Ambiente

Tutti i mondi al rovescio del prossimo Sponz Fest 2017

10 Marzo 2017

Io conosco quelle terre. E ne conosco le rivoluzioni che possono portare dentro. Dentro inteso non tanto come dentro di loro, sulla loro pelle, ma dentro di chi le varca, le attraversa, le salpa. E ieri è arrivato questo scritto di Vinicio Capossela che di questo giro di vite all’incontrario è uno degli ispiratori. Perché la rivoluzione di quelle terre, di quelle stesse terre che conosco pure io, è davvero un’andare all’incontrario. All’incontrè, dice Vinicio, che è il grido che viene utilizzato per cambiare il giro della danza e delle danze. Ed io conosco quei giri di danza per averli visti varie volte, per averne sentito le voci che li animano fin nel profondo. Per averne visto le facce. Perché l’anima di un paese corre lungo la crosta che lo attraversa, la cresta appenninica nel nostro caso, quella lunga cresta che finora non è ancora stata scoperta dal turismo di massa che delle grandi città probabilmente non ne vuole sapere più.

Ed io quelle terre la scorsa estate le ho conosciute anche nella loro asperità climatica che le ha portate a registrare una minima di 14 gradi la sera in pieno agosto, mentre io nell’episcopio di Andretta stavo assistendo ad una presentazione del libro di Rumiz dedicato alla via Appia che passa proprio di lì. E quella è stata una rivoluzione per me che nelle estati precedenti di quelle terre ne avevo sofferto la calura, fino a dovermi stendere una notte sul pavimento solo con il cuscino per cercare un po’ di refrigerio. Ed era solo l’estate prima, anno 2015. E tanto mi faceva freddo dentro quell’episcopio che ho dovuto abbandonare l’idea originaria che era quella di vagabondare di lì fino alla rupe di Cairano e di dormire in macchina fino all’alba del giorno successivo per partecipare al primo evento del secondo giorno dello Sponz2016.

Adesso che dalla prossima estate ci separano solo 5 mesi, comincia a mettersi nuovamente in moto la macchina organizzativa della prossima manifestazione in terra irpina voluta e ideata da Vinicio stesso. Il tema di questa nuova edizione viene fuori da un intreccio di temi, perché c’è un calendario cirillico che richiama il 1917 ed è lo stesso identico calendario del nostro anno corrente. E a contare bene sono esattamente 4 cicli da 25 anni ciascuno. E quel 1917 è stato l’anno della rivoluzione russa e della lotta contro il regime zarista. Ma a 100 anni di distanza le ragioni per una rivoluzione, forse marcatamente più soft, continuano ad esistere tutte. Ed è una rivoluzione anche il ritorno alle radici, che è un fatto ancestrale prima ancora che geografico. Ed è una rivoluzione anche invertire il senso delle danze, a patto che tale inversione si riesca a fare tutti insieme. Ed è una rivoluzione, ogni volta, quando un gruppo di persone di riscopre comunità. Ed è sempre una rivoluzione amare con sentimento l’Italia interna ed andare proprio in quei luoghi da cui la gente invece per ragioni economiche se ne è andata .

Nel suo scritto Vinicio dice: “Già questo è un rovesciamento del mondo, un piccolo atto che può generarne altri. Trascorrere una settimana insieme per costruire un mondo al rovescio, e quindi finalmente un po’ più giusto secondo natura, può essere un atto rivoluzionario ed è quello che ci e vi proponiamo. Partiamo dalla fine e arriviamo all’inizio. Ecco, vi aspettiamo dalla fine”. Partiamo da questa idea. Da questa semplice idea che è sicuramente in grado di generarne altre. Lasciamola riposare. Il programma arriverà di conseguenza. So per certo che sarà ottimo e abbondante, come quelle terre.

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