Filosofia
Abbandonare i concetti di “vittoria” e “sconfitta” in merito alla guerra
Un concetto che dovrebbe essere modificato, oggi, nel ventunesimo secolo, è quello di vittoria e sconfitta in una guerra. Concetto declinato come se la guerra fosse una partita di calcio.
I premier, i ministri degli esteri e i politici di spicco dei vari paesi e organizzazioni dovrebbero smettere per primi di usare queste parole. Tuttavia, continuano a farlo.
Da un punto di vista strettamente utilitaristico, dovrebbero smettere perché si tratta di una strategia dialettica poco intelligente: se si vuole ottenere più facilmente la “sconfitta” del nemico, se si vuole indurre il nemico a desistere, la cosa migliore è fargli credere che ha già vinto – fermo restando la condanna morale per aver condotto una cosa così brutale come la guerra.
Infatti l’aggressore deve naturalmente tenere conto dell’opinione del suo popolo… se i nemici dicono: “Hai già perso” o “Perderai”, state certi che l’aggressore, per un naturale orgoglio, farà di tutto per sovvertire le previsioni; specie se tale aggressore è (come spesso accade) un uomo dall’ego ipertrofico come Putin.
Nel caso specifico: non è difficile capire che – per quanto cercherà di evitarlo, per evitare un intervento della Nato – la Russia di Putin ricorrerà anche a piccole bombe nucleari (armi tattiche), se il conflitto dovesse sovvertirsi al punto tale da mettere in discussione il controllo di quei territori controllati dai secessionisti prima dello scoppio della guerra. Quindi, da questo punto di vista, la Russia non può perdere. (A ogni modo, la situazione attuale della guerra vede la Russia prevalere sull’Ucraina nei territori del Donbass; motivo per cui per ora non c’è il rischio dell’utilizzo di armi di distruzione di massa, sebbene i russi stiano già impiegando molte armi vietate dalla Convenzione di Ginevra: bombe a grappolo e al fosforo bianco).
Inoltre, come già anticipato nelle righe precedenti, e come comprensibile da chiunque abbia una forma mentis filosofica (ma non solo): il concetto stesso di vittoria e sconfitta é spesso relativo. Cosa vuol dire per la Russia vincere? Dipende da quelle che sono le sue ambizioni, che comunque mutano con il il corso degli eventi (sia aumentando che diminuendo). Lo stesso vale per l’Ucraina.
Più realisticamente, in particolare in una guerra come questa, non possono esserci vincitori.
Di certo, in ogni caso, non può essere considerata vincitrice l’Ucraina, a causa della devastazione subita, in termini di perdita di vite umane, di infrastrutture, di contraccolpo economico, di sofferenza incancellabile subita.
La Russia, per quanto se la stia cavando abbastanza bene nel fronteggiare le sanzioni, ha ottenuto l’effetto contrario che sperava di suscitare:
1) ha unito l’Europa e la Nato e ha convinto paesi confinanti e vicini neutrali – Finlandia, Svezia e anche Moldavia e Georgia – a entrare nella NATO e ad affrettarsi a farlo. Quindi, voleva meno Nato vicino i suoi confini e adesso si trova esattamente nella situazione opposta.
2) Ha perso e sta perdendo un sacco di uomini e armamenti.
3) Sta perdendo i suoi acquirenti per il gas.
4) La popolazione, che già non se la passava benissimo, si impoverirà ancora di più e così, nonostante la propaganda interna, con il passare del tempo aumenterà in maniera consistente la popolazione che non sopporta Putin e che desidera una sua deposizione, così come aumenteranno i suoi nemici più potenti interni (imprenditori penalizzati dalle sanzioni, ecc.).
Certamente, per fortuna, non credo che Putin abbia e avrà dalla sua parte le nuove generazioni di russi: nonostante la manipolazione del regime, una larga parte di giovani russi non è distante dai valori dei giovani dei paesi democratici.
5) Adesso la Russia ha quasi tutto il mondo contro. Nessuno può levargli lo stigma che si è auto-inflitta, almeno fino alla morte di Putin. Con chi commerceranno? Appena l’Europa si renderà più indipendente dal gas russo, per la Russia saranno enormi problemi. Cosa faranno poi? L’unica mossa, se Putin sarà ancora in vita, sarà quella di eliminarlo e di cominciare un nuovo corso (a cui dovrà necessariamente seguire, in qualche modo, la restituzione di territori eventualmente ancora occupati, forse con la sola eccezione della Crimea). Qualsiasi altra mossa disperata ostile contro l’occidente da parte della Russia, vedrebbe la sconfitta della stessa (in tal caso si può usare con più plausibilità la parola “sconfitta”) – tuttavia, speriamo che non ci si arrivi, perché ciò vorrebbe dire: “Guerra nucleare”.
Per concludere, non ci saranno vincitori e vinti in questa guerra. E forse, volendo ampliare il discorso, non ce ne sono in nessuna guerra, così come in tutti i fatti umani e sociali, compresi gli eventi sportivi, a cui sono associate naturalmente tali parole. Anche perché vittoria e sconfitta non sono sempre definitive: come ci ha insegnato la Storia stessa, una sconfitta oggi può essere una vittoria domani e viceversa (è vero pure che ci sono sconfitte reiterate, come nel caso della Germania nelle due guerre mondiali, ma, se si valuta il concetto in un lasso di tempo più esteso, la valutazione cambia e mostra la sua relatività: che la sconfitta della Germania nelle due guerre non sia servita a creare il paese che è adesso? – A ogni modo, anche la valutazione sull’apprezzabilità del paese che è adesso cambia (per certi versi, purtroppo) a seconda dell’osservatore. O che la sconfitta del Giappone (con tanto di bombe nucleari, disgraziatamente), non sia servita a creare il paese che è adesso?
Di nuovo: se viviamo o crediamo di vivere in una realtà sociale sostanzialmente diversa dal passato – come è noto, si è parlato nel secolo scorso addirittura di una “fine della storia”… ma purtroppo l’attuale guerra ha smentito tale profezia – dobbiamo smettere di concepire le guerre come qualcosa che “si vince” o “si perde”. Credo che questo passo sarebbe indice di una società davvero pronta a smettere di fare la guerra.
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