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Cronaca di una mostra di impressionisti

20 Agosto 2024

“Impressionisti – L’alba della modernità” si è presentata come la più completa mostra sull’impressionismo mai realizzata in Italia. La mostra si è tenuta al museo storico della fanteria, a fianco della Basilica di Santa Croce in Gerusalemme e non lontano da piazza San Giovanni a Roma.

Dal 30 marzo al 28 luglio 2024 ho avuto l’opportunità di visitarla insieme a mia moglie. Abbiamo aspettato troppo e siamo andati pochi giorni prima della chiusura. Si è rivelata un’esperienza tragicomica, degna dei migliori film di Fantozzi.

La mostra è stata curata da Vincenzo Sanfo, che il sito ufficiale indica come “Curatore mostre internazionali, esperto di Impressionismo”. Ma soprattutto il curatore è stato supportato da Vittorio Sgarbi, presente anche nel comitato scientifico.

Non ho alcuna stima di Sgarbi politico. Speravo che, almeno come critico d’arte, valesse parte della sua fama. Ero troppo ottimista. All’ingresso, paghiamo un prezzo da mostra importante per salire al secondo piano del palazzo e accorgerci che manca l’aria condizionata. A fine luglio le stanze diventano una via di mezzo tra una sauna e un forno.

Eppure, anche il più grande negazionista del cambiamento climatico sa che l’estate romana è calda. Forse, si poteva aggiustare l’areazione prima di mettere in pericolo i quadri e togliere il fiato agli spettatori, letteralmente. Per rimediare, l’organizzazione si è dissanguata ponendo ben tre ventilatori, di cui uno solo con la piantana. Gli altri due servivano solo ad arieggiare un po’ i piedi.

L’esposizione inizia con la presentazione delle otto mostre che avviarono il movimento impressionista. Pensavo allora che i quadri seguissero queste prime mostre, illustrandone le specificità. Ma sarebbe stato chiedere troppo.

Un corto corridoio presenta gli artisti che hanno anticipato il movimento. Ci sono tante opere di Camille Corot, pittore che adoro. Però la mostra presenta solo brutte incisioni invece dei suoi meravigliosi acquerelli.

La situazione non migliora nelle quattro sale successive. Si alternano nomi altisonanti come Claude Monet, Edgar Degas, e Paul Gauguin. Peccato che la stragrande maggioranza delle opere sono semplici studi e bozzetti, oltre che acqueforti, incisioni e disegni. Magari hanno un grande valore artistico, ma, complice il caldo, trasmettono l’entusiasmo di un comizio di Tajani.

Il materiale è davvero numeroso e variegato. Sfortunatamente, appare come una posticcia collezione di opere minori disposte su pareti colorate di dubbio gusto. E poi, sembra che nel preparare la più grande mostra sugli impressionisti, nessuno si sia ricordato il piccolo dettaglio di tradurre i titoli delle opere.

L’ultima sala dà finalmente qualche soddisfazione, con alcune meravigliose tele di Firmin Girard, autore che non conoscevo. Per il resto, abbiamo visitato un’esposizione che sa solo vendersi come un capolavoro, quando tante mostre gratuite sono organizzate meglio e con opere di più alto valore. Ad esempio, il municipio IX di Roma organizza esposizioni gratuite e interessanti negli spazi moderni e funzionali de La Vaccheria, in zona EUR.

Nel museo della fanteria, il vero pezzo forte è sembrato essere la teiera usata da Monet, esposta in una teca come un’opera d’arte. Mi viene da pensare che gli organizzatori abbiano chiesto opere in prestito ai francesi, che si sono giustamente rifiutati di rovinare i propri quadri nel caldo torrido. Così, alla proposta di prendersi la teiera di Monet, hanno risposto “Pijamose ‘sta teiera, via!”.

Prima di andarcene, ci sediamo sulla panchina posta all’inizio della scalinata, dove l’organizzazione ha creato un’area selfie. Qui, possiamo farci una foto che può essere pubblicata su Instagram in modo da partecipare a un concorso che permette di vincere il catalogo della mostra. L’area è decisamente pacchiana, anche se la trovata è abbastanza simpatica.

Il passaggio finale nei bagni dell’edificio appare in linea con tutto il resto. Dopo essermi lavato le mani, mi accorgo che manca anche la carta e non posso fare altro che asciugarmi scuotendo le mani e strofinandole un po’ sui pantaloni.

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