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Quanto la paura può distorcere la realtà? Viaggio ne “La Condizione Umana”
Qual è il confine tra realtà e rappresentazione? «È così che vediamo il mondo, lo vediamo come al di fuori di noi anche se è solo d’una rappresentazione mentale di esso che facciamo esperienza dentro di noi», affermava René Magritte, dibattendo della sua opera intitolata “La condizione umana”. Un’opera composta da due dipinti realizzati a due anni di distanza l’uno dall’altro, e che appartengono alla serie del “quadro nel quadro”, in cui Magritte gioca sulla percezione della realtà ed evoca un confine sottile, quasi indefinito, tra ciò è reale e quello che ne è la sua percezione.
“La condizione umana”, situato alla National Gallery di Washington, fu eseguito nel 1933 e rappresenta una tela appoggiata su un cavalletto su cui è dipinto il paesaggio che si vede oltre il davanzale di una finestra: tela e paesaggio si fondono. Se la prima impressione è che il panorama oltre la finestra sia reale in quanto rappresentato nel dipinto in primo piano, l’osservatore capisce poi che anche questo è finzione perché facente parte del quadro d’insieme che sta osservando.
Nel secondo dipinto, appartenente alla collezione Simon Spierer di Ginevra, il cavalletto è posto in modo differente rispetto al primo dipinto. Attraverso questo spostamento il pittore riesce a conferire un taglio, una forma ed una dimensione all’immagine; i tre elementi che guidano lo spettatore durante l’interpretazione dell’opera e, in ultima analisi, nel giudizio della realtà.
Magritte, così, riflette sulla relazione che esiste tra conoscenza, riproduzione ed esperienza. Cosa è vero e cosa non lo è? Quanto contano i dettagli? E quando e quanto il nostro sguardo può influenzare la lettura della realtà stessa?
Dalle stesse domande nasce il lavoro di ricerca (non estetica), lo spettacolo “La Condizione Umana” della Compagnia Teatrale Oltreunpo’, in scena dal 18 al 21 gennaio presso il Teatro Delfino di Milano.
Lo spettacolo, per la regia di Marco Oliva, con lo stesso Oliva e Martino Iacchetti, Elena Martelli, Gabriele Natale e Bruna S. de Almeida, viaggia tra diversi registri e quadri interni ed è un tentativo di rappresentare quanto di più vicino ci possa essere alla forte realtà che stiamo vivendo. Quale? Quella delle migrazioni.
Oggi, l’assenza di soluzioni politiche risolutive, le incertezze e i timori alimentano le estremizzazioni di tesi e di pensieri razzisti. Quando le notizie degli annegamenti quasi quotidiani nei nostri mari diventano ormai un dato statistico e la parola migrazione viene sostituita con invasione, allora il presunto pericolo può giustificare tutto: l’idea del bisogno di difendersi, di pretendere soluzioni forti. L’unico conseguente risultato di cui possiamo essere certi però è la perdita del senso dell’umano. La realtà risulta così distorta dal nostro sguardo impaurito.
La realtà è una verità mutevole. Domandandosi quale sia oggi la condizione umana, Oltreunpo’, indaga il preoccupante tema dei nuovi fascismi e razzismi, con il desiderio di fornire uno sguardo più vero, privo di preconcetto. Lo fa attraverso lo spettacolo, ma anche organizzando un dibattito, un confronto pubblico, venerdì 19 gennaio alle ore 20, prima della rappresentazione, con la partecipazione di Pierfrancesco Majorino, Assessore alle Politiche Sociali, Salute e Diritti del Comune di Milano, Silvia Grossi, antropologa, ed altre personalità della cultura, della stampa e dell’associazionismo.
Le pillole video in attesa del debutto in teatro
VIDEO N.01: “I migranti sono messaggeri che preannunciano le sciagure che nel mondo presto accadranno o che sono già in atto”
VIDEO N.02: “Nessuno può diventare completamente cosciente del male che ha dentro, né potrebbe accettarlo. Così preferisce riversarne l’ombra sugli altri. I suoi fantasmi divengono ciò che meno sopporta degli altri.”
VIDEO N.03: “Lampedusa è l’isola italiana situata più a meridione, a metà tra Malta e la Tunisia. Geologicamente appartiene al continente africano.”
INFO: La Condizione Umana
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