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Festival Ouverture 2015 – Officina Teatro – San Leucio – 5° giornata

26 Settembre 2015

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Nuova giornata e nuove vibrazioni da provare e sperimentare qui a San Leucio in occasione del Festival Ouverture 2015. La pelle d’oca non manca mai e sembra non voler andare più via.

Ricco di suspance rimane senza dubbio il percorso senza una direzione, senza risposte date una volta per tutte, non convenzionale e a tratti disorientante di HABITAT(I) – spazi artistici per un non uso domestico, che stupisce arricchendo e colpisce seducendo. La camminata sul Viale degli Antichi Platani vede coinvolti i ragazzi allievi (Luisa Vigliotti, Gerardo Benedetti, Patrizia Bertè, Carmen Perrella, Ilaria Pieri, Riccardo Giaquinto, Alessandra Mascarucci, Stefania Remino, Gianluigi Mastrominico, Rita Pinna, Luigi Cinone, Simona Campanile) del laboratorio di formazione di Officina Teatro, condotto da Michele Pagano, regista e Direttore artistico del Festival. Ognuno, collocato sui marciapiedi del Viale ad alcuni metri di distanza l’uno dall’altro, dà voce, espressione e corpo a interpretazioni molteplici e complesse, dal sapore nuovo e da trepidazioni variegate che invitano i passanti ad apprezzare con occhi mutevoli il valore di ciò che li circonda; anche rispetto al panorama abitudinario, spesso asfissiante, che di continuo li travolge.

Forte, molto forte e, citando il romanzo, “…incredibilmente vicino” è non la mostra, non la performance, non l’installazione, ma la macchina del tempo erta con una sensibilità fuori dal comune dai siciliani Monica Cavatoi e Nunzio Gringeri di TRADIZIONE E’ TRADIMENTO?. Una domanda lasciata sospesa in un viaggio più catartico che spettrale che si volge indietro al lontano 1966. Questo vuole riportare il singolo visitatore (è possibile entrare esclusivamente uno alla volta!) ai sapori, ai suoni e alle sensazioni della piccola frazione in provincia di Messina, Pellegrino, ai tempi della drammatica alluvione che travolse i suoi abitanti. Il tragitto costellato da parole, brividi e odori, scivolanti sulla pelle di chi le vive, rievoca puzzle di fotografie, momenti scattati e rubati al vento del pre- e post- dramma; tentando quasi di rivivere (per sette lunghissimi minuti) il travaglio e la perdita subiti. Si va alla ricerca delle tracce di un cosmo in fiamme, di echi e bagliori strappati all’invidia dell’orologio e di profumi restaurati al rintocco di una mano di una mano sulla porta di questa ricostruzione.

A ruba va il libro de I Maniaci d’Amore, LA TRILOGIA DEL GIOCO, presentato all’inizio della serata all’interno del foyer di Officina Teatro. A moderare l’incontro è Maria Pia Dell’Omo, collaboratrice de Il Pickwick, mentre il nutrito pubblico apprezza gli scambi di battute recitate dai drammaturghi Francesco D’Amore e Luciana Maniaci, citando la loro drammaturgia. Ciò che ci ha entusiasmato maggiormente del loro lavoro è stata la volontà di rimanere sulla superficie delle tematiche di coppia e familiari, affrontandole, senza difficoltà, con leggerezza e ironia. La sopravvivenza nel dolore e l’inquietudine rattoppata con senso comico porta la coppia di scrittori a dichiararsi dei ‘nichilisti romantici’ che si interrogano senza spiegazioni sul perché dell’esistenza dell’altro.

La serata si chiude infine con lo spettacolo LOURDES con Andrea Cosentino, tratto dall’omonimo libro di Rosa Matteucci, e nell’adattamento e nella regia di Luca Ricci. La produzione Capotrave/Kilowatt e Pierfrancesc Pisani smuove gli animi degli spettatori, tra storie, vite, anime rimpicciolite in racconti e testimonianze quasi surreali, ma rese eterne dalla memoria del cuore che risulta essere il vero miracolo all’interno del bazar di mercificazione, ignoranza e conformismo, sottilmente criticato nello spettacolo. Interessante, a nostro parere, rimane l’intreccio tra i canti aleatori e le musiche originali (dal tocco delicatamente mistico), eseguite dal vivo, di Danila Massini, e il monologo del protagonista nelle vesti, alle volte bizzarre e a momenti toccanti, di una crocerossina in pellegrinaggio verso Lourdes. Ci vorrebbe davvero un miracolo, soprattutto nei nostri giorni in cui si stenta a credere all’invisibile o, meglio, all’inverosimile, bombardati – come siamo – dalla dittatura della parola parlata, standardizzata e resa schiava delle mode religiose e non del periodo storico nel quale si è precipitevolmente calati.

Il weekend è giunto! Siamo purtroppo agli sgoccioli di questa avventura.
Puglia Off vi dà l’appuntamento a domani per il #diariodibordo della sesta e penultima giornata del Festival.

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