Filosofia
Don Abbondio, Putin e la ragione del coraggio
La frase è di Alessandro Manzoni e il contesto è la caratterizzazione dell’antieroe don Abbondio, che quando si trovava di fronte alla violenza dei prepotenti, così argomenta: «si metteva a declamare contro quel vizio di pretendere che gli uomini siano perfetti. E quanto a quelli che avevano sofferto di quella bricconeria, egli sapeva trovar loro qualche torto, il che non è mai difficile, perché tra lo scellerato e l’onesto, la ragione e il torto non si dividono mai con un taglio cosí netto che l’uno stia tutto da una parte, e l’altro tutto dall’altra. E sigillava sempre il discorso col suo assioma favorito, proferendo il quale rifletteva con compiacenza sopra di sé: e l’assioma era: che ad un galantuomo che vuol vivere quieto, che sa stare pel fatto suo, non accadono mai brutti incontri.».
Ecco, questo è l’atteggiamento prevalente se ci si guarda in giro oggi dinanzi alla guerra: il donabondismo. Don Abbondio non è ispirato dall’etica della nonviolenza, ma dalla paura, dalla viltà, dalla vigliaccheria, dalla pusillanimità. Apparentemente il risultato sembra lo stesso: la pace. Ma in realtà si tratta di resa, resa preventiva. Non cercare guai, starsene per i fatti propri. Lasciamo gli ucraini a loro stessi. Se sono stati attaccati, qualcosa avranno pur fatto! (stesso bias scattava in Germania e altrove quando si parlava degli ebrei sotto Hitler). Non faccio che pensare al paragone tra l’ Ucraina e un donna violentata . Tutti i “ pacifisti” a dire : “se l’è cercata”.
Per carità, ognuno ha paura, anzi in queste situazioni inaudite anche angoscia, ma tale atteggiamento di vigliacca desistenza può prendere anche la connotazione cinica dell’indifferenza. Un disinteresse stupido, come quando i bambini si tappano le orecchie per non sentire i genitori urlare: Se non lo senti non succede. No, non funziona così. Esiste una resistenza della realtà stessa. Leggo sui social e sento amici e amiche che, spaventati a morte, impanicàti, vorrebbero che Zelensky si arrendesse e così per miracolo sarebbe fatta la «pace». Poi tutti allegri e consolati, pieni di letture bellissime di filosofia e di etica, andranno il 25 aprile a manifestare per la Resistenza di 70 anni fa. Fare la pace cor culo dell’antri, si dice a Roma (Chiedo scusa per il francesismo).
Poi ci sono quelli che ti dicono: in astratto hai ragione, ma di fatto no. La guerra non possiamo farla perché sarebbe il finimondo, ma neppure sanzioni serie. Dipendiamo per il 40% dal gas russo, e la Germania pure. Quindi non possiamo cessare di comprare il loro gas. Perché sarebbe comunque una provocazione a Putin, e sai che si dice di quello? «Dice quello che fa. Fa quello che dice. E fa quello che vuole» (citazione di un giornalista di Limes, mi pare).
Poi ci sono quelli che dicono: ma se proprio vuoi fare la Resistenza, e dici che sei per la resistenza di Zelensky perché non ci va tu a combattere ? (Argumentum ad baculum) Ecco, su questi preferirei tacere, per non dire parolacce, perché sto cercando di stare quieto e ragionare. Ne ho già comunque parlato: se non ci fosse stata la Resistenza, non avremmo potuto essere fieri della pace. Sia chiaro, la pace forse è venuta anche perché i partigiani avevano dietro le armate alleate, eh. Quindi a ben vedere se fai la resistenza contro un nemico soverchiante, ma nessun esercito ti aiuta, rischi il martirio, gesto nobilissimo, anzi eroico. E se dobbiamo morire comunque tutti, plutôt mourir debout que de vivre à genoux (Camus). Ok, ma non così in fretta!
Vediamo un’altra posizione. Marc Thiessen sul Washington Post scrive:
«Mentre gli aerei da guerra russi colpiscono le città ucraine con bombe a grappolo, il presidente Volodymyr Zelensky ha implorato gli Stati Uniti e i loro alleati di prendere una decisione: fermare la carneficina istituendo una no-fly zone sull’Ucraina o dare agli ucraini i caccia per farlo da soli . “Se non puoi chiudere il cielo ora… allora dammi gli aerei”, disse Zelensky.
Incredibilmente, l’amministrazione Biden ha deriso l’offerta della Polonia. “Non crediamo che la proposta della Polonia sia sostenibile”, ha affermato il portavoce del Pentagono John Kirby. “La prospettiva di aerei da combattimento… in partenza da una base USA/NATO in Germania per volare nello spazio aereo conteso con la Russia per l’Ucraina solleva serie preoccupazioni per l’intera alleanza NATO”.E con tutto il rispetto, lo spazio aereo sopra l’Ucraina non è “contestato” in alcun senso legale. È lo spazio aereo sovrano di una nazione sovrana che è stata invasa illegalmente da un aggressore ingiusto. Quell’ingiusta aggressione non dà a Putin potere di veto. L’unico permesso di cui abbiamo bisogno per inviare quegli aerei è di Zelensky.» (Washington Post)
Beh certo in questo ragionamento coerenza c’è, ma forse ce n’e anche di coerenza, nel temere razionalmente la terza guerra mondiale. Un po’ di ragione – scusate eh – si ha nel temere seriamente un derapage nucleare. Sappiamo che la paura è cattiva consigliera, ma quando si tratta dell’Olocausto nucleare, forse bisognerebbe ascoltarla.
(Poi ci sono quelli che manderebbero lui a mediare , ma si tratta di una boutade)
E se ci riuscisse? Sarebbe la seconda di Mussolini a Monaco. Ricordate?
[Quando a scuola spiegavo la conferenza di Monaco, non avevo mai davvero capito il fatto che si accogliesse con gioia Mussolini per aver “fatto la pace ” (in realtà fu molto più importante Chamberlain). Non capivo cosa significasse la paura, e quanto si preferisse – da parte dell’opinione pubblica Europea – cedere al dittatore minaccioso qualunque cosa purché si fermasse a quanto gli Europei (senza minimamente che i cecoslovacchi avessero diritto di parola) gli cedevano. Non si fermò. Cari amici in umanità, nemmeno Putin si fermerà, statene certi. Anche se adesso gli cediamo non solo il Donbass, e la Crimea (già occupata da qualche anno abusivamente) ma persino l’intera Ucraina. Non si fermerà dandogli i contentini. Vorrei sbagliarmi, ma non mi sembra il tipo]
E dunque? Sfido chiunque ad avere una risposta univoca.
Tra la vigliaccheria di Don Abbondio e la temerarietà degli ultras di chi vuole reagire al forsennato con una guerra forsennata, forse c’è un punto mediano, il giusto mezzo , che si chiamerebbe coraggio. Secondo Aristotele è la virtù che sta tra la codardia di chi getta lo scudo davanti al nemico, e la temerarietà di chi non tien conto della propria vita né di quella altrui, ma si getta intrepido nella guerra, certo di morire. È al giusto mezzo che bisogna mirare: «colui che tutto fugge e teme e nulla sopporta diventa vile, mentre colui che non ha paura proprio di nulla ma va incontro ad ogni pericolo diventa temerario; similmente anche chi si gode ogni piacere e non se ne astiene da alcuno diventa intemperante, chi, invece, fugge ogni piacere, come i rustici, diventa un insensibile. Dunque, la temperanza ed il coraggio sono distrutti dall’eccesso e dal difetto, ma preservati dalla medietà.» (Etica Nicomachea, II, 24,25)
E questa postura dovrebbe guidare la diplomazia. Non cedere tutto, né combattere per tutto, ma restare fermi sul fatto che da una parte sta un aggressore, da un’altra un aggredito: sapendo che la trattativa sarà dura, forse impopolare, lenta, talora anche si tratterà di cedere un po’ più di quello che un’astratta giustizia ci consentirebbe, ma il bene a cui mirare è la continuazione della vita sulla terra. Ci riusciremo? Non lo so.
La posta in gioco è talmente alta, ne va della sopravvivenza della specie umana e dell’ecosistema terrestre, che potrebbe avere anche una fievole ragione chi dice: meglio la pace a qualunque costo. Tuttavia nulla ci garantisce che cedendo al ricatto tutto si risolva. Sarebbe per poco. La follia non fa i conti col buon senso.
Anche qui, nessuno ha una risposta univoca. Ma certo non saranno gli ufo a salvarci, saremo noi, se sapremmo essere ancora esseri razionali (e se avremo un po’ di culo fortuna)
Ma lo siamo ancora ?
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