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Fazio e l’ora di religione in DAD

7 Febbraio 2022

Ben al di là dell’immagine sacra e invalicabile del Pontefice, vi è una persona che dice: “Io non me la cavo tanto bene e non sono un Santo come i miei predecessori, anche per questo non sono andato ad abitare negli appartamenti vaticani.” Ecco, in questa frase sta la chiave di volta per arrivare a considerare conforme, sia pure in una sfera di straordinarietà, l’intervista di Fazio al Santo Padre. Seguendo una traccia religiosamente pura, lungo il sentiero della francescanità, si potrebbe finanche affermare che il Papa si sia avvicinato in maniera sorprendente e inaudita ai bisogni della gente, comunicando in maniera informale attraverso un mezzo popolare e non necessariamente mediante omelie. Umanizzare, fino all’estremo sacrificio delle “confidenze in diretta Tv”, l’icona maiestatica del “Vicarius Christi”, apparso nelle vesti più semplici di un filosofo cattolico, come quando afferma che “la guerra è un controsenso della creazione”, non sarà stata un’idea che l’ala conservatrice della Chiesa avrà mandato giù molto facilmente. “Ho pochi amici, ma veri”, afferma Papa Francesco. Come tanti di noi, del resto. Ma, se a rimarcarlo è un uomo che rappresenta la più alta autorità ecclesiastica, vuol dire che all’interno dello stesso apparato che egli rappresenta non sarà amato da tutti, o da molti, ed è alquanto probabile che una parte considerevole ne contesti l’atteggiamento e le interpretazioni evangeliche.

“Vi pare che un Papa possa andare in televisione, a farsi intervistare, come un cristo qualunque?”- avranno tuonato quei cardinali, nostalgici dell’Impero Pontificio, sotto i purpurei zucchetti. Eh, sì, proprio come un “Cristo qualunque”, e stavolta, con la lettera maiuscola. Già, perché all’interno dell’ora di religione in DAD con il Ministro di Dio in terra, concepita da Fazio con le sue brave domandine da chierichetto catodico, possono scorgersi assunti e congetture di grande interesse dialettico e ideologico. Un Papa che pensa e sentenzia in maniera originale, senza ripercorrere a ritroso il Vangelo, è indubbiamente un teoreta moderno, pronto a cancellare secoli di tradizione e, a quanto pare, dimostrandosi sinceramente addolorato per la corruzione e la perversione a cui il Vaticano non è risultato estraneo. Siamo di fronte a un tentativo di svuotare di contenuto il papato per avvicinarsi a Dio? Le dimensioni rivoluzionare dell’intento sono troppo enormi per poter assurgere a verità empirica. Vero è, però, che Francesco non è il Papa gran Khan, il Signore universale che gradirebbero le alte gerarchie ecclesiastiche: non parla da un trono, tantomeno per gli interessi di un impero. E sembra essersi spogliato della sua sacralità, fino a dimostrare e a confessare difetti di normalissimo credente.

 

 

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