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La musica folk è viva. Intervista a Jacopo Tomatis direttore del Premio Loano

23 Luglio 2019

Il Premio Loano, principale appuntamento in Italia per la musica di tradizione, conferma per il 2019 la sua vocazione a raccontare la contemporaneità del folk italiano, cioè di tutto quell’universo di musiche che – partendo dal revival della tradizione, dagli strumenti popolari, dalle forme espressive delle culture orali – sanno parlare alla contemporaneità e raccontare il mondo di oggi. È così in un arco simbolico alla ricerca dei molti significati di “musica popolare” – “Da Pasolini al liscio”, come recita il titolo di questa 15a edizione – che si sviluppa il programma del 2019, il secondo con la direzione artistica di Jacopo Tomatis. E’ un’edizione di grandi omaggi con uno sguardo alla contemporaneità quella di quest’anno,  che si terrà dal 22 al 26 luglio, la quindicesima di questo Premio Nazionale Città di Loano, organizzato dall’Associazione Compagnia dei Curiosi in collaborazione con l’Assessorato al Turismo e alla Cultura del Comune di Loano, con il contributo della Fondazione A. De Mari, di Nuovo Imaie (fondi dell’articolo 7 L. 93/92) e il patrocinio della Regione Liguria e dell’ANCI. Per parlare di questo premio e dello stato di salute della musica tradizionale in Italia abbiamo intervistato il direttore artistisco.

Come sta il folk, la musica tradizionale italiana, e quanto spazio c’è oggi per produzioni artistiche di musicisti che hanno scelto questo terreno di espressione?

Dal punto di vista del mercato, il numero di festival è rassegne si è senz’altro ridotto rispetto a una decina d’anni fa; solo il bal folk – che ha un suo zoccolo duro di aficionados – sembra tenere, oltre a fenomeni come la “taranta”, che però sono un discorso a parte. Dal punto di vista della creatività, a giudicare da quanto riceviamo come Premio Loano, esiste invece una scena vivace, con molti musicisti che suonano e fanno dischi. E sempre di più riceviamo dischi “ibridi”, di musicisti che affrontano repertori folk da diverse parti del mondo, o mescolano strumenti e linguaggi, usano l’elettronica, o soluzioni prese dal jazz, dalla contemporanea… Insomma, meno filologia, meno “ricerca sul campo”, e sempre più un uso del repertorio e delle pratiche musicali popolari come ingrediente di un linguaggio musicale onnivoro, nuovo. Non è detto che sia un male.

Come nasce, come è possibile stimolare l’interesse delle nuove generazioni per la musica tradizionale?

A livello di festival e di rassegne, cercando di far capire che quel complesso di musiche che vanno sotto il nome di “musica tradizionale”, o “folk”, sono espressioni raffinate, complesse, con una loro profondità e una ricchezza simbolica che racconta molto di chi siamo e da dove veniamo (e anche di dove andiamo, forse). A volte mi sembra che rimanga vivo lo stereotipo delle quattro mondine che cantano stonate, o una certa idea “punitiva” del folk revival figlia degli anni sessanta: non è così. È un messaggio che Loano cerca di far passare da sempre. Quest’anno lo farà promuovendo una produzione originale con quattro giovani musicisti. A un livello precedente, di divulgazione, bisogna invece far entrare sempre di più una pluralità di musiche, di suoni e di pratiche musicali nelle scuole. Ma questo è un problema che riguarda tutta la musica nelle scuole, non solo quella tradizionale.

Quest’anno in programma al Premio di Loano c’è una produzione originale, faccio riferimento al ‘Canzoniere Italiano’ di Pier Paolo Pasolini che è un’opera monumentale, quante sono le composizioni che sono state musicate? Ne farete un disco?

La produzione è stata messa in moto dal Premio Loano in collaborazione con il Premio Andrea Parodi di Cagliari e il festival sardo Mare e Miniere. L’idea è quella di una commissione, affidata a quattro musicisti che abbiamo scelto, insieme, per la loro capacità di spaziare tra pratiche “tradizionali” e nuovi linguaggi musicali: sono Simone e Nicolò Bottasso (che hanno anche vinto il Premio Loano Giovani con il loro disco Biserta e altre storie), Davide Ambrogio e Elsa Martin. Loro hanno costruito un percorso dentro le molte poesie popolari raccolte da Pasolini, intorno all’idea di “madre”, sia in senso proprio sia come lingua; ci hanno lavorato in questi mesi e concluderanno il lavoro durante una residenza a Loano, dove avremo la prima il 25 luglio… Poi lo spettacolo replicherà in autunno nei festival partner, e speriamo che diventi un disco: ci stiamo già lavorando.

La musica live ha un fascino assoluto, sicuramente maggiore della musica registrata. Questo vale soprattutto per il folk e per la musica fatta con strumenti tradizionali. Tutto il resto è noia?

Sì e no. Non c’è dubbio che il folk più di altre musiche trovi la sua dimensione nel live. Ma se accettiamo il dato di fatto che ormai la musica popolare è un ingrediente di un linguaggio musicale contemporaneo sempre più complesso e stratificato, non c’è dubbio che abbia anche una sua dimensione da studio. Senza contare che molti degli esperimenti recenti più interessanti in ambito di strumenti tradizionali riguardano proprio la loro rielaborazione con effetti ed elettronica.

Orfeo (inteso come figura mitologica) non è per tutti, perché è un artista assoluto, ma allo stesso tempo è uno sciamano che riesce a incantare uomini e bestie, perché di fronte alla bellezza tutti siamo costretti a fermarci in ammirazione, per te quando è stata l’ultima volta che una produzione musicale ti ha rapito e perché?

Lavorando da anni come docente e giornalista musicale ho sviluppato, mi rendo conto, un certo cinismo nei confronti della musica: ne arriva troppa, si ha troppo poco tempo per ascoltarla e ancor meno tempo per amarla. E poi ci si deve concentrare sugli ascolti “per lavoro”. Però i momenti di epifania succedono ancora, ed è splendido che capiti, nonostante tutti i distanziamenti che uno mette tra sé e la musica, quando ne fa la sua professione. Anche dal lavoro di selezione e votazione per il Premio Loano, con forse un centinaio di dischi da ascoltare, possono arrivare momenti di pura ispirazione! Come direttore artistico, posso dire di essere stato rapito da tutte le produzioni che presentiamo a Loano quest’anno. Se devo sceglierne una, punto su Palma de Sols di Mauro Palmas. Veramente un disco da fermarsi in ammirazione.

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IL PROGRAMMA

A dare il via al festival lunedì 22 luglio, il primo appuntamento con il “Premio Incontra…”, che ospita – insieme con il giornalista Ciro De Rosa, i Tre Martelli, Premio alla Carriera 2019. Il gruppo alessandrino che ha saputo portare il folk revival piemontese sui palchi di tutto il mondo, superati i 40 di carriera, si racconterà in attesa del concerto della serata, alle 21.30. I Tre Martelli si ritireranno il Premio in una formazione allargata, spaziando tra canzoni e balli della tradizione.

Martedì 23 luglio “Premio incontra…” ospita Finisterre, storica etichetta di Erasmo Treglia, Premio alla Realtà Culturale 2019. Sarà l’occasione per ripercorrere (e ascoltare) le musiche di una delle label più influenti sulla scena folk-world italiana, in compagnia del giornalista Ciro De Rosa. A seguire, ci si trasferirà sul Lungomare alle 20.30 per il concerto “dopocena” con La Banda della Ricetta: un concerto-performance dedicato alla cucina tradizionale, quello del quartetto tutto al femminile composto da Clara Graziano, Valentina Ferraiuolo, Teresa Spagnuolo e Carla Tutino. Nel corso della serata, Erasmo Treglia ritirerà il Premio alla Realtà Culturale 2019 per Finisterre. La serata proseguirà alle 22 con il concerto di Raffaello Simeoni, premiato da una giuria di oltre 50 giornalisti specializzati e studiosi per il miglior album 2018, presenta il suo Orfeo incantastorie accompagnato da un’ampia formazione di musicisti.

Mercoledì 24 luglio il “Premio Incontra” diventa itinerante con una camminata al Rifugio “Pian delle Bosse”, in collaborazione con il C.A.I. di Loano. Ad accogliere il pubblico il concerto di Fabio Rinaudo, dedicato alla scoperta e all’approfondimento di uno degli strumenti principe della musica italiana di tradizione. Segue apericena a cura del Rifugio. La sera alle ore 21.30 il Premio si trasferirà negli spazi più raccolti del Chiostro di Sant’Agostino per il concerto-spettacolo di Mauro Palmas Palma de Sols, affascinante viaggio tra la Sardegna e il Mediterraneo condotto dalla mandola del leader, con l’organo di Alessandro Foresti, le percussioni di Andrea Ruggeri, il basso di Silvano Lobina, il clarinetto e sax di Marco Argiolas e la voce di Simonetta Soro.

Giovedì 25 luglio è invece la giornata dedicata al Canzoniere italiano di Pier Paolo Pasolini: si comincia alle 18.00 con la presentazione della produzione originale LinguaMadre: il Canzoniere di Pasolini. A conversare con Jacopo Tomatis, oltre ai musicisti coinvolti, il giornalista Enrico de Angelis e Domenico Ferraro, editore, studioso e operatore culturale. A partire dalle 20.00, in collaborazione con la Fondazione CEIS – che nell’ex convento gestisce il centro di accoglienza per richiedenti asilo – sarà proposto l’apericena etnico con degustazione di piatti tipici dei paesi di provenienza dei ragazzi ospitati. A seguire, si terrà lo spettacolo LinguaMadre con il Duo Bottasso (organetto, violino, tromba), Davide Ambrogio (chitarra, lira, percussioni, voce) ed Elsa Martin (voce). Aprono la serata alle ore 21.30 il Duo Bottasso con il sound designer Simone Sims Longo, vincitori del Premio Loano Giovani per il miglior album con Biserta e altre storie, un affascinante racconto sonoro della Tunisia contemporanea. I tre musicisti ritireranno il Premio finanziato da Nuovo Imaie con i fondi dell’articolo 7 L. 93/92.

Il Premio chiude in bellezza venerdì 26 luglio, con un giornata dedicata al liscio e al suo padre nobile, Secondo Casadei. Ad animare “Il Premio incontra” del pomeriggio sarà infatti Riccarda Casadei, figlia di Secondo e responsabile di Casadei Sonora, la vera erede della grande tradizione della musica da ballo romagnola. Converseranno con lei Jacopo Tomatis e il giornalista Pierfrancesco Pacoda. A partire dalle 20.00, invece, la centralissima Piazza Italia ospiterà la serata finale del Premio, una vera festa popolare con balli, attività per bambini e adulti, circo, laboratori di strumenti musicali, di recupero e giocoleria. Il tutto in attesa, alle 22, del gran concerto finale di Extraliscio, il “Buena Vista Social Club” del liscio romagnolo, super gruppo del liscio più contemporaneo e “post-moderno”, che tiene insieme musicisti come Moreno “il Biondo” Conficconi, già con Orchestra Casadei e Orchestra Grande Evento, Mauro Ferrara (Orchestra Grande Evento), e Mirco Mariani (Saluti da Saturno, Vinicio Capossela).

 

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