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Quel piacione di Mario Draghi

19 Agosto 2020

Nel 1954 don Luigi Giussani, destinato all’insegnamento in seminario, si laureò con una tesi sulla teologia protestante americana.

La vita lo portò poi ad insegnare religione al liceo Berchet di Milano e a fondare il movimento cattolico di Comunione e liberazione.

Tra i maestri cui spesso rese omaggio, frutto dello studio della sua tesi, ci fu Reinhold Niebuhr, teologo riformato americano.

Lo stesso teologo citato da Mario Draghi in un passaggio del suo discorso proprio al Festival di Rimini: “Dalla politica economica ci si aspetta che non aggiunga incertezza a quella provocata dalla pandemia e dal cambiamento. Altrimenti finiremmo per essere controllati dall’incertezza invece di essere noi a controllarla. Perderemmo la strada. Vengono in mente le parole della “preghiera per la serenità” di Reinhold Niebuhr che chiede al Signore: Dammi la serenità per accettare le cose che non posso cambiare, il coraggio di cambiare le cose che posso cambiare. E la saggezza di capirne la differenza”.

Da molti anni il Festival di Rimini fa da passerella a coloro che comandano in Italia. E il potere di Mario Draghi in questo momento, che ancora non ha scelto cosa fare da grande dopo gli anni alla Banca centrale europea, ha la forma del capitale in cerca di investimento.

Repubblica addirittura titola oggi: DRAGHI SORPRENDE IL GOVERNO.

Aggiungo allora una riflessione proprio tratta da Niebhur.

Questo teologo americano espresse in maniera decisa la necessità di un controllo del potere perché non degenerasse in dispotismo. E condusse in maniera radicale il proprio pensiero a riconoscere che la corruzione non riguarda solo i governanti ma anche i governati, tutti schiavi del peccato originale, a rischio di pensare di poter santificare la propria posizione politica conferendo un’aurea di sacralità a precisi e particolari interessi, che pretendono così una propria universalità. E’ una dinamica che dà vita alla violenza che nega la presenza della stessa natura umana in noi e negli altri e conduce a trattare coloro che sostengono scelte diverse come il male stesso.

Nel nome di Niebuhr, non le lasceremo scampo dott. Draghi. Né a lei né agli amici ciellini cui ha schiacciato l’occhiolino per dar di intendere che l’intesa è chiara e ha orizzonti teologici.

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