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Festival Ouverture 2015 – Officina Teatro – San Leucio – 6° giornata
Penultima giornata del Festival Ouverture 2015: la stanchezza accumulata inizia a farsi sentire, ma le soddisfazioni e i traguardi conquistati sono più forti e preponderanti.
Sul piazzale Belvedere di San Leucio prendono vita i laboratori artistici e creativi per bambini KIDS I COLORI DEL FESTIVAL. Bambini e genitori se ne stanno seduti in cerchio ad ascoltare avventure. Ci si ritrova catapultati nel magico mondo delle favole. I piccoli partecipano condividono nella creazione, diventano narratori collettivi e attraverso il gioco iniziano a formare o, meglio, a fabbricare diversi ingranaggi del proprio essere. Fa da cornice l’incantevole panorama del Belvedere di San Leucio, patrimonio indiscusso dell’UNESCO.
Delicato ma ricolmo di una sensibilità a sua volta ricca di significati sfolgoranti e benefici per chi vi assiste è la performance NELL’ARMADIO DI MARZA E PANE di e con Caterina Stillitano e Antonia D’Amore (elaborazioni sonore di Francesco Ziello). Creature nel buio di un anomalo armadio richiedono una chiave nascosta per potersi mostrare, per rivestirsi di altre pelli, assumendo caratteristiche sembianze multiformi. Traspare chiaramente l’amore delle due artiste, che sminuiscono il loro lavoro descrivendolo umilmente “uno studio iniziale”, per il minuscolo dissacrando il maiuscolo, il tenero schiudersi di un racconto e l’eterno palpito di mani e fili intrecciati sulle coperte di un canto reso poesia. Spesso il semplice, se riesce a dare voce e respiro ai sentimenti più puri di una storia o di una vita da indagare nelle sue indescrivibili sfaccettature, diventa meravigliosa soltanto per il suo presentarsi pienamente all’altro da sé. Sebbene dietro le “corazze” di una o più marionette, inchinate di fronte ad un pubblico in lacrime, si innaffia un’emozione per far crescere una piantina da questo armadio palpitante nella speranza che un domani l’albero dei ricordi prenda il volo verso destinazioni sempre più elevate.
Si inizia con un cerchio, simbolo antico dei luoghi un tempo consacrati e oggi sconsacrati, sul palcoscenico, habitat sudato in cui più personaggi si incontrano scontrandosi, fanno prima conoscenza e poi a botte per poi disperdersi. Così si accende lo spettacolo PISCI ‘E PARANZA di Mario De Masi con Andrea Avagliano, Serena Lauro, Fiorenzo Madonna, Rossella Miscino e Luca Sangiovanni, segnalazione speciale Premio Scenario 2015. Qui diverse ombre capitolano in parte dai testi eduardiani, nascondendo però quella comicità intrinseca nella tradizione napoletana dietro smorfie di terrore e angoscia, sedimentate in atteggiamenti e posture quasi oniriche e pesantemente umane. Uno studio che vorrebbe spingersi oltre, ma non lo fa; preferisce rimanere uno studio, facendo leva più sulle reazioni impulsive del pubblico che sulla chiusura del cerchio di partenza.
Tra il calo del sipario e il suo riaprirsi, poco prima dell’ennesimo “Chi è di scena!”, all’esterno del teatro una nuova performance sta per cominciare: si tratta di E(S)CO, creazione collettiva degli allievi dei corsi di recitazione di Officina Teatro. Questo ensemble di ingressi e capriole investe letteralmente il pubblico gremito. Si gioca in gran parte all’interno e intorno ad un’automobile con le quattro frecce accese. Gli attori allievi sembrano innalzare un inno alla prima voce del verbo “uscire”, facendo eco, però, ad un sentire altro: l’auto è quasi il pretesto per riscoprire azioni e tamburi del petto, valorizzando una giostra di materia organica (quella umana) nelle sue incredibili possibilità dinamiche. Si è insomma quasi alla ricerca di un’area di sosta in cui rattoppare l’aggiustabile, guarire gli spasimi, ingranare la marcia, facendo per bene il pieno, e ripartire uscendo dal “di dentro” per ritrovarsi cambiati rispetto a come si era poco prima.
Immenso di colori, quelli dell’animo di chi sogna, concretizzando, e riflette conservando il sorriso di un bambino è la produzione Uthopia-Tra Cielo e Terra nella straordinaria interpretazione di Ciro Masella e Annibale Pavone in ‘GIOCO DI SPECCHI’, da un testo di Stefano Massini. I due attori si impegnano nel palleggiarsi i ruoli di Don Chisciotte e Sancho Panza in una vetrina di specchi dove riflettersi per non ritrovarsi; scambi di identità e domande esistenziali su di una scena spoglia fisicamente (investono le tavole di palcoscenico solo un cavallo a dondolo, una scacchiera in partenza, un’armatura a tracolla e una spada in legno), ma ricolma energicamente. Ci si domanda sotto l’ombra di un albero di melograno, in una notte fredda e chiacchierona, sulle palpitazioni dell’animo, sugli enigmi corroboranti del tirare avanti: “l’uomo non è fatto per la luce ma per il buio, più cose sa, più è triste!”. Questo dire rousseauiano altisonante sfuma i contorni degli occhi del pubblico, abbattendo la quinta parete senza mai ergerla e dialogando quasi in un confessionale pubblico e antidogmatico con quanti prestino orecchio alla luce del sogno. Il teatro è giunto! Il pubblico ringrazia! Gli attori ricevono il loro meritato e autentico compenso: un bombardamento senza sosta di applausi che come l’abbraccio di una madre tengono stretti al petto i due magistrali interpreti di questo cammino senza meta, senza arrivi, senza certezze, che vuole restare tale per non rispondersi.
L’ultima giornata è alle porte… Quanti hanno lavorato intensamente per rendere speciale tutto questo piange di gioia velata da un po’ di tristezza: questa vitale settimana sembra essere planata sui volti, le mani e i passi di chi l’ha pienamente edificata prima e abitata poi.
Puglia Off vi dà l’appuntamento a domani per l’ultimo #diariodibordo del Festival di Officina Teatro 2015.
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