Costume
16 ottobre: Giornata Mondiale del pane. Che sia di tutti.
Nel Padre Nostro di Papa Francesco (Quando pregate dite Padre Nostro – Rizzoli editore – Libreria Vaticana) ci sono espressioni toccanti, soprattutto quando si commenta l’invocazione: “dacci oggi il nostro pane quotidiano”.
Francesco ci ricorda che chiedere il pane a Dio è invocare la sua misericordia.
La sacralità del pane l’abbiamo imparata da bambini: le nostre mamme ci dicevano che il pane non andava buttato, anzi quando cadeva a terra bisognava raccoglierlo e baciarlo, per ringraziare Dio che ce lo aveva donato e che sempre stava sulla nostra tavola imbandita, ornava il desco.
Ma il pane è anche comunità, perché si spezza come momento di riconciliazione e rappacificazione con l’altro: lo si guarda negli occhi, si sorride e si dà il pezzo di pane. In quel momento vanno via tutte le offese: tutto passa e la vita ricomincia.
Il silenzio del perdono si spezza con il pane. Non a caso nell’invocazione si adopera il plurale.
Il raffinato Carlo Maria Martini ci ricorda la radice greca: Il pane – dice il testo greco –«emòn», «di noi», nostro, «ton epioùsion» (Martini – Il Padre Nostro, non sprecate parole – San Paolo).
Ratzinger nel suo “Gesù di Nazareth “ci ricorda, dal Vecchio Testamento, che il buon Dio non si è mai dimenticato dei suoi figli e lanciava dal Cielo al suo popolo la manna, il pane.
Nessuno può pensare solo a sé stesso; il pane deve starci per noi e per gli altri: deve essere condivisione.
Il pane è dignità per l’uomo, perché è il frutto del suo lavoro che lo nobilita nell’anima.
Ogni padre è felice quando vede la sua donna ed i suoi figli che possono mangiare il pane, che possono allungare le mani nel cesto, lì in mezzo al tavolo, pieno di pane buono, per essere toccato e portato alla bocca.
Ha compiuto il suo dovere, per la sacralità della famiglia.
“Don Primo Mazzolari, ricorda Gianfranco Ravasi, diceva che il pane si riconcilia con amore; sorge di notte: quelli che ci preparano il pane sono i primi a levarsi per accendere il forno e far scorrere per le strade la fragranza del pane appena cotto. Il pane – come sosteneva quel grande sacerdote-nasce dai solchi della natura e dal ritmo della creazione. Lo è perché è frutto del lavoro di tante mani che consacrano il loro tempo a produrlo. Lo è perché è nell’eucaristia il segno visibile di una presenza divina invisibile. Siamo, dunque, circondati di amore, anche se non ci badiamo”.
Ricordo mia madre che diceva, nella sua infinita spiritualità, speriamo che anche altre famiglie possano oggi mangiare il pane e faceva il segno della croce e noi tutti con lei, abbassando lo sguardo nel piatto per ringraziare il Signore.
Il pane è sacro e deve essere di tutti, di ogni persona che nasce e vive sulla terra.
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