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Testo: la nuova fiera del libro di Firenze, elegante e coinvolgente

28 Febbraio 2022

“Elegante ma non elitaria”: così Jürgen Boos, direttore della Fiera di Francoforte, ha definito Testo, la nuova fiera dell’editoria di Firenze che si è tenuta fra venerdì 25 e domenica 27 febbraio. Lo ha detto durante un incontro dal titolo Ecologia del mondo editoriale, in cui soprattutto si celebrava la lettura come socialità e le fiere come opportunità fondamentali per incontrarsi, parlare di libri, e dunque di idee, e farlo dal vivo fra stand e pause sigaretta; come momenti per incontrarsi fra mestieranti spesso isolati dietro a un computer; e soprattutto come occasioni per avvicinare al pubblico scrittori, traduttori, editori, rendendoli concreti e avvicinabili.

Organizzata alla Leopolda da Maddalena Fossombroni e Pietro Torrigiani, i librai di Todo Modo, insieme a Pitti Immagine, con la collaborazione anche di editori come Andrea Gessner (Nottetempo), in effetti Testo ha qualcosa di diverso dalle altre.
Per prima cosa, va detto, è bellissima. È bellissimo lo spazio della Leopolda, un’ex stazione ottocentesca; sono belle le luci, non accecanti come spesso alle fiere, ma calde e gentili; e la disposizione dei libri, gli stand tutti uguali, i soffitti altissimi, i mattoni, i tendoni di velluto. Elegante, non c’è dubbio. E sostenibile, con i cestini della raccolta differenziata a loro volta fatti di cartone e i pannelli in cartonato o legno, poca plastica in giro.

Ma non elitaria, anzi: gratuita l’entrata e gratuiti anche i numerosi e coinvolgenti laboratori. L’urgenza era di fare entrare i lettori dietro le quinte del libro (non per questo rompendo la magia, anzi).
C’era per esempio il laboratorio tenuto da Bruno editore che con un gruppo di studenti redigeva e stampava ogni sera “Testone”, il daily di Testo con interviste, recensioni degli incontri, commenti e strilli: tre giorni di lavoro intensissimo e i ragazzi felicissimi di aver scoperto un mestiere. C’erano laboratori di traduzione, come quello dedicato al fantasy e tenuto da Edoardo Rialti e Beatrice Masini, e altri di scrittura creativa. Chi voleva poteva affidarsi per venti minuti a un “medico poetico”, raccontare qualcosa di sé, scoprirsi e anche piangere, e ricevere in cambio una poesia recitata come prescrizione.
Per non prendersi troppo sul serio c’era anche il biliardino, e un torneo fra case editrici durato tutti e tre i giorni e vinto infine dalla casa editrice fiorentina Giuntina.

Conferenze e laboratori confluivano in un percorso in 7 tappe – il Manoscritto, il Risvolto, la Traduzione, il Segno, la Libreria, il Lettore – per includere tutta la filiera e soprattutto per raccontarla al pubblico. Presentazioni di novità, come Veronica Raimo o Vanni Santoni, ma anche conferenze dedicate ad autori e personaggi come Arbasino, Fitzgerald o Olivetti; incontri in cui editor, illustratori o traduttori raccontavano e spiegavano il loro lavoro, o in cui si indagava le difficili dinamiche degli esordienti. E poi uno sguardo alle nuove scritture, dai social ai podcast; al rapporto fra innovazione e cultura; fra cucina e scrittura; alcuni incontri dal titolo “Ecologia editoriale” toccavano il tema della carenza della carta o l’impatto dell’uomo sulla terra, con Stefano Mancuso che raccontava come il peso dei manufatti artificiali sulla terra sia arrivato a superare quello di tutti gli esseri viventi, e come la natura funzioni per dinamiche di mutuo appoggio e non di competizione. C’erano ospiti internazionali come Jan Brokken e Eschol Nevo e Chiara Guidi che cantava Dante. E poi percorsi in 7 tappe fra stand, editori e libri guidati da librai di tutta Italia.

È la prova che qualcosa di nuovo si può ancora inventare, anche nell’ambito delle fiere, che sembravano sempre uguali a se stesse, per quanto dopo due anni di covid ci mancassero. Eleganza non elitaria è un buon riassunto e forse una buona idea.

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