggi?
Non saprei.
Cominciamo bene. Ok! Senti il tuo maestro è stato Manlio Sgalambro. Il quale pensava che non può esserci un rapporto di filiazione tra maestro e allievo, perché il secondo è destinato a mangiare il primo. È così? Insomma come con i genitori.
Sinceramente io non la condivido del tutto sta storia, nell’accezione psicoanalitica riprende un po’ il concetto di Edipo: uno uccide idealmente un altro e così si impossessa della libertà. Ma quando del senso di colpa per l’uccisione ideale?
Che hanno in comune e in cosa differiscono maggiormente Cioran e Sgalambro? Perché assieme in questo libro?Inizio dalla fine. Cioran e Sgalambro sono insieme in questa mia quarta umile opera perché sono quelli che più ho approfondito e conosco. La provocazione sta proprio lì: liberateci dalle dipendenze, parlate di fatti vostri, non siate come quei “parrocchiani nevrotici” che si laureano in filosofia e scrivono sempre la solita roba, fieri di aver studiato con Vattimo o Cacciari. Ecco io mi libero di Cioran perché è luciferino e affascinante, di Sgalambro perché mi ha fatto venire il panico in aereo e anche perché a qualche suo leccaculo da fastidio che io ne parli in termini di ex discepolo, ma fu la stampa ad appellarmi così (grazie a Dio ci sono carteggi che confermano il grande rapporto di amicizia amore e odio). Per quanto mi riguarda hanno in comune una cosa sola: Sgalambro tacciava Cioran di “vecchio lamentoso”… frattanto che lui invecchiava.
Ma davvero non hai preso la lode alla discussione della tua tesi di laurea per aver aperto una polemica con il correlatore. Non mi sarai stato davvero troppo nichilista? Io sono felice di essermi laureato con 109 😉
Sì, ho un vhs che puoi visionare. 110 senza lode, correlatore un accademico che credo abbia a che fare con la Società filosofica italiana.
Hai definito Cioran e Sgalambro i filosofi più autentici del Novecento filosofico e dell’ultimo millennio appena iniziato. In cosa consiste la loro autenticità?
L’autenticità consiste nel non masturbarsi a definir di un bicchiere di vino buono con tanti giri di parole per impressionare. Insomma la filosofia non può essere la merda che insegnano… la filosofa è libertà di conoscere di sapere non sottomissione! Ecco in ciò loro erano autentici.
Mi racconti il rapporto maestro-allievo con Sgalambro in una immagine?
Una immagine Imago? Io in piedi mentre lui scrive al computer e mi chiede “si informi su questa casa editrice…” o squilla il telefono di casa Sgalambro e lo stesso risponde: “pronto?”, dall’altra parte “Sgalambro sono in aeroporto”, lui “Buon viaggio” e riattacca e risate a crepapelle.
Sgalambro è famoso anche per essere stato autore di alcuni brani di Franco Battiato. Oltre che averne cantato un paio e aver fatto pure l’attore. Insomma il filosofo deve gettarsi nel contemporaneo anche utilizzando nuovi linguaggi. Il tuo rapporto con i social media?
La salvezza del filosofo sta nel lanciarsi nel più basso populismo, la musica, i talk show, e anche in qualcosa di più elevato: il calcio, specie se si parla di Catania e Roma.
A proposito di musica e della coppia Battiato-Sgalambro. Se potessi per chi scriveresti un brano musicale? Scegli anche qualcuno del passato e qualcuno del periodo attuale (facciamo che non vale il jazz, visto che hai delle “connessioni” con il genere)
Chiariamo una cosa: a me il jazz fa cagare, io col jazz lavoro perché mi chiamano a dirigere la sezione letteraria di rassegne jazz. Io non lo sopporto proprio il jazz. Detto questo, rispondo subito: scriverei per Alessandro Canino.
I giovani d’oggi ti sembrano più nichilisti di quelli dell’altro ieri? O sono solo cambiati gli “strumenti”
I giovani di oggi non mi sembrano diversi, divisi in categorie: i leccaculo che parlano di Nietzsche per definire il nichilismo e i suicidati che mandano al diavolo tutto.
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