Eventi

S’i’ fosse foco – atti musicali poetici collettivi per la città

16 Settembre 2023

Torna, dal 21 al 30 settembre, al Municipio 7 di Milano (San Siro e Baggio), il progetto S’i’ fosse foco – atti musicali poetici collettivi per la città giunto alla sua terza edizione. Organizzato dall’associazione Sciami Cromatici, l’appuntamento accoglie ancora una volta la grande sfida di alimentare situazioni che vedono nella creatività, nell’estro, nei linguaggi espressivi e musicali una risposta al bisogno di saldare quel cerchio che unisce le persone, offrendo una visione, un momento, uno spazio per ritrovare quel senso del ‘noi’ a volte smarrito. Musica e spettacoli animeranno i cortili delle case popolari dei due quartieri, grazie anche alla complicità di Share Radio e le sue cargo bike alimentate a pannelli solari, in grado di portare in giro un sound system ambulante, oltre alla preziosa esperienza di radio urbana. Musica popolare e performance contemporanea si fonderanno in un mix sapientemente elaborato dal Collettivo del Sentimento Popolare e dalla cantante Camilla Barbarito, direttrice artistica, affiancata dal musicista e arrangiatore Fabio Marconi. Una grande festa popolare diffusa, nata dal confronto con i cittadini dei quartieri, realizzato attraverso percorsi partecipativi di narrazione collettiva, memoria e condivisione di vissuto. Il programma è ibrido e mescola musica popolare, performance multimediali, teatro, concerti. Un racconto in più linguaggi che abbraccia culture differenti e diverse generazioni.

Abbiamo parlato di questo percorso sperimentale con la direttrice artistica Camilla Barbarito in una breve intervista.

Periferia, musica, performance, tradizione e contemporaneità: da cosa nasce questo desiderio di sperimentare coinvolgendo linguaggi diversi in luoghi tradizionalmente non deputati allo spettacolo?

Uno dei temi urgenti di oggi è quello legato all’esigenza di ricucire i rapporti, di lavorare sulle periferie. La terza edizione nasce nel contesto “post distanziamento” , da un bisogno di esserci, di ritrovarsi attorno a pratiche che uniscono, attraverso l’arte. Alla base c’è un desiderio di coinvolgere lo spettatore in modo attivo, di renderlo co protagonista, progettando assieme un percorso che va al di là del momento singolo della performance. Volevamo uscire anche dalle dinamiche legate alla fruizione passiva, di consumo, spesso da vivere in modo isolato e privato, nel ruolo di cliente.  La festa popolare, con i suoi riti e le sue musiche implica una partecipazione collettiva. Sono anni che lavoro su questo fronte e avevo, o meglio avevamo, il desiderio di attualizzare questo “rito”.

Al centro sempre la musica…

La musica unisce, mette insieme alto e basso, arriva in modo immediato, spesso appunto come una festa. La musica accompagna lo stare insieme, i momenti di incontro, di convivialità. Non vorrei però che questo facesse pensare a uno spettacolo disimpegnato, di semplice intrattenimento. Sono tanti i messaggi che, attraverso un rito di piazza, possono essere veicolati. La sostenibilità ambientale ad esempio, che nelle cargo bike dotate di sound system trova testimonianza di una possibile applicazione concreta a servizio dell’arte, ma anche la sostenibilità umana e relazionale. Le performance nascono da un percorso lungo, che ha coinvolto vari soggetti fra cui Share Radio, nata a Baggio, un quartiere difficile, con una vocazione alla relazione con le fragilità. Abbiamo vissuto in questi quartieri, dando continuità alle relazioni e ai racconti che hanno poi trovato casa in questa edizione del festival. Non volevamo calare dall’alto un lavoro artistico nei cortili delle case popolari: volevamo dare voce e spazio al vissuto di queste zone, tessere un filo, creare relazioni.

Relazioni generative insomma…

Si, uno degli spettacoli è dedicato ad esempio al tema della memoria: Racconti da San Siro di Anna Coppola. Attraverso i suoi monologhi l’attrice racconta le storie trasmesse dagli anziani del quartiere.  Un modo per fissare storie che potrebbero finire perse nel tempo, ma soprattutto per riportare al centro la voce umana, il racconto di vita individuale e unico di ciascuno. Queste parole, questi racconti accendono un fuoco che illumina le comunità dei vari quartieri, in senso intergenerazionale, ma anche interculturale. Nell’esperienza di lavoro e ricerca di questi mesi abbiamo condiviso le vite di tante persone, con un portato culturale diverso dal nostro, una storia diversa, assorbendo il loro desiderio di andare oltre, di superare le fatiche del quotidiano e la narrazione dei soli problemi, cercando di attingere al bello, a ciò che sta oltre.

Quasi un viaggio spirituale verrebbe da dire…

Certamente in alcune comunità esiste ancora in modo molto forte un senso di spiritualità che si declina in piccoli gesti quotidiani individuali. Un modo di essere, di vivere e rapportarsi col contesto che supera le complessità e le sfide di questi quartieri periferici. Da qui nasce ad esempio lo spettacolo Il grande condominio, nel quale Marco Ferro prova a mostrare l’argento vivo che si nasconde sotto la patina di fatica di queste zone della città. Attraverso un’esperienza artistica condivisa gli spettatori potranno veder emergere le storie di gentilezza, valore umano e profondità spirituale che animano spazi identificati tradizionalmente solo dal disagio. Occorre far circolare energie buone, non vedere solo il negativo, riscoprire il potere della ritualità collettiva.

Una ritualità che è anche festa “di pensiero”…

Si, perché esce dalla dinamica subordinante del quotidiano, dai preconcetti, e lo fa con leggerezza, andando lontano dai luoghi deputati alla cultura. I cortili delle case popolari sono una sfida in questo senso. Possono aprirsi alla festa o chiudersi, ma se la scintilla prende, se il fuoco si accende, allora può illuminare le storie dei protagonisti di questi luoghi, che sono sempre co protagonisti, spettatori e attori. Siamo lontani dall’intrattenimento, dalla semplice animazione: il tentativo è quello di rispondere a un bisogno estremamente umano di comunità e vicinanza. Un bisogno che definirei “di metafisico”. Abbiamo provato a farlo emergere, sperando che la “fiamma” che abbiamo acceso illumini queste giornate e i percorsi futuri di queste comunità.

Per info

Commenti

Devi fare login per commentare

Accedi

Gli Stati Generali è un progetto di giornalismo partecipativo

Vuoi diventare un brain?

Newsletter

Ti sei registrato con successo alla newsletter de Gli Stati Generali, controlla la tua mail per completare la registrazione.