Eventi
un memorial per Felice Besostri, un convegno per il paese
” In difesa della Democrazia” al Circolo Centro Studi Caldara, sabato 10 febbraio, ore 9, via de Amicis 17, Milano
L’ultima volta che pranzammo insieme fu un sabato, dopo un meeting nella nostra Milano, giusto al Caldara. Il pranzo con Felice aveva un rituale: se avveniva a Milano era inevitabile il suo discorso da Commendatore della Confraternita del risotto di S. Nazzaro dè Burgundi in piena Lomellina e l’ouverture del piatto tipico; se avveniva a Roma l’argomento privilegiato era altro, i vini ad esempio, o la cucina ucraina alla quale era molto legato, ma si finiva sempre per commentare che quella tradizionale meneghina avesse un altro sapore. Se si viaggiava insieme per tragitti transpadani, era inevitabile che discettasse sugli abitanti di certe aree o frazioni, come la Mesolcina di cui tutto sapeva. Era affascinato dalle minoranze, aveva dedicato loro anni di studio ed era riuscito, da parlamentare, a far approvare la L.482/99 che integra ora l’art. 6 della Costituzione. La Carta cui aveva dedicato anima e coraggio, difendendola strenuamente dagli assalti periodici. Se fosse stato vivo Calamandrei forse avrebbe aggiunto nella sua celebrata lezione: “Se volete sapere di più sulla Costituzione, se volete viverla sulla vostra pelle, allora parlatene con Besostri.”
Felice aveva iniziato la sua carriera di avvocato e di ricercatore universitario seguendo il filo delle Minoranze e delle loro vicissitudini e aveva trasferito questo suo bagaglio scientifico alla politica. Malgrado le tante Dichiarazioni, da quella dei Diritti dell’Uomo, 1948, fino alla Commissione di Venezia presieduta dall’italiano Prof. Capotorti, solo da poco è emerso un più moderno concetto di Minoranza, più esteso, perché oltre ai diritti a professare credo, lingua o cultura minoritarie, comprende anche quello dell’Autogoverno. Oggi si rende indispensabile una concezione estensiva o inclusiva, rivolgendo lo sguardo a minoranze emergenti o trascurate, come le comunità sensibili dei detenuti e dei migranti.
La storia della consacrazione dei diritti è lunga e tortuosa, si fa strada nello statuto dell’ONU che impegna i popoli aderenti alla “fede nei diritti fondamentali dell’uomo nella dignità e nel valore della persona umana”. Tuttavia, qualche anno dopo, la Dichiarazione universale del 10 dicembre 1948 non menziona i diritti delle persone appartenenti a minoranze etniche, linguistiche o religiose ma poi, nella risoluzione n. 217 c (III), adottata nella stessa data, l’Assemblea generale afferma la non indifferenza al destino delle minoranze.
Appare evidente che le dichiarazioni di principio, ineludibili all’atto di una nuova era di rappresentatività democratica di cui si sentiva forte necessità sulle ceneri di una guerra sanguinaria, configgevano con le situazioni loco-regionali dei vari Stati, nei quali spesso- è il caso di molte situazioni europee, come i Balcani- venivano tracciati confini territoriali entro i quali trovavano casuale destinazione minoranze etniche di altri Paesi. In una situazione analoga, peraltro, si è trovata l’Italia nella gestione delle minoranze di confine, valdostana e ladina, in cui la sensibilità etnico-linguistica era ed è tuttora molto alta. L’impegno politico italiano nel corso degli anni, sin dall’accordo De Gasperi-Gruber, firmato a latere del Trattato di Pace del 1946, si è indirizzato sulle comunità minoritarie più sensibili o laddove i problemi di inserimento sembrassero problematici. L’esempio classico, più che la comunità valdese o valdostana, è quello dei ladini e del Trentino-Alto Adige. I fermenti secessionisti, particolarmente negli anni sessanta del XX sec. erano molto forti e la comunità tendeva sempre più all’annessione al Tirolo. Così sono state trascurate due minoranze importanti per la loro valenza qualitativa, quella albanese che conta insediamenti specie in Calabria (gli Arberěshe), Sicilia – la cittadina di Piana degli Albanesi è un vero e proprio enclave- e il Molise. Ben 10 progetti di legge, su queste problematiche, portano la firma Besostri nella XIII Legislatura. Si badi bene, difesa delle minoranze ma non degli eccessi che, in virtù delle leggi elettorali, hanno concesso 6 senatori in Trentino- Alto Adige e altrettanti alla Calabria che di abitanti ne ha il doppio. Il suo istinto politico lo portava a far valere la rappresentatività politica della minoranza e di qui alle leggi elettorali il passo è breve. Già, perché l’esserci con un voto individuale, significa far valere anche il ruolo della minoranza, vista non come realtà confinata e destinata a restare tale ma come possibile futura maggioranza. Inizia dunque la fase della battaglia per la legge elettorale, ricca di successi morali e naturalmente di delusioni. Mai abbandonata la bandiera del proporzionale, magari corretto con qualche percentuale alla tedesca, non era possibile accettare l’iniquità delle liste bloccate (dalle segreterie dei partiti) e del premio di maggioranza. Così nel 2014 fu posto il ricorso, di cui Felice fu l’anima, al Giudice delle leggi, recepito come Sent. 1/2014. Vero è che l’ultima legge elettorale, il Rosatellum, aveva ripristinato, in altra forma, le disparità e ridotto sensibilmente la capacità di scelta autonoma, divenuta mediata, del cittadino. La storia delle distorsioni elettorali nasce dal lontano 1953, poco prima delle elezioni per la II Legislatura quando venne proposta la nota “legge Truffa” con il famigerato premio di maggioranza, sul cui disegno era insorto financo il Presidente del Senato Paratore che si dimise per non presiedere l’Aula durante la sua discussione. Si arriva poi alle liste bloccate dei nominati, apparse la prima volta nelle elezioni regionali toscane del 2005[1], (L. R. 70, approvata il 15 dicembre del 2004 dalla Giunta di Claudio Martini, Presidente della Regione dall’8 maggio 2000 al 16 aprile 2010) camuffate da un sordido maquillage di “primarie”. Esempi di incostituzionalità per Felice, specie quando il fenomeno dell’astensionismo limiti, per sé, il concetto di universale rappresentatività. Scrive Besostri: “Il premio di maggioranza è negazione del voto proporzionale, nonostante le apparenze di liste concorrenti in collegi plurinominali, e del sistema maggioritario, nel quale la maggioranza è conquistata sul campo in collegi uninominali con o senza ballottaggio. Il premio di maggioranza altera il rapporto tra voti e seggi e, nel caso italiano, il premio di maggioranza è tanto più elevato quanto minore è il consenso della lista o della coalizione di liste. Questo avviene anche nelle regioni con l’aggravante, in termini di spesa e di consenso necessario per essere eletti, dei seggi aggiuntivi.” Insomma dalla legge-Truffa alla truffa per legge. L’altro attacco alla Costituzione, il DDL Calderoli[2] circa la riforma del Titolo V, artt. 116 e 117- lui la chiamava Legge “Deforma”- lo rendeva inquieto e sempre più spesso era oggetto delle nostre conversazioni specie sulla sanità. Nel mio Volume “NEXT UE”[3] di cui aveva scritto la Prefazione, fa ampio riferimento all’Autonomia siciliana, che ebbe da subito nel 1946/47 lo Statuto Speciale, comprese quelle distorsioni come gli artt 36,37,38 (Fondo di Solidarietà Nazionale) che non sono sfuggite a Calderoli. Ci univa anche un concetto semplice semplice, la Costituzione deve unire non deve dividere.
Lo colpiva soprattutto, e non era il solo, l’incapacità di applicare in modo corretto la Costituzione che pure affronta il problema del Governo civico e delle minoranze non in contrapposizione ma in sinergia tra le istituzioni coinvolte. Eppure le pulsioni regionalistiche estreme che stanno portando all’Autonomia differenziata – ma che dovrebbe essere rafforzata per riserva di legge- impediscono un vero federalismo alla tedesca e impongono una contrapposizione di cui abbiamo gli esiti poco felici nella realtà spagnola. E quando discutevamo del pendolarismo ( vedi Box) sanitario che con la Riforma Calderoli si accentuerà invece di ridursi, e quando gli consegnai i numeri di aggravio sul bilancio sanitario ( circa 3.3 miliardi, vedi Box) per questi forzosi trasferimenti di salute, e quando comprese che per varie ragioni “ il malato è diventato cliente”, Felice si illuminava, non certo per il risultato tetro che si prospettava, ma perché lui aveva intuito, prima degli altri e magari con qualcun altro, che si era sulla strada giusta della rivendicazione dei diritti essenziali. Con questa pseudo-riforma, la polarizzazione delle risorse determina una sorta di “mercato” -e qui si discetta di salute, diritto primario imprescindibile- in cui non solo lo Stato non interviene come calmieratore del monopolio ma lo statuisce in Costituzione.
Non potevamo dunque non ribadire questo filo rosso, rossissimo di vero sapore socialista che ha segnato la vita di un uomo e anche della comunità civile per cui ha vissuto. Poiché non è a caso che in questi giorni si accentuino gli attacchi alla Democrazia, violando la Carta costituzionale, il Centro Studi Circolo “E. Caldara” ha indetto per il 10 febbraio alle ore 9 in via De Amicis, Milano un Convegno dal titolo “In difesa della Democrazia” sui seguenti temi, trattati da ben 18 Relatori. –Europa, Minoranze, Democrazia -Leggi Elettorali e Rappresentanze – Le distorsioni sui Titoli III e V. Temi che delineano il filo conduttore della vita di Felice che ha saputo embricare la sua vita professionale con l’anima politica di difesa della società e della Charta che la governa. Si contano sulle dita di una mano mozza gli Uomini Pubblici che hanno sacrificato la propria carriera politica per una scomodissima bandiera come le leggi elettorali che, così come sono, sembra vadano bene a tutti. Suoni alto il paragone con gli straccioni di Valmy (absit injura verbis) che con i forconi sconfissero le truppe degli Imperi centrali. Utilizzando tutti gli strumenti che potè, Felice ci ha consegnato un esempio di Legislatore pensante, non omologato e coerente, magari apparentemente sconfitto che in realtà ha vinto il palmares della trasparenza e onestà intellettuale.
[1] Floridia A. Le primarie in Toscana: la nuova legge, la prima sperimentazione. Saggio 8 Page 92 Tuesday, June 20, 2006.
[2] Disegno di legge n. S615 approvato in Senato in data 23.01.24 e incardinato alla Camera dei deputati
[3] Ferrara A.- Planetta E. Next UE, a new powertrain. Aracne Ed., 2022
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