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Di cultura si mangia: 150 milioni di euro in arrivo
Il ministro Dario Franceschini l’aveva dichiarato giusto qualche mese fa: «questo sarà l’anno degli archivi e delle biblioteche», tra i dubbi, gli scetticismi, le ironie e le incredulità generali. Eppure il dato oggettivo è che, come emerge da un comunicato divulgato attraverso il sito del MIBACT (Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo), per il 2016 il palazzo del Collegio Romano, che ospita appunto il Ministero, riceverà 150 milioni di euro previsti dalla Legge di stabilità, un fondo da elargire a beneficio di − nell’ordine − archivi, biblioteche, istituzioni culturali, musei, aree archeologiche. Intendiamoci, l’Italia rimane, tra i grandi paesi dell’Occidente, uno dei fanalini di coda nella classifica degli investitori in cultura (anche per la storica scarsa propensione, con poche eccezioni, al finanziamento privato nel settore), ma si sarebbe ingenerosi se oggi non ponessimo l’accento su una manovra che di fatto indica un’inversione di tendenza rispetto a quanto fatto dai precedenti governi, capaci per circa vent’anni soltanto di attuare tagli lineari a discapito dell’intero settore.
Di cultura si mangia, eccome, e questi segnali positivi indicano come questo governo, con tutti i suoi limiti ma anche in questo caso con i suoi meriti, percepisca la cultura come un banco di prova fondamentale per la ripresa economica italiana: «investire sulla cultura equivale a far ripartire il nostro paese» ha dichiarato Franceschini in una frase che mai come in questa occasione suona libera da retorica e facile propaganda elettorale, trovando al contrario conferma nella manovra in atto.
Ma quali sono, nel dettaglio, i numeri previsti dalla Legge di stabilità? Si diceva di quei 150 milioni in arrivo per il 2016; a questi sono da aggiungere i 170 per l’anno successivo (per il MIBACT ciò significa un incremento dei fondi del 10%) e 165 milioni per il 2018. Grazie a questo drenaggio di risorse, prosegue la nota del Ministero, verrà indetto inoltre un concorso straordinario per 500 professionisti del patrimonio culturale tra archeologi, archivisti, bibliotecari, antropologi, architetti, restauratori, storici dell’arte, che si tradurrà quindi in altrettante assunzioni a tempo indeterminato. Certo, rimane ancora molto da fare, ma si tratta di una scossa importante anche per ridare fiducia a tutte quelle persone che oramai hanno smesso da tempo di fidare nell’attivazione di nuovi bandi destinati al personale da inserire nelle istituzioni culturali, con il risultato che archivi, biblioteche e musei si trovano a dover fare i conti con un personale sempre più ridotto, provocando crescenti disservizi a danno dell’utenza. Per fare un esempio, secondo Giuliano Volpe, presidente del Cosiglio superiore dei beni culturali, in tutto il Molise è rimasto soltanto un archeologo.
I primi beneficiari di questa manovra economica saranno proprio gli archivi e le biblioteche. Ed è una assoluta necessità, perché tra tutti i settori della cultura quello bei beni archivistici e librari è stato uno dei più bistrattati, nonostante rappresentino in Italia un patrimonio inestimabile e svolgano un ruolo importantissimo, completamente ignoto a una buona fetta della popolazione: nel nostro paese si contano circa 40 mila archivi (di cui gran parte – ben 29 mila – ecclesiastici) e circa 16.500 biblioteche (di cui 3000 ecclesiastiche).
Cospicuo anche l’incremento a beneficio del cinema, che nel 2016 riceverà dallo Stato 140 milioni di euro (21% in più rispetto al 2015). I segnali di ripresa ci sono, i buoni propositi iniziano a concretizzarsi. Staremo a vedere.
Marco Testa
Fonte: Cultora
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