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Dealing with absence: da qui comincia la Settimana delle Residenze Digitali

25 Novembre 2021

Lunedì è cominciata la Settimana delle residenze Digitali: una settimana di restituzioni delle performance su cui gli artisti “ospitati” dal festival hanno lavorato negli scorsi mesi. Ospitati, non in un teatro né a Castello Pasquini, ma in uno spazio di collaborazione virtuale dove il Centro di Residenza della Toscana (Armunia e CapoTrave/Kilowatt), e altre realtà teatrali italiane si sono incontrate per sostenere progetti artistici immaginati appositamente ed esclusivamente per l’ambiente digitale.

In particolare, la seconda edizione della Settimana delle Residenze Digitali, realizzata nell’ambito di una media partnership con il progetto delle Residenze Digitali, è un progetto nato dal bando delle Residenze Digitali e promosso dal Centro di Residenza della Toscana (Armunia – CapoTrave/Kilowatt), in partenariato con l’Associazione Marchigiana Attività Teatrali AMAT, la Cooperativa Anghiari Dance Hub, ATCL – Circuito Multidisciplinare del Lazio per Spazio Rossellini, il Centro di Residenza dell’ Emilia-Romagna (L’arboreto – Teatro Dimora di Mondaino, La Corte Ospitale di Rubiera), la Fondazione Luzzati Teatro della Tosse di Genova e ZONA K di Milano.

Così in questi giorni, e fino a domenica, nell’etere del web ha luogo la seconda edizione di questo festival, nato nel 2020, ispirato per necessità dalla pandemia, ma portato avanti anche quest’anno, per indagare un linguaggio di cui c’è ancora tanto da scoprire.

Lo racconta bene Dealing with absence, performance che è andata online lunedì sera ma fruibile ancora fino a domenica.

Dealing with absence è il progetto di due danzatrici contemporanee, Margherita Landi (coreografa, media artist, e antropologa) e Agnese Lanza (danzatrice e coreografa), formatesi fra Italia e Inghilterra, che hanno messo in relazione il lavoro su corpo e tecnologie dell’una e le ricerche sui concetti di focus e percezione dell’altra e insieme esplorano il rapporto fra macchina e corpo, fra esperienza fisica e digitale, che sempre più, almeno per i “nativi digitali” è un continuum, l’una affonda nell’altra, amplificandosi a vicenda, così come il dialogo, tanto con i tutor della residenza quanto con il pubblico, passa per condotti virtuali e scaturisce in un’azione reale e continua sulla performance: durante la lavorazione del progetto infatti è stato aperto un profilo Instagram che non solo ha coinvolto gli spettatori nel processo ma è anche in parte entrato dentro il video, dentro la performance stessa.

La tematica di Dealing with absence, chiaramente, è l’assenza. Raccontando un mondo in cui i contenuti vengono fruiti in maniera sempre più individuale, le danzatrici sono immerse in un mondo che noi spettatori non vediamo: attraverso dei visori di Realtà Virtuale, guardano e vivono una realtà da cui noi siamo esclusi, ma questa assenza lascia libera la nostra immaginazione. Noi, vediamo un corpo muoversi, relazionarsi con lo spazio attorno a sé e soprattutto con sé stesso, con la sua solitudine aggrappata a immagini solo sue, che non condivide con noi. Sono immagini di film, le scopriremo alla fine, e potremo reinterpretare quello che abbiamo visto risignificando movimenti e sensazioni che probabilmente, o anzi certamente, avevamo significato in modo diverso, mettendoci qualcosa di nostro, riempiendo la reticenza dell’immagine con immagini nostre.

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