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Quindici anni di Lugocontemporanea
Pinocchio for president, così recita la quindicesima edizione di Lugocontemporanea, una rassegna concentrata in tre serate nel cuore della Romagna, a Lugo, a pochi chilometri da Ravenna. Si chiama sobriamente, senza effetti speciali, si fa poca pubblicità (per l’esiguità delle risorse e forse per l’orgoglio di sapersi comunque attesa ad ogni stagione), fatica a far quadrare i conti al bilancio annuale, ma resiste. Per una piccola kermesse che esordiva nel 2004 con le parole di Oscar Wilde sull’inutilità dell’arte (solo per darsi coraggio) e grazie al quasi-volontariato di un gruppo di amici e artisti, Lugocontemporanea oggi si conferma una sfida vinta nei confronti dei fanatismi mondani e del mercato dell’intrattenimento che l’avrebbero già travolta se certe idee forti e minoritarie non fossero anche sostenute dal coraggio.
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E rieccola all’edizione numero 15, nelle sue classiche serate di fine luglio, portando in una cittadina famosa per il cavallino Ferrari e l’Angelo Vintage Palace, artisti internazionali come Uri Cane o la Societas Raffaello Sanzio, e decine di artisti meno conosciuti al grande pubblico ma di ricercata e comprovata qualità, da Massimo Ottoni ad Andrea Serio (l’autore dell’immagine di copertina), da Franco Naddei ai Clock’s pointer dance della scorsa edizione, da Giacomo Toni ad Antonio Grammentieri, per citarne, tra i tanti, solo alcuni.
Musica (principalmente), teatro, arte figurativa, letteratura si offrono liberamente al pubblico nei chiostri storici della città, luoghi un tempo non così fruibili, a lungo sterilizzati dalla mera conservazione dei patrimoni, sconosciuti a tanti cittadini anche perché nascosti.
Lugocontemporanea ha resistito quindici anni nel traffico delle correnti festivaliere estive di una terra che in luglio è più incline alla balneazione e all’intrattenimento leggero, o volge lo sguardo a rassegne ravennati di più forte richiamo estetico-mediatico. Basterebbero questa resistenza ai tempi infausti e l’impegno di anni di lavoro tecnico-organizzativo e di ricerca, per ricordare qui l’edizione 2019 di questo appuntamento e la volontà della politica di non seguire solo logiche numeriche ma incoraggiare anche la qualità del lavoro di un’associazione culturale (l’omonima Lugocontemporanea) guidata da un artista notevole (anche mutevole), notoriamente inarreso a qualunque forma di ubbidienza al mercato. Lui è il noto (ma anche ignoto) cantante John De Leo, che assieme agli amici e collaboratori Franco Ranieri e Monia Mosconi, reinventa e dirige Luogocontemporanea dal 2004.
Quest’anno la rassegna si presenta al pubblico con grafica fiabesca: un peculiare Pinocchio sullo sfondo verde pastello di Andrea Serio, artista evocativo, capace di generare pensiero attraverso il segno, di enunciare l’idea in un paio di dettagli o in una sfumatura di colore. Il motto è provocatorio e a suo modo contemporaneo: Pinocchio for president. I riferimenti alla politica-teatrino e ai collassi massmediatici (le bugie hanno davvero le gambe corte?), ai burattini e ai burattinai del paese, sono di libera interpretazione. L’immagine si discosta parecchio dall’icona classica di Collodi e incontra l’occhio di chi ormai vede (o teme di vedere) il ministro dell’Interno (alle cronache il Capitano) dappertutto (anche in sogno probabilmente può capitarne una visione occultata alla coscienza); raffigurato a testa china, con attaccatura e taglio alla Diabolik, naso allungato a fiorino lucente, la figura disegnata da Andrea Serio rimanda senza indugi all’ossessione mediatica nel panorama politico: Matteo Salvini, l’uomo di governo (nel bene o nel male) più seguito e rappresentato da tutti i media nazionali. Una prostrazione o un atto di pentimento, la figura inequivocabile piega il capo nell’icastica locandina dell’artista che illustra da anni la rassegna. Il Pinocchio promesso presidente mostra una tenera coccarda tricolore al petto e un cappellino conico stretto al capo; il busto chiuso in una giacca scura dal taglio austero, senza orpelli, una sorta di nera uniforme dai rimandi ambigui (ci si può anche vedere la giacca operaia cinese, inverosimilmente).
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La prima serata di domani 25 luglio, dopo la musica di Giavanni Guidi, proseguirà con l’incontro tra Lietta Manganelli (figlia dello scrittore Giorgio Manganelli) e l’autore Ermanno Cavazzoni, serafico umorista, misurato e tagliente, capace di spandere attorno e nel tempo, un senso di quieta, indolente pacificazione col reale. Nelle serate successive, fino a venerdì 27 luglio, musica, danza e rari materiali video.
www.lugocontemporanea.it
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