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Sabotaggio Presidente!
Sono in grado di svelare il sabotaggio avvenuto ieri, sabato 27 maggio, ai danni del nostro presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Una perfida manina (risalente ai sevizi segreti del Ministero delle pari opportunità e della famiglia) ha sostituito all’ultimo momento il discorso del presidente per la celebrazione del centenario della nascita di don Lorenzo Milani a Barbiana. Sono entrato in possesso di questo discorso non letto e lo riporto qui con devota e immutata stima per il nostro presidente, vittima di un complotto.
«Carissimi italiane e italiani, ho lasciato per un giorno il sacro tempio del Quirinale.
Come sapete lì svolgo il mio ruolo di vestale, custode del sacro fuoco della democrazia, fiamma che non deve spegnersi mai.
Ho lasciato quel tempio, ma vi ritornerò al più presto.
E ho fatto questo per un motivo molto importante: fare visita a quest’altro sacro tempio di Barbiana.
Anche qui per alcuni anni è vissuto una vestale che ha custodito il sacro fuoco della ribellione e della disobbedienza.
Qui un manipolo di giovani ha imparato cosa vuol dire essere cittadini. Cosa assai diversa dall’essere sudditi.
Verrà un giorno in cui vi racconteranno che don Milani qui è stato la vestale della parola. Vi leggeranno questa sua celebre frase: “Il mondo si divide in due categorie: non è che uno sia più intelligente e l’altro meno intelligente, uno ricco e l’altro meno ricco. Un uomo ha mille parole e un uomo ha cento parole”.
Questa è solo una parte delle tante cose molto belle che avvenivano nei riti scolastici del tempio di Barbiana.
Non si insegnavano solo le parole, si insegnava anche ai ragazzi quando dovevano prendere la parola e quando dovevano toglierla a qualcuno perché parlava a sproposito (contro i poveri e gli invisibili).
Un giorno il priore rispose così ad un prete che voleva venire con i suoi giovani: “Escluso lei naturalmente, gli altri possono solo ascoltare, domandare, stare zitti. Se due si scambiano una parola tra loro in camera mia li sbatto fuori, se uno mi interrompe mentre parlo lo sbatto fuori, se dice “non sono d’accordo” lo sbatto fuori. Non l’ho invitato per dirmi se è d’accordo o no. Ho avuto solo la gentilezza di concedergli di sentirmi far scuola. Se i suoi giovani sono tanto borghesi da non sopportare queste condizioni, venga lei da solo e si farà una chiacchierata fra preti senza nessuna legislazione limitativa!”.
Ebbene sì. La differenza tra suddito e cittadino è questa: parlare e far tacere.
Quando il potere mostra il suo volto protervo e dispotico urge ribellarsi e metterlo a tacere.
Bene hanno fatto giovani e adulti che hanno zittito la ministra Roccella. Lo dico io qui a Barbiana.
Prima di quella radiosa alba al salone del libro di Torino dello scorso 20 maggio, il 30 marzo era stata la stessa ministra a zittire i sindaci che volevano incontrarla trattandoli come sudditi con l’unico dovere di obbedire: “Non c’è un confronto da fare. Ci sono leggi e una sentenza precisa. I sindaci sanno quello che possono e che non possono fare”.
Oggi da Barbiana vogliamo leggere gli occhi dei ragazzi che a Torino hanno zittito la ministra e ricordare alcune parole di don Lorenzo.
“Il maestro deve essere per quanto può profeta, scrutare i segni dei tempi, indovinare negli occhi dei ragazzi le cose belle che essi vedranno domani e che noi vediamo solo in confuso…essi dovranno tenere in tale onore le leggi degli uomini da osservarle quando sono giuste (cioè quando sono la forza del debole). Quando invece vedranno che non sono giuste (cioè quando sanzionano il sopruso del forte) essi dovranno battersi perché siano cambiate”.
Ritorno questa sera al tempio del Quirinale, carissime italiane e italiani, avendo un poco condiviso dello spirito di quella grande anima che fu don Milani.
E con lui rinnoverò la mia preghiera per avere molti giovani capaci di parola e di esempio.
“La leva ufficiale per cambiare la legge è il voto. La Costituzione gli affianca anche la leva dello sciopero. Ma la leva vera di queste due leve del potere è influire con la parola e con l’esempio sugli altri votanti e scioperanti. E quando è l’ora non c’è scuola più grande che pagare di persona un’obiezione di coscienza. Cioè violare la legge di cui si ha coscienza che è cattiva e accettare la pena che essa prevede…chi paga di persona testimonia che vuole la legge migliore, cioè che ama la legge più degli altri…preghiamo Dio che ci mandi molti giovani capaci di tanto”.
Bello questo tempo che vede scendere in strada giovani che vogliono parlare e pagare di persona.
W l’Italia».
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