Eventi

Sanremo ai tempi della mascherina (e del pubblico che non c’è)

4 Marzo 2021

Che effetto fa vedere Sanremo senza pubblico in sala?

A questi miei diari mancava una parte dedicata al Festival della Canzone Italiana, d’altronde il 70esimo Sanremo si è tenuto in epoca pre-covid. A parte la profezia sorda della canzone vincitrice, non c’era niente tra il 4 e l’8 febbraio 2020 che facesse pensare all’uragano che sarebbe venuto dopo. Probabilmente il Festival 2020 è stata una delle ultime cose pubbliche e felici a cui abbiamo potuto assistere. Dopo si è creato un vuoto che qualcuno ha cercato di colmare con gli arcobaleni e i canti dai terrazzi, una spazio indeterminato in cui abbiamo imparato tutti a procedere a balzi, tra regioni di colore diverso ogni settimana e chiusure dei nostri tanti spazi di libertà.

Che effetto fa vedere Sanremo senza pubblico in sala?

Fa un affetto strano pensare che uno canta e davanti non c’è nessuno. Allora dove guardi? Nella telecamera, ammesso che a casa qualcuno in ascolto ci sia, perché nelle case succedono sempre molto cose insieme, uno può alzarsi a prendere una birra, può andare a mettersi il pigiama, oppure può addormentarsi sul divano, amplificando all’infinito quel senso di vuoto che sento io tutte le volte che guardo il teleschermo e so che tra le file rosse di pubblico non c’è nessuno. Le canzoni sentite alla radio alla fine fanno lo stesso effetto, suonano come hanno sempre suonato. Ma in sala si sente che manca almeno un cuore che batte e un cuore che batte fa la differenza.

Che effetto fa vedere Sanremo senza pubblico in sala?

Accanto a me ci sono le mie figlie mentre guardiamo Sanremo, è una passione che mia nonna Gianna ha trasmesso a me e che io sto trasmettendo a loro. Ieri al posto che pubblico sono stati messi dei palloncini colorati. La mia bimba più piccola mi ha chiesto perché c’erano i palloncini. Ci credete se vi dico che esattamente non sapevo come risponderle? C’erano i palloncini come ci sono le mascherine sulle nostre facce, c’erano per ricordarci che ognuno è responsabile di tutti e di ciascuno, c’erano per indicare che un vuoto lo si può colmare solo con un pieno e il pieno, nel nostro caso, è la vita vissuta in pienezza, anche grazie alla musica e alle canzoni che dal palco si cantano dentro un teatro tremendamente vuoto.

I diari della mascherina

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