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Le trebbiatrice volante e il Rolling Sponz Review (viva lo Sponz Fest!)

29 Agosto 2022

Il sabato mattina dello Sponz Fest è la testimonianza che dopo una notte passata a danzare ci sono ancora energie da mettere insieme. E l’espressione di questo è ciò che vedo da una finestra di una casa a piano terra. Dentro ci sono due ragazzi e due ragazze che ballano cantando alcune canzoni di Nada, reduci, evidentemente, dal concerto del giovedì sera. La musica in eventi come lo Sponz è un collante incredibile, è ciò che riesce a creare una comunità, essendo essa stessa la regola in base alla quale ci si riconosce membri di quella comunità. A questi due elementi costituenti ne dobbiamo aggiungere un terzo, è il luogo all’interno del quale tutto si svolge e di cui quella comunità diventa espressione. Attorno a questi tre elementi costituenti cominciano a muoversi alcuni elementi simbolici, appartenenti a un immaginario collettivo. Uno di questi è la trebbiatrice volante, atterrata anche quest’anno dalle parti di MonteCanto.

La trebbiatrice volante è, come MonteCanto, un altro simbolo dell’immaginario Sponz. E’ un segno, e un pezzo della mitologia costruita attorno a questo Fest, perché la terra può dare solo buoni frutti, tutto il resto viene dal demonio. E il demonio in questo caso sono le condizioni che abbiamo creato noi uomini, l’acqua che non piove, il fumo che avvelena i polmoni, la terra che secca e increpa. Una trebbiatrice che vola finora non l’abbiamo mai vista, esiste solo alla Sponz, per qualche giorno, e poi nei sogni di ciascuno. Un mezzo del genere è capace di levarsi in alto, e levandosi è in grado di arrivare in posti che sarebbero per noi a portata di mano se solo volessimo. La trebbiatrice volante è un sogno, è la versione migliore possibile del pianeta terra, è un mezzo di redenzione, di cambiamento e di redenzione. Tutto lo sforzo di questi dieci anni di Sponz sembra concentrarsi qui, alla base di questa trebbiatrice di cui abbiamo solo un manuale di istruzioni per farla funzionare.

L’ultima giornata dello Sponz Fest 2022 ha visto nuovamente protagonisti, oltre a questi elementi simbolici, il Mercato Genuino Clandestino con i suoi laboratori, gli incontri sulla filosofia agricola dei ragazzi di Tlon, e poi il terzo sentiero per la libertà dei Paths of Freedom fatto terminare proprio ai piedi della trebbiatrice volante, opera simbolo dell’edizione 2015 dello Sponz. Poi con ‘Tutti in una notte’ è cominciato il gran finale dello Sponz Coultura, e Montecanto è tornato protagonista di tutto per una notte. E’ cominciato così un altro momento rituale dell’immaginario Sponz, probabilmente a livello di energie prodotte e diffuse il più importante e sacrale di tutti, il concerto del sabato notte, quello che conduce alle radici del nuovo giorno, quello dentro cui sta la musica, il ballo, il cibo, il vino, e poi ancora la musica, il ballo, il cibo e il vino.

Per il Rolling Sponz Review è arrivato un collettivo di musicisti – condotti da Vinicio Capossela -, artisti che sono da anni l’anima del Fest. Ognuno ha avuto nel concerto finale uno spazio tutto suo. Sul palco si sono alternati Asso” Stefana, Andrea La Macchia, Giovannangelo de Gennaro, Peppe Leone, Mikey Kenney, Sol Ruiz e Victor Herrero. Oltre ai compagni storici di Vinicio ci sono stati gli ospiti speciali della serata: Davide Ambrogio e il suo progetto legato al folclore della terra, il lamento del rebetiko della chitarra e della voce di Dimitris Mystakidis, la voce straziata e toccata dalla grazia di Edda, l’anima raffinata e artisticamente anarchica di Giovanni Truppi, lo sperimentatore della voce John De Leo, la canzone militante di Mara Redeghieri e Pietro Brunello.

La musica dal vivo poi ha lasciato il posto ai suoni dell’Electro Organic Orchestra, un collettivo nato a Roma nel 2018 e formato da Davide Carbone, Giorgio Sorani e Daniele Giuffridda. Combinando tecnologia e arti visive e suoni, rifacendosi alla musica generativa, le loro creazioni cercano di sfruttare gli impulsi dei batteri e degli elementi organici raccolti nell’acqua. In questo caso, degli elementi presenti nelle acque ferme del suolo della collina di Gagliano, fatti risuonare fino a quando la luce non ha portato il nuovo giorno. La performance dell’Electro Organic Orchestra ha chiuso in maniera simbolica questa decima edizione dello Sponz dedicata ai temi della cultura e della coltura della terra.

Quest’anno lo Sponz è tornato ai livelli delle edizioni pre-covid. E Calitri, Sant’Andrea di Conza e Andretta sono tornate protagoniste pienamente, almeno per una notte, di questo evento. Calitri ha visto la musica prendere possesso ancora di alcuni dei suoi luoghi simbolici, tra cui le grotte e quella parte più caratteristica delle viscere del suo meraviglioso centro storico. Questa edizione dello Sponz lascia a tutti i suoi partecipanti una grande eredità da amministrare con orgoglio, quella del valore delle tradizioni di territori contadini come questo, in qualsiasi forma esse siano tramandate. E il concerto del sabato a MonteCanto non è stato un concerto finale, è stato solo uno dei tanti momenti del ciclo della terra che qui si sono celebrati, quello in cui più di duemila persone arrivano da tutta Italia, e ci sono stati anche degli stranieri, per raccogliere quanto seminato nei mesi in cui il giorno dura poco e non c’è gusto a tirare tardi. La domenica dopo il concerto il terreno era già pronto per una nuova semina e la ruota dello Sponz ha già ricominciato il giro. Viva lo Sponz!

Foto: Simone Cecchetti

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