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Una festa con tutto il senso della comunità, è lo Sponz Fest 2018
A Roma lunedì scorso faceva caldo. Ne ho dovuta attraversare la parte più bella, quelle dei palazzi del potere, di Piazza di Spagna e Fontana di Trevi, per arrivare alla sede della Società Dante Alighieri, dove alle 12 si è tenuta la conferenza stampa di presentazione della prossima edizione dello Sponz Fest, la numero sei, anno 2018. E mentre camminavo mi sono fatto una domanda a cui durante la presentazione dell’evento ho trovato anche la risposta. E mi sono chiesto: cosa mi attira così tanto in questo evento, una festa che trova le sue radici nell’attaccamento alla sua terra di colui che ne è il demiurgo, l’incantatore artistico e il regista? Mentre riflettevo su questo ho continuato a camminare fino al luogo della conferenza, una sala estremamente elegante all’interno della quale due Italie si sono saldate, uno emiliana e una campana, irpina per la precisione. Io l’unico toscano, calitrano per adozione e per addomesticamento.
Lentamente sono arrivati tutti, facce conosciute, amici che mi sono conquistato in questi anni standoci insieme e lavorandoci insieme. Gente simpatica con cui ho la fortuna di passare un po’ di giorni della mia estate. Al tavolo della conferenza si sono seduti in tanti, e tutti hanno parlato. Vinicio Capossela che dello Sponz Fest è inventore e direttore artistico ha introdotto il tema di quest’anno, Salvagg’, un termine preso dalla cultura del paese e dalla tradizione locale, inteso come colui che si salva, che libera se stesso dalle piccole dittature di ogni giorno. Un tema aperto e significativo allo stesso tempo. Un canale verso la natura e la riscoperta di essa, ma anche un richiamo forte a non cadere nella tirannia sottile del senso comune, che è veicolo di errori di cui da qualche settimana a questa parte sperimentiamo tutta la violenza e la virulenza.
Ed ecco la risposta alla mia domanda di poco prima, quello che mi attira in tutto questo è il forte senso di comunità che permea l’idea stessa di questa festa. Lo Sponz Fest come occasione per stare insieme e riconoscersi uomini prima ancora che come proposta spettacolare. Un festival immaginato, così è stato descritto nella presentazione di lunedì, e di esso si è tentato di fare il racconto di una prima che non si può sapere se andrà esattamente come gli organizzatori se la sono immaginata, e che in ciò trova tutta la sua magnificenza e il suo equilibrio perfetto. Una creatura voluta così, perché alla fine non sai se il generatore di corrente ci sarà, l’importante però è che ci sia la gente, perché sono le persone l’unico vero generatore di corrente che conta di questa festa. Ecco la risposta. E la variabile è sempre il contesto in cui le persone vivono. Un contesto spesso antropizzato, e modificato dall’uomo stesso, fino a ferire la natura. E anche a questo lo Sponz sembra voler fornire una risposta, magari sotto forma di provocazione.
Ho scorso più volte il programma che mi è stato consegnato nella cartella stampa. Una delle cose che mi ha maggiormente colpito è che alla prossima edizione della Sponz (dal 21 al 26 agosto a Calitri) ci saranno i Mapuche e alcuni rappresentanti di questa popolazione indigena della Patagonia terranno dei laboratori per insegnare riti e usanze che loro stessi praticano ormai da centinaia di anni anche in campo medico. Insegneranno alla gente a resistere alle forze omologatrici della società contemporanea e racconteranno molto del loro modo di essere comunità. Ci sarà inoltre tanta musica, molto buona, con Angelo Branduardi, Theo Teoardo e i gruppi che si alterneranno al ballodromo, e poi incontri della Libera Università per Ripetenti e la rassegna d’arte Sponzarti dedicata sempre al tema del selvaggio che è in noi. E poi proposte culinarie e enogastronomiche, il notturno per le grotte e i vicoli dalla parte più storica del paese, le escursioni all’aria aperte e il treno storico Avellino-Rocchetta.
A leggere tutto il programma di quest’anno mi è venuta a mente l’immagine di un diamante che da qualsiasi parte si guardi brilla sempre della stessa luce. La signora seduta accanto a me avrà avuto settant’anni, i capelli rossi come i miei, e durante la presentazione commentava e mi chiedeva delle cose sui posti della Sponz. Alla fine lei ha alzato la mano, e ha chiesto a Vinicio Capossela come si fa a raggiungere Calitri senza macchina, e soprattutto dove potesse andare a dormire. Vinicio le ha consigliato di prendere l’elenco telefonico e chiamare alcuni numeri a caso, alla seconda o alla terza chiamata le ha garantito che qualche posto dove dormire lo troverà. Anche io alzandomi ho cercato di rincuorarla, a Calitri e in Irpinia si deve solo provare ad andare, poi tutte le altre cose vengono di conseguenza, basta mettersi in moto insomma. Dalla stazione di Calitri Scalo un passaggio fino al paese si trova normalmente, figuriamoci nei giorni dello Sponz Fest che è davvero una grande carovana in movimento. L’unico modo per sperimentarla è montare, trovare un pertugio e inserirsi, come ho fatto anche io l’anno scorso, e di scendere, francamente, proprio non ne ho voglia.
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