Eventi
Il critico della vita
Ogni cosa può essere distrutta se presa dal verso sbagliato.
Sono le 6 di mattina, fra un’ora si va in diretta, consulto contemporaneamente tre agenzie e con un occhio sbircio al di là del tramezzo della mia scrivania per vedere se ci sono i capi e soprattutto se c’è il redattore centrale.
Giacca in grisaglia di pessimo gusto, mascellone volitivo, da romano antico, da moneta di bronzo, da Totti, cammina sempre a passo veloce, quasi di marcia come un tenente caporale.
Ha anche fatto il carabiniere, allievo ufficiale, me ne accorgo quando in studio arriva un militare come ospite, mostra la sua aria più deferente, tira fuori ricordi sbiaditi dei suoi anni nell’Arma.
Se doveste venire in studio potreste rimanere impressionati dalla sensazione di frenesia e scambiarla per vitalità, ma sarebbe un equivoco.
Le luci al neon blu e gli schermi al plasma all’ingresso ci promettono di essere in comunicazione con il mondo, ma non siamo in comunicazione con niente.
E’ uno studio di un tg, è un posto di lavoro come un altro, peggio di un altro.
Siamo tutti stipati in un open space dietro la scrivania dei conduttori ed a causa della diretta continua dobbiamo sempre stare al buio, abbiamo delle lucine sulle scrivanie per leggere e le schermate delle agenzie scorrono a caratteri troppo piccoli sui nostri monitor.
Ci roviniamo gli occhi, mangiamo male e fuori orario, ci rimpinziamo di snack dolci e salati in un locale alle spalle della redazione quando abbiamo degli attacchi di fame, due minuti di pausa per andare al bagno, siamo diventati stitici, le donne hanno mestruazioni irregolari, è il loro modo di adattarsi ai ritmi circadiani modificati.
Il mio adattamento invece è stato il dono di un piccolo superpotere, certo non paragonabile a quelli degli eroi Marvel ma nemmeno a quello sussurrato, timido, da cinema italiano, dell’ultimo film di Salvatores.
Il mio piccolo superpotere è criticare pretestuosamente chiunque, niente a che vedere con i polemisti di professione.
Me la prendo con i semafori perché ti rendono padrone del destino di chi è dietro il tuo paraurti, e con gli occhiali senza montatura perché piacciono ai professionisti senza trasparenza.
Me la prendo con Umberto Eco per la sua spocchia ma anche con l’eco come fenomeno fisico, e contro i fisici che si scoprono di tratto scrittori di best seller.
Me la prendo con l’ombrello come manufatto borghese ma anche con la moda del k-way.
D’ora in poi attaccherò i vostri calzini preferiti e il libro che vi portate sempre dietro, il piatto che più vi piace e le vostre convinzioni più profonde.
Criticherò oggetti di uso quotidiano e le grandi idee che pensiate possano cambiare le cose.
Quindi se c’è qualcosa che vi sta molto a cuore, oppure qualcosa che volete definitivamente annientare, scrivetemi e vedrò cosa posso fare per voi.
criticodellavita@gmail.com
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