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Tutti ripetenti, nessuno escluso. Cronache dallo Sponz Fest, giorno quattro
C’è una ‘Libera Università per Ripetenti’ a questa edizione dello Sponz. La mia serata di ieri sera parte da lì, da una lezione a cui mi ero iscritto giorni fa. La tiene Gianni Mura, si intitola “I grandi perdenti della storia dello sport”. In questo mondo al rovescio che si celebra con questa edizione dello Sponz Fest sono quelli che arrivano per secondi i protagonisti ideali. Quasi che esistessero anche nell’essere secondi o perdenti delle sottoculture comunque da praticare, dei mondi alternativi da conoscere, dei vicoli che raramente possono essere percorsi ma che una volta attraversati lasciano sulla pelle la stessa sensazione delle strade sicuramente più larghe che normalmente attraversano coloro che poi arrivano primi, quelli che sono praticamente abituati sempre ad arrivare primi. Insieme a me c’è una Piazza Repubblica gremita ad ascoltare le vicende di vari atleti che hanno sofferto per trovare la gloria del medagliere e altri che tale gloria alla fine non l’hanno mai conosciuta.
Gianni Mura confessa anche che Vinicio Capossela anni fa gli aveva confidato di voler organizzare qui a Calitri un rassegna, un evento, una situazione come lo Sponz. Ne avevano parlato a Milano, città che entrambi abitano e frequentano. Mura avrebbe sconsigliato vivamente Vinicio di provarci: “d’agosto, a Calitri? Ma non ci viene nessuno”, sarebbe stata la sua sentenza. Poi Vinicio è andato comunque insieme ad altri rivoluzionari per la sua strada e Mura ha ammesso pubblicamente proprio ieri, in Piazza delle Repubblica, sotto la sede del Municipio, la sua sconfitta. Poi, finita questa lezione serale dell’università, tutta la gente è salita verso Borgo Castello, verso la parte più vecchia di Calitri, un posto in cui ce ne vogliono di gambe per arrivare fino a lassù.
Il programma prevede un Concerto SottoCorte, suonano i Modo Antiquo e Federico Maria Sardelli, che è il massimo esperto a livello internazionale di musica barocca. Ma stasera i musici si confronteranno con un repertorio del 1300 fatto di madrigali, ballate, cacce, trotti, saltarelli e lamenti, forme musicali con cui potevano essere cantate anche vicende meno auliche dell’amor cortese e delle gesta eroiche dei cavalieri. Tutto il programma è dedicato ad alcuni componimenti del tempo, cercando nei brani che vengono proposti il rovesciamento tra poesia d’amore e musica sublime che ha informato tutto il dolce stilnovo. Un repertorio non scontato, brani in cui sono cantate alcune bassezze, quella della sottocorte, del mondo che sta sotto il castello, sotto la reggia, sotto i fasti del reame. Brani in cui si cantano anche alcuni luoghi comuni che esistevano già 700 anni fa, tipo che uno può decidere di volere bene solo a chi gli vuole bene e che tutti gli altri possono andare pure al diavolo,ecco cose del genere, che sembrano raccontarci che dopo 700 anni siamo sempre lì ed il mondo è sempre lo stesso.
Il concerto procede nella magia del posto in cui la musica viene eseguita. Il Borgo Castello ospita in questi giorni anche le varie aule della Libera Università per Ripetenti, in Piazza della Repubblica, quella dove ho appena ascoltato Mura, c’è solo l’Aula Magna. Anche il concerto diventa una lezione di storia della musica, una lezione per ripetenti. Il maestro Sardelli spiega ed introduce i brani, suona il triangolo ed i flauti. Gli altri strumenti sono le ciaramelle, la tromba da tirarsi, la ribeca, la viella, l’arpa e i tamburi, poi ci sono le voci incredibili di un soprano e di tenore. La gente ascolta, ci sono alcuni bambini che ballano, addirittura uno vicino a me, avrà due anni, che chiede il bis, quando il bis è stato appena già eseguito e gli orchestrali ripetono un saltarello che era già stato fatto. Sfuma nel preciso istante in cui questo bambino chiede il bis un altro luogo comune, che la musica antica sia roba triste, noiosa e da grandi. Che la musica colta non esista più e che non ci sia più nessuno che la sa apprezzare. Occorre solo l’intelligenza di saper selezionare i brani e il coraggio di proporli.
Si scende alla vineria, prima di tornare al paese, sottocorte. Ci sono musiche spontanee un po’ ovunque fino all’alba. Leggo i cartelli che incrocio lungo strada, mentre attraverso il centro storico. In uno c’è scritto ‘vendesi’, poi sotto ‘rivolgersi’, ma nessuna indicazione di contatto, nessun numero a cui chiamare. Penso che qui segnare il numero non serve, basta chiedere in giro per sapere chi sia la persona da contattare, oppure che non serve segnarlo perché tanto non si vende. E’ il tema dello spopolamento dei borghi, è una delle tante altre lezioni che presso la Libera Università si terranno in questi giorni. Mentre continuo per Via Concezione, incrocio quel bambino che poco prima stava chiedendo il bis al maestro Sardelli insieme ai genitori. Noto che stanno andando nella direzione di quella scritta ‘vendesi’ che ho appena notato. Penso che la casa sia stata venduta, che possa essere stata proprio quella famiglia a comprarla e che il contatto su quel cartello che ho appena notato non c’era per quello, perché non serve, perché tanto si vende. Immagino un mondo al contrario, un mondo così, con gente che compra dove si dice che non si vende più, di gente che torna da dove è andata via. Immagino tutto al contrario. Lo Sponz mi ha beccato!
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