Ambiente
L’abbondanza al contrario è qui. Cronache dallo Sponz Fest, numero zero
Il viaggio è stato più breve del solito. 720 km fatti in sei ore, al netto delle pause che in un viaggio del genere è opportuno fare. Lungo il tragitto mi sono provato ad immaginare discorsi, frasi, passaggi, che possano servire ad aprire questa piccola serie di cronache che vorrei inaugurare da qui, dal centro di Calitri, provincia di Avellino, nel cuore dell’Irpinia, la sede principale dello Sponz Fest edizione 2017, quella che ha come titolo ‘All’incontre’r’, al contrario, e che prende come spunto la ricorrenza della rivoluzione bolscevica del 1917 per parlare di tutte le rivoluzioni e di altre rivoluzioni possibili. Anche a partire dalla musica, perché fuori dalla semplice musica leggera, esistono canti che possono essere di protesta, canti dei campi, canti che tramandano tradizioni.
Il viaggio è stato breve, ed è stato preceduto dalla messa domenicale, a cui ho assistito nella chiesa dei Salesiani, la stessa in cui mi sono comunicato e cresimato, la stessa in cui sono cresciuto, quella di Viale Risorgimento a Livorno. Che andare a messa, e farlo alle 7.30 di mattina, prima di tutto, e prima di un viaggio lungo tutta la Toscana, parte dell’Umbria, tutto il Lazio e tutta la Campania, anche questa è una piccola rivoluzione che credo utile celebrare. Come quella della famiglia, del volersi dedicare ad essa, a mia moglie e alle mia due bambine lungo tutto il viaggio che abbiamo appena fatto, e poi nelle ore immediatamente dopo, anche questa è una rivoluzione della tante possibili. La migliore, secondo il mio modestissimo parere.
Devo ammettere che tutte le volte che arrivo qui sento un’abbondanza al contrario, qualcosa di diverso rispetto ai ritmi delle città. Perché devi spogliarti di qualcosa per arrivare all’essenza di quello che questi posti mi hanno da sempre comunicato, qualcosa di molto vicino ad una sorta di autenticità a cui probabilmente non ero abituato. Ho cominciato a venire nove anni fa, anche per due o tre volte l’anno. Ogni anno, anche due o tre volte l’anno. Cinque anni fa è nato il primo Sponz Fest, che è stata un’altra delle tante rivoluzioni possibili. Portare in un posto ai confini, in un posto di frontiera, un evento che radunasse gente, ma che prima ancora lavorasse su una prospettiva, che proponesse una visione e lasciasse a tutti coloro che abitano stabilmente questo luogo una chiave di interpretazione di dove poter dirigere un eventuale sviluppo futuro di queste terre. Segni, qualcosa che lasciasse dei segni.
Stasera, finita la cena, sono passato a salutare alcuni degli organizzatori dello Sponz dallo Sponz Office che è la base logistica di tutto. Qualcuno di loro da tre giorni dorme come capita pur di garantire che tutto sia pronto per il via. E poi giorno per giorno assicurare che ospiti, eventi e permessi possano coniugarsi tra loro come tessere di un puzzle. Ho visto la stanza dei volontari, che sono novanta in tutto, settanta dei quali arrivano da tutte le parti d’Italia fino a questa Woodstock irpina in cui, tranne qualche eccezione, non arriva nemmeno il treno. Ho visto le scenografie che si stanno preparando, ho visto la prua di una nave che mi ha fatto ricordare una poesia che ho scritto per mia moglie, un racconto su un pesce che dal mare un giorno era arrivato fino a Calitri e che poi non voleva più andare via. L’anno scorso nella stazione ferroviaria qui sotto, quella di Calitri Scalo, ho visto in questi stessi giorni arrivare il treno, ero con mia figlia, mi sono commosso. Un’altra delle tante rivoluzioni possibili. La migliore, secondo il mio modestissimo parere.
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