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Piacere,Puglia Off:L’occhiodelciclone theater rende omaggio a Testori e Van Gogh

5 Novembre 2015

“Le emozioni si susseguono una dietro l’altra, l’attenzione rimane vigile, la regia di Gianfranco Groccia riesce a mettere il pubblico in una condizione di attesa dello sviluppo dell’azione, nonostante si conosca bene la trama e quindi l’epilogo degli eventi. Le mani di un pubblico affamato di emozioni ne sono la prova ed inesorabilmente gli applausi terminano in una standing ovation.” Daniela Ammirata

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Ultimo viaggio alla scoperta delle realtà iscritte alla nostra rete.  L’occhiodelciclone theater è una Compagnia barese che da anni riscuote notevole successo di pubblico e di critica. Una compagnia estremamente attenta ai dettagli. Lo spettatore non può che lasciarsi ammaliare e coinvolgere dalla composizione di ogni singola scena,  dal tono di voce e dal silenzio (che parla e racconta) degli attori in scena.  L’occhiodelciclone theater è una compagnia estremamente originale. Audace la propensione allo sperimentalismo. In ogni spettacolo c’è sempre qualcosa di nuovo, di non visto, che resta impresso nella mente dello spettatore.

 

Due gli spettacoli iscritti a Puglia Off: “I Colori dell’Anima – Vincent Van Gogh” ed “Edipus“. Van Gogh e Testori: due artisti straordinari raccontati in maniera inedita da questa Compagnia. Testori (scrittore, drammaturgo, storico dell’arte e critico letterario italiano) amava la pittura di Van Gogh, una pittura che “parla una lingua che alla fine va oltre se stessa, si libera da se stessa, perché si trasfigura in sensibilità. Una sensibilità più larga, un’ accensione”. Negli ultimi anni della sua vita Testori scrisse l’introduzione al Catalogo generale dei dipinti di Van Gogh e di lui scrisse:

“La vera, irraggiungibile grandezza di Van Gogh abita proprio nel non essersi costruita per sé abitacolo alcuno; abita, ecco, nell’’aver appiccato un fuoco, che non tanto porta verso l’Espressionismo o che altro (è, questa, una lettura del tutto interessata e deviante) ma verso la distruzione stessa della pittura; e ciò, tanto più essa ci si mostra folgorata, vivente e destruentesi in una zona cui mai prima le era accaduto d’accedere.”

“I Colori dell’Anima – Vincent Van Gogh”

Sarò pittore, uomo o cane, enfin un uomo con sensibilità. –  Vincent Van Gogh

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Lo spettacolo è liberamente tratto dall’epistolario “Lettere a Theo”, una testimonianza universale di fine ottocento, tra le più commoventi, all’altezza dei testi più elevati. Dal forte impatto emozionale, in un intreccio serratissimo tra arte e vita, lo spettacolo, sorretto da una certosina ricerca condotta anche in Olanda, è un suggestivo viaggio interiore nell’uomo-pittore Van Gogh, uno dei protagonisti più sconcertanti e più autentici dell’arte moderna.

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“Sono passati diciotto anni da quando, nel 1992, cominciai a curiosare prima nella sua corrispondenza, fra libri d’arte, di psichiatria e poi davanti alle sue rutilanti tele disseminate un po’ dappertutto, ricevendone “una terribile e profonda emozione”. Sono passati diciotto anni tra entusiasmi e disincanti, ma ogni volta che (ri)porto in scena Vincent è per me un evento, colmo di silenzio e di pudore, che spero di poter condividere con i partecipanti-testimoni della rappresentazione. E’ trascorso del tempo ma il mio amore per il mondo interiore di Vincent resta, tra tanti relativi, un valore assoluto, fedele ed immutato nel tempo.
Il mio allestimento non consacra ulteriormente il pittore olandese, non ce n’è bisogno! Van Gogh, post mortem, naturalmente, è stato fin troppo celebrato, mitizzato, murato, non solo in una tomba ma in musei, cataloghi, enciclopedie, pubblicazioni, diagnosi cliniche, iperboliche ed assurde quotazioni di mercato che hanno contribuito ad alimentare, non senza interessi, il mito romantico dell’artista infelice, folle e geniale. Il teatro è incontro e memoria, si dice, il significato etico della memoria! Ebbene, vorrei poter restituire a Vincent e a noi stessi, al di là delle leggende e mistificazioni, senza compiacimenti, tutti i colori della sua anima, la sua disarmante nudità, quel profumo di autenticità e di verità umana che preesiste al pittore ed è la base prima della sua grandezza artistica”. Lino De Venuto

“E’ una verità del cuore umano che noi amiamo in anticipo, o in ritardo. Raramente al tempo giusto, nel presente”. Lou Andreas Salomè

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 “Edipus”

Edipus, parte integrante della Trilogia degli Scarrozzanti, è la rivisitazione del più noto testo classico “Edipo re” di Sofocle. La storia: un capocomico abbandonato da tutti gli altri attori della compagnia, tenta di mettere in scena la tragedia, in uno scalcinato teatro della provincia di Milano Sera dopo sera, in una desolante solitudine, l’attore-scarozzante recita, si traveste, si ritraveste, ricopre tutti i ruoli della tragedia, Laio, Giocasta, Edipo. Ma la storia di Edipo e la storia personale dell’attore finiscono col confondersi e sovrapporsi fino alla mitragliata finale, che farà fuori l’attore e porrà fine alla sua scalcagnata rappresentazione. Ma al di là di questa storia, antica e moderna, che partorisce dal ventre del teatro e che come ogni mito contiene tutta la storia dell’uomo, del passato, del presente e del futuro, ciò che affascina e seduce di Testori è anzitutto il suo lessico di rottura con le precedenti esperienze letterarie, lessico che peraltro si nutre di una presenza ossessiva del corpo, portato in scena, in tutta la sua carica fisiologica e gestuale.

Non è casuale l’amore di Testori per Francis Bacon e la realtà carnale delle sue tele. La sua scrittura scenica è retta da inesausta sperimentazione linguistica, da un impasto verbale di neologismi, di dialetto (il lombardo), di parole colte e di gergo metropolitano, di latino (la lingua della liturgia religiosa) di francese, di spagnolo, di citazioni, di incredibili invenzioni linguistiche.

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Tutto è scritto per una parola che non si pensa per la pagina ma per la voce, per il corpo umano, per l’attore: con questa lingua viscerale, fatta di carne e di sangue: con questa parola-parlata, che spacca e va oltre, forte e ruvida, inaudita e babelica, metafisica e stracciona, sempre oscillante tra bestemmia e preghiera, l’attore deve ingaggiare un’autentica lotta. Ma è proprio in questa lotta, nell’assunzione di questa verbalità fortemente fisicizzata, in questa lingua masticata, ingoiata e sonorizzata ai limiti del dicibile, che sta la ricchezza prismatica e il fascino drammaturgico di Testori. L’adattamento proposto prevede l’inserimento di alcuni passaggi in vernacolo barese.

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Pagina Facebook de l’ occhiodelciclone theaterhttps://www.facebook.com/locchiodelciclone-theater-419155294808717/?fref=ts

Eventi in programma della Compagnia:

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