Filosofia

1Q84 di Murakami

L’opera senza autore nell’era dell’IA

20 Marzo 2025

Siamo immersi in un dibattito dai toni accesi sull’intelligenza artificiale e sui suoi rischi per l’autoralità. Presto, ci diciamo, l’IA sarà in grado di produrre testi letterari indistinguibili da quelli dell’ingegno umano. Quest’inquietudine va inserita nella cornice delle nostre cognizioni generali su ciò che consideriamo opera d’arte. Quando compriamo un libro spesso guardiamo prima il nome dell’autore poi il titolo o l’editore e facciamo così per tanti prodotti della creatività che acquisiscono valore in base a un’autorevolezza che non mettiamo in discussione. La granitica facies dell’autore, che fa il paio con il primato della scrittura sulla lettura, sembra inattaccabile.

È notorio come la preminenza dell’autore sia connessa alla nozione di soggettività e di proprietà intellettuale. Alla base di questa c’è la visione del sé come soggetto che fa capo alle proprie rappresentazioni e produzioni e ne è responsabile. Ma ecco che le cose si complicano. Basta lasciare un momento i lidi rassicuranti delle nostre resistenti convinzioni per notare i tanti inciampi nella costellazione autorale intrisa innanzitutto di pregiudizi storici.

La pista antica per rivedere le nostre certezze è rappresentata dall’Aedo, ispirato dalle Muse. Per i pagani il canto sgorgava da una fonte divina, non era effettuato dall’autore.

Per lungo tempo, prima dell’emergere della soggettività umana nella quale hanno trovato ricetto anche la nostra creatività, i sentimenti e il nostro senso del sacro connesso all’arte noi non siamo stati soggetti, tantomeno autori.

Il libro in tre volumi di Murakami Haruki  1Q84 ci offre una prospettiva per scardinare, con la leva di antiche memorie, le nostre più solide convinzioni circa la superiorità dell’autore rispetto alla scrittura e al lettore. Il volume infatti decostruisce la nozione stessa di scritto autentico. In questa cornice il pericolo rappresentato dall’IA per la creatività appare come un pallido refuso della soggettività che Murakami destituisce in un prisma di rimandi minacciando la nozione di autore originale.

Nel romanzo dello scrittore giapponese la trama si dipana intorno a un libro che diverrà bestseller nel corso della storia: “La crisalide d’aria”. La storia ruota intorno alle vicissitudini che derivano dalla sua pubblicazione. Questo misterioso volume, la cui autrice designata è una giovanissima donna, è invece costruito da una dedalo di figure che si sovrappongono e si avviluppano via via che il romanzo di Murakami prosegue. Come se non bastasse, il racconto de La Crisalide d’aria, presentato come opera di fantasia, è in realtà la descrizione puntuale di un evento accaduto alla protagonista che tuttavia fuoriesce dal regime della realtà comunemente intesa. In altri termini: l’opera congegnata dalla ragazza è reale ma soprannaturale, dunque immaginaria in una designazione rigida. L’autrice Fukaeri narra a un’altra ragazza, estensore materiale dell’esposizione, la sua vicenda e ne viene fuori un romanzo fantasy. Un editore ne riceve una copia per la pubblicazione, comprendendo la forza della storia decide tuttavia di pubblicarlo soltanto dopo un sostanzioso rimaneggiamento affidato a un giovane collega di nome Tengo, scrittore in crisi di ispirazione che, di fatto, riscrive il libro daccapo mentre lo rilegge. Ma la riscrittura di Tengo non è pacifica, anzi genera una rievocazione dei fatti narrati che il suo stile (etimologicamente, lo stiletto che incide) tratteggia sul foglio, nella sua vita e in quella delle persone che gli sono intorno provocando ricadute concrete nelle esistenze dei personaggi coinvolti nell’avvenimento. Non a caso “La crisalide d’aria” viene pubblicato nel 1984 (impliciti i rimandi al romanzo distopico di Orwell) ma coesiste in un mondo parallelo denominato 1Q84.

Nel cielo di Tokio sono presenti due lune però soltanto chi è implicato nella vicenda del libro di Fukaeri e Tengo può vederle stagliarsi nel cielo. La carica simbolica della luna, qui reduplicata, è sottintesa nella sfera delle arti e del sogno da sempre. In 1Q84 tutto è effettivamente doppio: le lune, il libro di Murakami e quello di Orwell, il volume di Fukaeri e quello di Tengo,  gli amanti del racconto, le realtà narrate, gli stili che incidono la realtà con la penna (Fukaeri, Tengo) o tramite l’assassinio rituale ad opera di uno speciale punteruolo (Aomame).

L’autore giapponese congegna un libro capace di destrutturare in un sol colpo la nozione di realtà, soggettività, autoralità, per aprire alla corrispondenza, alla sincronicità, al cortocircuito tra reale e immaginario, evento e causalità, giusto e sbagliato, autore e lettore, opera ed estensore. Ne la “La crisalide d’aria” così come in 1Q84, l’opera e il suo autore, l’amante e l’amato -rappresentati dagli innamorati sincroni inconsapevoli, Aomame e Tengo- si compenetrano inestricabilmente agendo l’uno sull’altro in una distanza di prossimità sempre a un passo dalla collisione di mondi, pensieri, sentimenti, ideazioni.

Murakami riscrive, rileggendolo, il senso stesso dell’autoralità; con lui questa diventa più antica e più nuova al contempo accendendo a una visione sorgiva della letteratura:

“Tengo si accorse che mentre scriveva il romanzo stava nascendo dentro di lui una specie di sorgente nuova” (1Q84, libro I , cap. 16 pag. 254, tr.it. G. Amitrano, Einaudi, Torino 2009).

Quella stessa sorgente sgorgherà molto più avanti nel ventre di Aomame come figlio concepito misticamente con l’amato: i rimandi tra scrittura e realtà, pensiero e attuazione nel romanzo sono praticamente impossibili da enumerare, ne rappresentano la struttura essenziale. 1Q84 è un romanzo sulla letteratura senza autore originale nel quale la scrittura sgorga da se stessa e si dipana in mille rivoli che coinvolgono l’arte, la vita, la realtà, l’immaginazione, rafforzandone i reciproci rimandi mentre invece crollano le cinte protettive e le differenze ontologiche sfumano.

Per comprendere questa natura contaminata e sorgiva del romanzo di Murakami, torniamo agli antichi e al loro rapporto con la scrittura.

Da poco riedito in italiano, un bel volume di Jasper Svenbro del 1988 ci parla dell’antropologia della lettura nella Grecia antica. In un passaggio del volume, lo studioso ci descrive un verso di Saffo capace di generare un cortocircuito tra scrittura e lettura, autore e lettore, vita e morte scardinando il primato dell’autoralità; questa, lasciata a se stessa, è fragile, esiziale, priva di anima.

Svenbro rileva come Saffo si rivolga al lettore invidiandogli la capacità di rivivificare i suoi versi attraverso la voce mentre lei invece nel frattempo sarà morta. Il lettore è dunque immortale come gli dei, non così l’autore che invece perirà. In maniera analoga, la scrittura è morta senza la voce del lettore pur rappresentandone l’infera nemesi poiché, tramite la collaborazione con il lettore, la parola vivrà per sempre:

“Saffo scrive: Tu sei la mia poesia; egli ti leggerà (…) In questa prospettiva, non è affatto sorprendente che il lettore assuma carattere divino: se i lettori sono mortali, il Lettore è eterno”. (J. Svenbro, Phrasikleia. Antropologia della lettura nella Grecia antica, tr.it. V. Laurenzi con un saggio di C. Sini, post. T. Di Dio, La vita felice, Milano 2024).

Di questa antica prospettiva inusitata, 1Q84 ha tutte le caratteristiche: la lettura come riscrittura che incide sulla vita, l’esistenza come sostanza delle parole nella rispondenza mistica tra scrittura ed evento, nell’inversione di ruoli tra autore e lettore sempre reversibile, nel nesso mobile tra realtà e immaginazione.

1Q84 rappresenta un posizionamento ante litteram sul dibattito su IA e creatività. Il libro di Murakami invita a pensare che l’intelligenza artificiale non può essere temuta dalla letteratura che non verte sull’autoralità. Il nodo di questa non è infatti l’autore ma la scrittura, lo stile, e il suo nesso mistico con la vita. Il rovesciamento di prospettiva nella letteratura senza autore designato richiede un riposizionamento capace di far saltare tutti i codici: la vita importa alla scrittura, il lettore all’autore, la morte all’esistenza, il sacro al reale. Siamo dentro un altro regno ove i ruoli si scambiano mentre si dissolvono, si innestano e si mescolano in un cozzo complesso, mai risolto.

Ribaltiamo adesso le nostre preoccupazioni di autenticità riguardo all’IA: Se saprà leggere, oltre che scrivere, allora l’IA diverrà creativa altrimenti (come crediamo) sarà un’ingegnosa, persino elegante, autrice come tanti dei nostri scrittori ordinari, saprà ideare opere ben fatte senza quell’anima ineffabile che solo il lettore saprà strappare al mortuum di una scrittura nata da un’altrove di morte e vita.

 

 

 

 

https://www.einaudi.it/catalogo-libri/senza-materia/1q84-libro-1-e-2-murakami-haruki-9788858405093/

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