Filosofia

Continuamente connessi eppure profondamente sconnessi

18 Luglio 2015

Mc 6,30-34

Quando ho visto per la prima volta La grande bellezza di Sorrentino, sono rimasto molto perplesso: mi sentivo confuso e non riuscivo a coglierne il senso. Avevo l’impressione di aver semplicemente visto una serie di situazione sconnesse tra loro, una dopo l’altra, ma senza un legame. Nei giorni successivi, però, quelle immagini continuavano a riemergere e ad un certo punto ho avuto l’impressione che quel film non fosse altro che la rappresentazione dell’uomo contemporaneo: un mucchio di immagini, situazioni, incontri, slegati tra loro, senza un filo che possa legarli. Non so se sia stata questa l’intenzione di Sorrentino, ma a me ha ricordato proprio l’uomo di oggi: tanti puntini senza legame, come avrebbe detto Steve Jobs. Costruiamo impalcature per andare da una locanda all’altra, da un’ esperienza all’altra, senza mai fermarci in una casa, direbbe invece Z. Bauman.

Siamo continuamente connessi eppure profondamente s-connessi! Connessi fuori, col mondo, con la rete, ma tanto s-connessi dentro. Per trovare un filo occorre fermarsi, andare in disparte, imparare a rileggere le proprie esperienze. Siamo presi dall’ansia di collezionare, siamo presi dalla frenesia di cominciare una nuova avventura, non c’è tempo per fermarsi. Nella nostra visione aziendalistica, che ha invaso e contaminato anche il nostro mondo di relazioni e anche il nostro mondo interiore, non prendiamo neppure in considerazione di andare in disparte per tornare a rileggere quello che abbiamo vissuto, per mettere in fila gli eventi, per cercare una traccia di senso che attraversa la vita.
Ci vergogniamo di fermarci, ci sentiamo in colpa davanti alla gratuità del tempo: tutto deve essere riempito. Abbiamo paura del vuoto.

Gesù invece, dopo aver inviato i suoi discepoli per uno stage su “annuncio del Vangelo e pellegrinaggio in povertà”, li invita a fermarsi, a rileggere quello che hanno vissuto, a condividere con altri quello che sta abitando il loro cuore. Il nostro invece è il tempo dei super-eroi, di quelli che hanno sempre un po’ di mondo da salvare, quelli che non possono fermarsi: e nonostante questa pagina del Vangelo, sono proprio i preti e i religiosi ad incarnare meglio il modello del super-eroe indaffarato, salvatore del mondo al posto di Gesù Cristo, che non ha il diritto di fermarsi. Fermarsi vuol dire incontrare il vuoto: incontrare la paura di non trovare un senso. Nella mentalità calvinista che ha fecondato la nostra cultura capitalista, ci siamo convinti che siano i nostri impegni a dare valore alla vita. Gesù ci insegna che la vita vale indipendentemente dai nostri impegni.

Fermarsi e incontrare il vuoto vuol dire incontrare la bellezza della vita che ci precede e ci attende. Solo nel vuoto possiamo gustare la vita nella sua nuda autenticità. La nostra agitazione non fa che coprire e nascondere il senso più profondo e originario della vita. Occorre fermarsi e rileggere. Occorre fermarsi per rileggere. In questo passo del Vangelo, Gesù e i discepoli non riescono a realizzare il loro desiderio di fermarsi e condividere la loro esperienza. Realisticamente infatti il Vangelo ci dice che non sempre sarà possibile fermarsi. Ma quel desiderio ci anima, anche se per ora non è possibile realizzarlo perché ci sono altre urgenze.

Gesù non è un uomo impassibile, è un uomo che si commuove, che sente, e proprio per questo decide. Gesù prova compassione e decide cosa farne di questa compassione: c’è un momento in cui Gesù è combattuto tra il desiderio di stare con i suoi amici e la tenerezza che sente verso la gente smarrita e stanca. Ma per decidersi, Gesù, ancora una volta, deve ascoltarsi: ne provò compassione traduce il termine greco che indica le viscere, il luogo delle emozioni e dei sentimenti. Per poter decidere occorre saper ascoltare quello che si muove nelle viscere.

Sembra strano che davanti alla stanchezza della gente, Gesù decida di mettersi adinsegnare: c’è una parte più profonda dell’uomo che chiede di essere nutrita, c’è una dimensione più profonda che continuiamo a non riconoscere, a mortificare o a tenere in gabbia. È la parte più profonda che si ribella, che chiede attenzione e che spesso ci fa apparire stanchi e smarriti come pecore senza pastore, è la parte più profonda che cerca una guida, una strada da percorrere.

Leggersi dentro

Sei capace di prenderti tempi vuoti per rileggere le tue esperienze?
O fai parte anche tu del mondo dei super-eroi? Hai anche tu un po’ di mondo da salvare?

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