Eventi
Lucca Comics & Games 2019: Suehiro Maruo, la luna è un buco nel cielo
La sua opera è provocante, narra storie che fondono assieme elementi erotici e grotteschi. Per questo è tra i maggiori esponenti di quella corrente che viene definita ero-guru, un movimento sorto in Giappone durante gli anni Venti dello scorso secolo, che affonda le proprie radici nell’edonismo nichilista della Tokyo di quel periodo. È il Sensei Suehiro Maruo, uomo di poche parole, ma maestro indiscusso, tra i più grandi artisti giapponesi della contemporaneità. Si racconta centellinando ogni parola, non dice mai più del necessario, ma è lampante la passione smodata che ha per il suo lavoro.
A Lucca quest’anno gli hanno dedicato una mostra a Palazzo Ducale dal titolo particolarmente evocativo: “La luna è un buco nel cielo”, come a evidenziare che dietro le cose si nascondano alle volte ulteriori significati, più profondi e che possano essere notati ed eventualmente approfonditi solo osservando attentamente i dettagli che ci circondano. Ma alla mia domanda relativa al discorso sviluppato dalla ricerca di un ulteriore senso nelle cose, il maestro risponde molto semplicemente: “Credo che spesso non ci sia un significato così profondo nel mondo che osserviamo. Quando infatti un bambino osserva la luna può addirittura vederci solo e unicamente quello che essa rappresenta, che può essere appunto solo un buco che però non nasconde mai niente di ulteriore, essendo alla fine niente altro che un buco”. Il mondo quindi è semplicemente una miscela di forme che ci appaiono concretamente, che siano fantasmi, demoni o persone in carne e ossa. Una concretezza che si ritrova anche nella determinazione del maestro Maruo: “Fin da piccolo volevo fare il fumettista, non mi ha mai affascinato nessun altro tipo di mestiere e non avrei mai voluto fare altro”.
In questa sua determinazione nel perseguire una carriera artistica, sono stati sicuramente molti i punti di riferimento e le influenze che hanno contaminato il suo percorso, ma come ammette lui stesso, “sono troppi i lavori di scrittori, mangaka e registi giapponesi che mi piacerebbe annoverare tra le mie principali fonti d’ispirazione e quindi dovrei citarne un’infinità”. Parla invece con sicurezza di un fumettista occidentale che lo ha particolarmente colpito: è Moebius, uno dei più famosi maestri dell’illustrazione fantastica e fantascientifica. Ed è interessante notare che lo stile del francese in qualche modo ricordi alcuni suoi atteggiamenti espressivi. Poi il Sensei prosegue: “sul Vampiro che ride (Warau Kyūketsuki) gli elementi occidentali sono prevalentemente di origine europea. La mia figura di riferimento è stata però il kyuketsuki, che rappresenta un demone succhiatore di sangue che comunque sia si avvicina moltissimo all’entità del vampiro. E mi piace molto Vampyr di Dreyer quindi sicuramente qualcosa di quello può essere finito nel mio lavoro”.
Un lavoro quello di Maruo sempre grondante di piccoli accorgimenti e di una capacità di accumulare molti dettagli: “Mi piace osservare nei dettagli tutto ciò che mi circonda, spesso guardo con molto interesse fotografie di artisti che cercano di rappresentare il mondo nelle sue più piccole sfumature, questo in qualche modo stimola anche il mio lavoro”. Nonostante la grande concentrazione e la perfezione richiesta dalle sue opere, ammette che non è propriamente uno stacanovista: “Io vivo normalmente, mi alzo alle otto, faccio colazione e non lavoro tutto il giorno. So che ci sono altri miei colleghi che lavorano tantissimo, ma io invece sono molto pigro!”
Poi, poco dopo, si esprime chiaramente sulle sue preferenze riguardo alla lunghezza dei racconti: “Mi piace di più lavorare con le storie brevi perché mi permettono di esprimermi con più sincerità, invece con quelle lunghe tendo ad annoiarmi e mi viene voglia di abbandonare in quanto sento che l’ispirazione potrebbe mancarmi. Osamu Tezuka una volta disse che la storia breve è più difficile, perché devi concentrare tutto in poche pagine, ma credo che se ci riesci otterrai sempre un risultato migliore rispetto a quello di una molto più lunga. Con Tomino la dannata (Tomino no Jigoku) ho voluto provare una storia lunga perché almeno una volta volevo mettermi alla prova. Spero di essere riuscito a ottenere un buon risultato”.
In chiusura, a una domanda sulle paure che lo affliggono, non può fare a meno di parlare di emotività e ricordi: “Adoro L’esorcista, quando vedo un film come quello provo una grande emozione e anche io vorrei riuscire a trasmettere sempre quell’emozione nella mia opera. Sulle mie paure posso rimembrare invece un episodio relativo all’infanzia: ricordo che da bambino vicino a dove abitavo c’era un cimitero che mi terrorizzava molto. Dovevo passarci accanto per tornare a casa. Un giorno era talmente buio che chiesi a una mia amica di accompagnarmi. Senza di lei credo che non sarei mai riuscito a farcela!”. Come a dirci che la paura fa parte di noi ma c’è e ci sarà sempre qualcuno che potrà aiutarci a superarla. Un insegnamento prezioso, da custodire gelosamente.
Devi fare login per commentare
Accedi