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Il miracolo Sponz Fest, il più bello di tutti
L’annuncio dello Sponz, la posa della prima pietra è sempre stata un parto difficile. Sono sempre state tante le difficoltà di organizzare un evento così proteiforme. Però alla fine lo Sponz si faceva. E si è fatto anche in uno degli anni peggiori che la storia recente ci ha consegnato, il 2020. L’anno del Covid si è fatto in edizione ridotta, ma si è fatto. E così, nel frattempo, lo Sponz ha compiuto dieci anni, dando dimostrazione di essere anche un veicolo, un’ottima carovana su cui fare montare interi territori e migliaia di persone. Lo Sponz ha mille odori, ha l’odore del treno, quello del fieno, della mortadella tagliata al mattino, del caffè senza zucchero accattato al bancone, quello delle chitarre, delle barbe da radere e del sole stanco la sera che se ne torna verso casa. Inventando lo Sponz si è inventato un mondo, un grande paese riunito attorno al ballodromo, e una geografia, quelle delle terre dell’osso, che sono terre sempre difficili da scoprire e da esaurire.
L’annuncio dello Sponz quest’anno non c’è stato. C’è stato un comunicato, quest’anno lo Sponz non si farà. Di sicuro non si farà nel periodo prescelto, l’ultima settimana di agosto. Quando ero piccolo mi faceva sempre tristezza l’ultima settimana d’agosto, perché il sole cominciava ad abbassare, e l’estate si preparava ad ammainare la sua bandiera. E quella bandiera che tornava giù voleva dire tante cose, alcune delle quali per niente belle. Invece, da quando c’è lo Sponz, l’ultima settimana d’agosto è diventata per me la più bella e importante dell’estate e dell’anno. Perché non si farà è facile immaginarlo, e allo stesso tempo è difficile immaginarlo, perché un evento proteiforme come lo Sponz ha bisogno di tantissima energia per vivere. E se manca anche solo un po’ di corrente è destinato a fermarsi. Perché non si farà allora? Per una questione di corrente, mettiamola così. Evidenziando però una cosa: essere riusciti a farlo finora è stato un vero e proprio miracolo. E i miracoli, a volte cambiano pelle, come i sogni, ma ritornano. Restiamo uniti in questo.
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