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Lerici Pea: quando la Poesia resiste

13 Settembre 2019

I premi di Poesia si moltiplicano a dismisura, rendendo chiaro come alla qualità dei versi, pur sempre sottoposta a un giudizio fatto anche di gusto personale e soggettività, si preferiscano altre variabili assai meno pregevoli. Per fortuna – anche se più che di fortuna bisognerebbe parlare di costanza, fatica e coraggio – alcuni concorsi resistono nel loro essere ed esistere solo per la Poesia; il Premio Lerici Pea rientra a pieno titolo, dal 1997, in questo secondo gruppo.

Ho avuto il piacere e l’onore di parlare con Lucilla Del Santo, architetto votato da anni all’organizzazione e alla gestione di eventi culturali e responsabile del Premio Lerici Pea Golfo dei Poeti, e ho provato a vedere con lei cosa c’è dietro un progetto di questo tipo e cosa comporta oggi portare avanti un concorso libero da influenze di qualsiasi genere, avente come unico scopo quello di promuovere, diffondere e valorizzare l’eccellenza poetica in Italia e nel mondo.

Questo l’esito della nostra chiacchierata, una feritoia sul dietro le quinte di un Premio di Poesia autentico, a cui tutti gli appassionati e artefici di cultura e versi dovrebbero rivolgere uno sguardo.

 

Lucilla Del Santo, responsabile del Premio Lerici Pea

Innanzitutto qualche parola sul Premio Lerici Pea da una prospettiva interna, come la tua, che da tanti anni te ne occupi e lo segui in ogni suo dettaglio.

Mia madre Maria Grazia Beverini Del Santo, persona speciale sia dal punto di vista umano che culturale, mi ha lasciato in eredità il Premio Pea, che aveva largamente contribuito a rendere grande dal 1997: ho capito fin da subito che per me questo Premio sarebbe diventato un vero lavoro. Ci sono cresciuta e non potevo che rimanere affascinata dai tanti personaggi che ho incontrato e ascoltato.  Ho sentito fin da subito che mi era stata lasciata una responsabilità importante: il lavoro di chi mi aveva preceduto, e non solo quello di mia madre, non andava perso: bisognava che il Premio continuasse a volare alto, sempre di più. E così sto cercando di fare, mettendo al servizio del Premio tutta la mia passione e professionalità.

In uno scenario dove i concorsi poetici si moltiplicano e anche per quelli storici essere sinonimo di ciò che sono stati sembra essere un’impresa non scontata, il Premio Lerici Pea continua per la sua strada di ricerca e valorizzazione della più bella Poesia, italiana e internazionale. Quanta energia ci vuole per proseguire in questa direzione?

Non parlerei solo di energia: è necessaria una grande determinazione, soprattutto per non scoraggiarsi di fronte ai continui tagli alla cultura che minano la nostra attività e alla fatica che dobbiamo fare costantemente per ottenere il massimo con poche risorse a disposizione. Ma la fama di serietà che abbiano raggiunto in Italia e a livello internazionale, ci dà la forza per continuare. Unitamente alla consapevolezza che, malgrado tutto, la Poesia non solo non è morta, come alcuni vogliono farci credere, ma anzi è sempre più seguita anche dai giovani.

I poeti che avete premiato nel corso degli anni sono e continueranno a essere dei Maestri per i giovani che amano la Poesia e che, ognuno a suo modo, provano a occuparsi di quest’arte. Qual è il messaggio che il Premio Lerici Pea vuole far arrivare a questi giovani, qual è la sua idea di Futuro?

Il messaggio che mi sta più a cuore arrivi ai giovani, a quei giovani che sentono un propensione per la Poesia, è di non mollare mai, di continuare a crederci. La Poesia può essere uno strumento di conforto, di consolazione, di evasione, di libertà; insomma può parlare di noi, divulgare  le nostre idee, rivelare la verità del nostro animo.

Hai conosciuto e visto passare da lì alcuni tra i più grandi poeti italiani e del mondo: qual è l’insegnamento più speciale che ti hanno lasciato e che vorresti condividere con noi?

Ognuno dei grandi che ho avuto l’onore di conoscere, prima come spettatore, poi come comproprietario del Premio, mi ha aperto, a seconda della storia personale, una finestra su quello che ti dicevo prima: le loro parole di speranza, di disperazione, di rivincita, di disillusione, di bellezza, di amore sono ritratti umani speciali, scolpiti dentro di me, che oggi ho il piacere e l’onore di trasmettere agli altri.

Il 28 e 29 settembre ci saranno le premiazioni: so che non puoi ancora dirci i nomi dei premiati, che saranno comunicati ufficialmente nella conferenza stampa del 16 settembre, però ti chiedo: quale linea si è voluta seguire con la scelta degli autori che saranno insigniti del Lerici Pea quest’anno?

Anche quest’anno, nella migliore tradizione del Premio, che lo vede libero da qualsivoglia influenza sociale o politica, abbiamo scelto solo con il criterio di andare a ricercare e premiare la grande Poesia; più conosciuta, meno conosciuta, non importa: anzi, se è l’autore premiato è poco noto in Italia, vuol dire che abbiamo mantenuto fede anche ad un altro dei nostri principi: essere dei mecenati della Poesia di eccellenza.  Questo forse è il più grande pregio, o per qualcuno difetto, di questo premio; non siamo comprabili nei nostri giudizi, né noi come Proprietà, né la nostra Giuria di illustri professori della materia. E direi che se siamo uno dei Premi più importanti da così tanti anni, forse è una scelta in salita, ma che continua ad andare nella direzione giusta, quella che alla fine ripaga sempre.

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