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Scosciate? No, non siete credibili
Siamo nel Medioevo, e ne abbiamo le prove. Siamo nel Medioevo, e le peggiori nemiche di noi stesse continuiamo a essere proprio noi: le donne. L’ultimo frammento dell’anti-femminismo travestito da femminismo (che poi è solo un sessismo di ritorno) ce lo racconta Sanremo, e la conduttrice RAI Caterina Balivo che ieri sera su Twitter ha tuonato contro Diletta Leotta, conduttrice di Sky, invitata sul palco a raccontare la sua storia di vittima: un hacker le ha sottratto foto private divulgate poi in rete. Leotta ha denunciato, e ha invitato a denunciare chi si trova nella medesima situazione.
Caterina Balivo ha utilizzato le dita prima di allacciare il pensiero. Sono note le sue mise provocanti, dunque è lecito credere che il suo fosse più un chiacchiericcio da bar che altro (e qui si dovrebbe riflettere forse sull’utilizzo non del tutto consapevole dei media da parte degli over 20). In ogni caso, Balivo ha tuonato da twitter con straordinario tempismo (perché ancora non c’erano state reali polemiche a incendiare i social):
“Non puoi parlare della violazione della privacy con quel vestito e con la mano che cerca di allargare lo spacco della gonna”.
Ne è nato giustamente un polverone, con utenti (e giornalisti) che hanno suggerito alla Balivo di rendersi conto che siamo nel 2017, che l’epoca bacchettona si è esaurita e che non c’è niente di più maschilista e retrogrado dell’utilizzare il binomio: bella donna = zero credibilità. Donna appariscente = nessun diritto di parlare.
Mi è tornata in mente la fotografia che qualche tempo fa aveva inondato la rete, e che vedeva un metro indicare i ruoli femminili in modo proporzionale alla lunghezza della gonna. Quella era una provocazione. Evidentemente c’è chi la applica realmente. Ed è una donna.
In questa spiacevole storia – che ha molto poca necessità di essere sviscerata, perché mostra già la sua essenza in superficie – c’è qualcosa di usurato, di antico, di noioso, di rivoltante. C’è tutta quella retorica sessista del dress to impress secondo cui la donna per fare carriera, per meritare credibilità e attenzione deve essere poco sexy, abbastanza anonima, abbastanza (se non del tutto) maschile. Il tweet di Caterina Balivo non offende solo Diletta Leotta, ma tutte le donne. E ci ricorda che per essere prese sul serio per alcuni è necessario allinearsi ai parametri sessisti di cui siamo vittime quotidianamente (a questo punto viene da domandarsi: quanto consapevolmente?).
Se spesso vi autocensurate – perché in modo inconscio siete persuase che con la minigonna o i tacchi a spillo difficilmente verrete considerate come con un paio di pantaloni e di derby – forse dovreste smetterla. Perché fino a quando qualcuno si sentirà autorizzato a valutare il vostro abbigliamento, e a giudicarvi per quello che indossate, non avremo fatto il minimo passo avanti verso una reale parità di genere.
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