Acqua
Sponz AcQuà. Facciamo come fosse l’anno zero
Al risveglio troverò tutto in ordine, tutto il paese come se non fosse mai stato attraversato da nessuno, le sue strade e i vicoli tirati a lucido. Ci sarà una brezza buona a spazzare via le poche foglie rimaste per terra. E ci saranno due voci che sentirò da casa, due voci che di primo mattino commenteranno quanto successo. Come tutte le mattine il mio risveglio sarà lento e vivrò nella prima incertezza di essermi svegliato qui oppure da un’altra parte. Il rumore di una tazzina che viene posata, il leggero profumo del caffè che sale nel raccoglitore della moka. Le voci si faranno sempre più precise, sempre più distinte, fino a farmi capire ogni parola. Resterò ancora disteso sul letto, sotto la pala del ventilatore che gira. Da fuori, dalla finestra aperta, queste voci, di uno che resta e uno che parte, uno pronto a spingere l’acceleratore della macchina e uno che tolto il cappello della mascherata potrebbe anche decidere di tornare a letto.
– E anche questa volta ce l’abbiamo fatta. Ti mando un appunto vocale con alcune idee sul futuro, lo registro mentre guido. Adesso vado.
– La prossima edizione facciamo come ricominciassimo.
– Spiegati meglio.
– Come fosse l’anno zero, dimenticando tutti gli ostacoli che abbiamo trovato in questo cammino, immaginando senza vincoli.
– Ma i vincoli ci sono e non possiamo sempre tirare la realtà dalla nostra parte. Ci sono gli amministratori da convincere e i regolamenti comunali. E ci sono le regole dei finanziamenti da rispettare.
– Se c’è un recinto dentro cui stare noi lo rispetteremo, ci siamo stati a modo nostro e non siamo mai usciti da esso.
– Lo so, ma le grane poi sono sempre dello staff che organizza, e tra utopia e realtà ci sono di mezzo io.
– E’ per questo che mi fido di te, per questo ogni estate ti strappo da casa per portarti qui.
– E allora facciamo come se la prossima fosse l’edizione zero, l’anno zero, il punto da cui tutto ricomincia, sperando dopo questa catastrofe in un ritorno alla normalità. Abbiamo sempre un fiume di fronte a noi da attraversare. Ti lascio la mia mascherina, fanne buon uso.
– Tieni, tu prendi la mia.
– Ciao.
– Grazie Franco, buon viaggio.
Quelle voci mi resteranno nelle orecchie, e non riuscirò più a prendere sonno, nello stesso tempo non mi sembrerà mai di averle sentite. Potrei avere immaginato tutto, Calitri, lo Sponz, Vinicio, Franco, il letto su cui ho appena finito di dormire. Penserò che possa essere tutto un frutto della mia fantasia. Mi resterà la convinzione che è proprio questo il segno che vogliono lasciare gli organizzatori con questo evento nato all’improvviso in un paese in cui mancava solo questo fiore. Il paese si allargherà e diventerà un territorio, un’area grande come una regione che da secoli è nota come Irpinia. Sponz AcQuà, sponzatevi qui, sarà il motto con cui in questo paese allargato si inviterà la gente a prendere parte alla festa. Franco tornerà a casa con la nostalgia di una festa lasciata a metà, Vinicio resterà ancora per qualche giorno nel suo vallone cupo con la nostalgia di chi rimane e vede svuotarsi tutto. In mezzo a loro scorre un fiume, fatto di amicizia e di cose fatte insieme, ogni volta che si guardano lo attraversano a toccano l’altra riva, e solo una parte di queste cose saranno quelle che condivideranno con gli altri, solo di queste resterà a tutti il ricordo perché sono, sicuramente anche per loro, le più belle.
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