Filosofia

De negras noches y de blancos días

6 Gennaio 2019

I Racconti della Mezzanotte è la nuova collana ideata da Claudio Carini per Recitar Leggendo audiolibri: essa richiama, fin dal titolo, la fortunata formula de Il Racconto di Mezzanotte che andava in onda ogni sera su Radio3, tanti anni fa, poco prima dell’allineamento verso l’alto di tutte le lancette dell’orologio.

Sono già tre i titoli in catalogo, accomunati da “mezz’ora di suspence, atmosfere gotiche e mistero”, nei quali bisogna entrare – parafrasando Marguerite Yourcenar – cogli occhi bene aperti, senza dissipare gli spunti di riflessione che questi testi offrono all’ascolto ponderato del lettore non estemporaneo, con la scusa che è ora di spegnere la luce e bisogna abbandonarsi tra le braccia di Morfeo.

La collana si apre con Una partita a scacchi e la teoria dell’universo simulato di Mauro Ruggiero, giornalista e scrittore con due lauree e un dottorato di ricerca sull’influenza dell’esoterismo nella letteratura italiana tra Ottocento e Novecento, amministratore dell’Istituto Italiano di Cultura dell’Ambasciata d’Italia in Repubblica Ceca e, non da ultimo, scacchista provetto.

Un anziano scienziato indiano, Dominik, e un esperto italiano di sicurezza informatica, Roberto Boris, disputano una partita a scacchi alla cieca (cioè senza scacchiera e pedine materialmente disposte davanti a sé), forti innanzitutto di una non comune e capacissima memoria di lavoro che consente di fissare mentalmente le mosse fatte senza perdere in strategia e tattica; li accompagna Adam, un altro scienziato.

Per gli addetti, la partita a scacchi giocata fra Dominik e Roberto Boris prevede l’apertura spagnola Ruy López con variante chiusa seguita da sottovariante Breyer.

Ruggiero appella uno dei giocatori Roberto Boris, verosimilmente, per rendere congiuntamente omaggio a Robert Fischer e Boris Spassky, protagonisti del campionato mondiale di scacchi disputato a Reykjavík dall’11 luglio al 3 settembre 1972 e terminato con la vittoria di Fischer; l’origine indiana di Dominik è con ogni probabilità un tributo al Paese dove nacque anticamente il gioco degli scacchi.

La tesi è affidata a Roberto Boris, che ipotizza l’esistenza di un universo simulato (uno fra i tanti?) da qualcuno o qualcosa e che costituisce la realtà in cui siamo immersi; l’antitesi è portata avanti da Adam, il quale perviene pure alla sintesi finale. Le esposizioni di entrambi sono sostenute con una nutrita serie di argomenti religiosi, filosofici e informatici, senza dimenticare la fisica teorica e delle particelle: dal film Matrix (1999) dei fratelli Wachowsky al mito della caverna di Platone, dal pensiero gnostico a quello indiano della Advaita Vedanta (a sua volta riportato in auge di recente da Nick Bostrom), dal “genio maligno di Cartesio” al velo di Maya, dalle leggi di Moore e dei ritorni acceleranti al computer e alla cromodinamica quantistici, nonché la deriva dei “terrapiattisti” e altri spunti illuminanti.

“La nostra civiltà i mezzi per annientarsi da sola ce li ha tutti”, chiosa ad un certo punto con scetticismo uno dei tre personaggi. Citata altrove da Ruggiero in un significativo contributo, risuona da lontano la voce del poeta persiano Omar Khayyam (XII sec.): “Noi siamo i pedoni della misteriosa partita a scacchi giocata da Dio. Egli ci sposta, ci ferma, ci respinge, poi ci getta uno a uno nella scatola del nulla.”

E l’ipotesi più “vantaggiosa” dell’esistenza di un dio-demiurgo che regge e governa tutto in alternativa a quella di un “immenso computer quantico” suona infine liberatoria e quasi risolutiva, suffragata dai versi bifronti di Jorge Luis Borges posti da Ruggiero a suggello del racconto:

Vulnerabile re, mobile torre, spietata / regina, pedone accorto e sinistro alfiere / sul cammino di caselle bianche e nere / cercano e combattono la loro battaglia cruenta. // Non sanno che la precisa mano / del giocatore dispensa loro il destino, / non sanno che un rigore adamantino / sottomette il loro arbitrio e il quotidiano. // Ma anche il giocatore è in una voliera / (la sentenza è di Omar) su un’altra scacchiera / di nere notti e bianchi giorni. // Dio muove il giocatore che gli ordini / impartisce. / Quale dio prima di Dio la trama / ordisce / di polvere e tempo e agonie e sogni?

A meno che non sia l’uomo stesso a creare Dio sotto le mentite spoglie di “un supercalcolatore, una macchina cibernetica che avrebbe racchiuso in sé le conoscenze di tutte le galassie”, come nel breve racconto di fantascienza La risposta (1954) di Fredric Brown. Così si dispiega a chiare lettere, in chiusura, il respiro metaforico della partita a scacchi disputata da Dominik e Roberto Boris; la voce recitante di Carini segue passo dopo passo i convenuti, li incalza nelle loro riflessioni e si lascia incantare dal loro “intelletto di conoscenza”, mentre evita di differenziare – anche sul piano strettamente timbrico – i tre personaggi, che costituiscono di fatto la proiezione tripartita di un unico narratore onnisciente.

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