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Il Covid, con il digitale, ha reso la cultura più accessibile a tutti
A seguito dell’emergenza da Coronavirus, da marzo 2020 sono stati sospesi, su tutto il territorio nazionale, i servizi di apertura al pubblico degli istituti e luoghi della cultura, nonché gli spettacoli di qualsiasi natura, inclusi quelli teatrali e cinematografici. Oggi, che ci troviamo ad affrontare la seconda ondata, queste misure sono state nuovamente introdotte, dopo una pausa che non è certamente bastata a risollevare un comparto in seria difficoltà. La nota positiva è che però, durante il lockdown, molte più persone si sono avvicinate al mondo culturale, approfittando della possibilità di fruizione in digitale.
E proprio dalla cultura si deve ripartire. Domani 13 novembre nell’ambito di Bookcity, saranno presentati, i risultati delle ricerche “I consumi culturali degli italiani ai tempi del Covid-19: vecchie e nuove abitudini” e “Effettofestival 2020: i festival di approfondimento culturale ai tempi del Covid-19”, commissionate da Intesa Sanpaolo, che con i suoi musei e le attività di sostegno a progetti e istituzioni culturali è uno dei primi operatori del Paese, per indagare l’impatto del lockdown sulla cultura italiana. Le ricerche sono state rese pubbliche come strumento di aiuto alle organizzazioni culturali impegnate a programmare la ripartenza.
La cultura intesa in senso ampio è un aspetto importante nella vita delle persone, perché assolve a diversi bisogni: crescita personale, riflessioni su temi attuali, condivisione, svago e curiosità. Indubbiamente, la fruizione dal vivo è il modo migliore per valorizzare un evento culturale, sia esso una mostra, uno spettacolo teatrale o la presentazione di un libro, perché offre un’esperienza immersiva, completa e valorizzante.
Ma l’indagine “I consumi culturali degli italiani ai tempi del Covid-19: vecchie e nuove abitudini” ha evidenziato l’importanza del digitale nella fruizione della cultura durante il periodo di confinamento, sia per quelli che si sono avvicinati a questo mondo a partire dal lockdown, sia per i fruitori abituali (“almeno 4 attività culturali al mese”). Ipsos ha svolto la ricerca dal 6 al 21 ottobre 2020, su un campione di 1000 persone a livello nazionale e 200 fruitori abituali.
Il lockdown ha inizialmente disorientato, soprattutto i fruitori abituali. La fruizione dal vivo degli eventi/attività culturali è mancata molto all’86% del campione e al 94% dei fruitori abituali. L’emergenza sanitaria però ha poi stimolato e imposto delle scelte, delle strategie per sopperire alla mancanza della fruizione dal vivo, che si sono rilevate tutto sommato soddisfacenti. Benchè il 24% abbia risposto ‘non ho fatto nulla’ alla domanda “Come ha sopperito all’impossibilità di usufruire dal vivo dei suoi eventi/attività culturali preferiti?”, il 53% ha cercato nuove modalità di fruizione culturale a distanza.
Il digitale ha quindi ricoperto un ruolo chiave nella fruizione culturale durante il confinamento: ha aggiunto nuove modalità colmando un vuoto e allargando la platea a nuovi fruitori, meno esperti, ma che mostrano l’entusiasmo dei «neofiti». Per questi ultimi il lockdown è stato un momento di sperimentazione e scoperta, un’opportunità che ha semplificato e reso più accessibile la fruizione della cultura in qualunque momento (per il 68%) e in qualunque luogo (53%), nonché una condivisione familiare, capace di avvicinare i figli alla cultura per il 30%. Oltre naturalmente al vantaggio economico riconosciuto dal 50% degli interpellati.
Quelli che si sono avvicinati alla cultura durante il lockdown hanno un livello di istruzione più basso e sono anche meno abituati ad informarsi su attualità, politica ed economia. Il digitale permette quindi l’avvicinamento di un target che ha sicuramente bisogno di essere guidato all’interno dell’offerta culturale, ma che ha voglia di scoprire le novità in questo ambito. Sono meno abbienti, quindi grazie alla fruizione da remoto possono superare la barriera prezzo che fino a questo momento li aveva frenati. Inoltre, molti hanno figli grandi, la maggior parte maggiorenni, e tramite il digitale possono vivere la fruizione culturale come un momento di condivisione con loro.
Leggere libri e/o e-book e guardare programmi di carattere artistico- culturale sono state le attività preferite.
Quando l’emergenza sanitaria finirà, si vorrà tornare ad una fruizione dal vivo: il pubblico più assiduo e appassionato non ha alcun dubbio a tal proposito. Sarà però necessario un ripensamento nell’organizzazione degli eventi culturali. La fruizione da vivo e da remoto dovranno integrarsi sempre più, ampliando e valorizzando ulteriormente i contenuti e le modalità di offerta culturale.
Il digitale può diventare un elemento di integrazione della fruizione in presenza, valorizzando il prima, il durante e il dopo dell’evento dal vivo, completandolo e arricchendolo con contenuti extra, digitali.
I Festival si sono dovuti per forza adeguare alla situazione che il paese e tutta l’Europa sta vivendo. La ricerca “Effettofestival 2020: i festival di approfondimento culturale ai tempi del Covid-19”, realizzata da Giulia Cogoli e Guido Guerzoni, ha rivelato che il 17% delle rassegne ha annullato l’edizione 2020, il 7% ha proposto una doppia edizione, online e in presenza (a lockdown finito), il 17% ha optato per una formula completamente online.
L’indagine è stata condotta su un campione di 87 festival nazionali per capire come le rassegne culturali hanno reagito di fronte all’emergenza sanitaria, che ha negato l’aggregazione e della presenza fisica, uno degli elementi principali. Solo il 35% infatti è riuscito a realizzare una edizione in presenza, grazie alle date non impattate dal lockdown.
Anche per le rassegne culturali il digitale sarà un elemento irrinunciabile per il futuro: il 46% delle manifestazioni culturali proporranno nel 2021 la formula ibrida tra online e live, con format nuovi e contenuti che andranno ad integrare l’esperienza dal vivo.
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La ricerca verrà presentata domani, venerdì 13 novembre, alle ore 16, in diretta streaming su www.bookcitymilano.it
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