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World Press Photo e l’Africa di Eni in mostra a Ferrara dal 29 Settembre

27 Settembre 2017

Burhan Ozbilici è nato a Erzurum, città della Turchia, nell’Anatolia orientale, a ridosso del confine con l’Armenia. Figlio di un intellettuale turco esponente della guerra di indipendenza della Turchia, Burhan Ozbilici si è impegnato da ragazzo negli studi classici, e dopo aver imparato il francese presso un istituto di Ankara, ha studiato giornalismo. Ha lavorato come reporter per diversi quotidiani turchi, tra cui il Turkish Daily News, prima di entrare a far parte della Associated Press (AP) come fotografo a tempo pieno nel 1989.

Oggi, Burhan Ozbilici ha 59 anni e ha vinto il il World Press Photo of the Year, il premio principale del più importante concorso di fotogiornalismo del mondo, organizzato dalla Fondazione olandese World Press Photo nata nel 1955. La fotografia premiata si intitola “Un assassinio in Turchia” e mostra l’attentatore Mevlüt Mert Altıntaş poco dopo aver ucciso l’ambasciatore russo in Turchia, Andrey Karlov, a una mostra d’arte ad Ankara, il 19 dicembre 2016. Una foto, pubblicata dai giornali di tutto il mondo e che mostra tutta la potenza e l’efficacia del fotogiornalismo. Ozbilici ha vinto anche il primo premio nella categoria Spot News, Storie.

Il fotografo per l’Associated Press ha coperto la crisi del Golfo in Arabia Saudita, la prima guerra del Golfo al confine tra Turchia e Iraq, l’esodo dei Curdi in Turchia e il loro ritorno in Iraq dopo la guerra del 1991. Ha coperto tutte le grandi storie in Turchia, tra cui il colpo di stato militare fallito nel luglio 2016, i terremoti in Iran e Pakistan, e ha ricoperto diversi incarichi in molti paesi tra i quali Arabia Saudita, Qatar, Oman, Egitto, Libia. Ha anche coperto la crisi in Siria.

World Press Photo of the Year: Burhan Ozbilici, The Associated Press, Un assassinio in Turchia

«È stata una decisione molto molto difficile, ma alla fine abbiamo ritenuto che la foto dell’anno fosse un’immagine esplosiva che parlasse davvero dell’odio dei nostri tempi. Ogni volta che arrivava sullo schermo dovevi quasi spostarti indietro, tanto è forte quell’immagine», ha affermato Mary F. Calvert, giurata del World Press Photo.

Nominata dal direttore del WPP Lars Boering, la giuria internazionale del premio, composta da sette membri, cambia a ogni edizione. I giudici votano a scrutinio segreto e si decreta l’immagine vincitrice quando quest’ultima ottiene sei preferenze. Il vincitore per la foto dell’anno riceve un premio di 10 mila euro, mentre i primi classificati in ogni categoria ne ricevono 1.500.

Tra i quarantacinque fotografi di venticinque nazioni premiati nelle otto categorie, ciascuna distinta in scatti singoli e storie, figurano quest’anno anche quattro italiani: Giovanni Capriotti con “Boys Will Be Boys”, primo classificato nella sezione Sport-storie; Francesco Comello con “Isle of Salvation” terzo nella sezione Vita Quotidiana-storie; Antonio Gibotta, dell’agenzia Controluce con “Enfarinat”, terzo classificato nella categoria Ritratti-storie e Alessio Romenzi con “We are not Taking any Prisoners” terzo nella categoria Notizie Generali-storie.

General News, 3 ° premio, Storie: Alessio Romenzi, Non prendiamo prigionieri. Un combattente delle forze libiche affiliate al governo di Tripoli con un compagno che pochi secondi prima era stato gravemente ferito da una trappola esplosiva dei combattenti dello Stato Islamico. Sirte, in Libia, è una delle tre capitali autoproclamate del cosiddetto Stato Islamico, insieme a Raqqa in Siria e a Mosul in Iraq. È stata la prima delle tre a cadere, con un'offensiva lanciata dal governo libico a maggio 2016. Ci sono voluti sette mesi di combattimenti, 500 attacchi aerei americani, la vita di 700 soldati libici e più di 3.000 soldati libici feriti per dichiarare finalmente la città libera
General News, 3 ° premio, Storie: Alessio Romenzi, Non prendiamo prigionieri (Sirte, Libia).

La World Press Photo Foundation, organizzatrice del premio, è fortemente orientata allo sviluppo e alla promozione del giornalismo visivo di qualità, perché le persone meritano di poter vedere il loro mondo raccontato liberamente. La libertà di espressione e informazione è indispensabile oggi e il fotogiornalismo svolge un ruolo fondamentale, quello di assicurare questo diritto.

World Press Photo è partner di organizzazioni internazionali che supportano il lavoro di promozione del gruppo, anche nell’organizzazione di moltissime mostre (con le foto vincitrici del contest) in tutto il mondo. Sono circa 100 le città e 45 i paesi che espongono le fotografie di WWP, raggiungendo annualmente un pubblico globale di 4 milioni di persone.

Dal 29 settembre al 29 ottobre il Padiglione di Arte Contemporanea di Ferrara ospiterà la mostra con le foto vincitrici del World Press Photo di quest’anno, e durante i giorni del festival di Internazionale saranno organizzate delle visite guidate insieme a Babette Warendorf, curatrice della Fondazione.

All’interno della mostra, in collaborazione con Eni, partner ufficiale dell’evento promosso da World Press Photo, sarà allestita un’altra mostra fotografica realizzata in collaborazione con CAMERA – Centro Italiano per la Fotografia – intitolata “Viaggio in Africa”. La mostra, che accompagna la pubblicazione del volume dall’omonimo nome per la collana “Inedita Energia”, che ripubblica testi della rivista aziendale “Il Gatto Selvatico”, racconta il rapporto di Eni con l’Africa articolandolo in tre blocchi concettuali: “Energia”, intesa come linfa vitale che muove il modello operativo del Gruppo; “Persone”, con al centro della narrazione il capitale umano, l’integrazione, il dialogo, la collaborazione e l’arricchimento comuni che nascono dalla diversità e “Acqua”, che mette il territorio e le sue risorse idriche al centro. Ad arricchire la mostra la presenza di una selezione di fotografie inedite di Mimmo Jodice con protagonisti diversi territori africani.

 

Immagine di copertina di Daniel Etter, La trappola libica per migranti, 3° premio Contemporary Issues 

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