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Balcani d’Europa_lo specchio di noi: esercizi di cittadinanza e memoria attiva

8 Maggio 2018

In un’epoca in cui bene comune ed esercizio della cittadinanza sono sempre meno praticati e in cui in tutto il mondo, anche nei paesi che hanno costruito la loro storia sulla difesa della democrazia, si alzano muri e si marcano confini, raccontare i Balcani significa compiere non solo un atto di memoria, ma di resistenza. Resistere alla paura, allo smarrimento, al timore del diverso, alla tentazione di dire “prima noi”. Resistere perché il passato non elaborato si ripete e oggi il villaggio è globale.

Da queste premesse nasce Balcani d’Europa_lo specchio di noi, progetto a cura di Roberta Biagiarelli, promosso da Associazione culturale Magazzini San Pietro e Babelia & C. – progetti culturali, realizzato con il sostegno di Fondazione Cassa di Risparmio di Modena, dei Comuni di Modena, Formigine, Maranello, Sassuolo, della Fondazione Vivere il Sapere/Istituto Sacro Cuore di Modena, con il patrocinio di Regione Emilia-Romagna ed in collaborazione con Istituto Storico di Modena, Consorzio Creativo, Fondazione L’educazione costruisce la Bosnia, Associazione ADL a Zavidovici Onlus.

Per dieci giorni (dal 9 al 19 maggio) Modena e i comuni limitrofi verranno “popolati” da incontri, testimonianze, mostre, spettacoli, esercizi di cittadinanza, come recita il sottotitolo della manifestazione, per capire il nostro presente. Numerosi e di rilievo gli ospiti che parteciperanno fra i quali il giornalista e scrittore Paolo Rumiz, il generale Jovan Divjak, la giornalista bosniaca Azra Nuhefendic, il redattore e documentarista Andrea Rossini, il giornalista Dario Terzic.

L’iniziativa, che nasce da un lavoro ventennale portato avanti dall’attrice e autrice Roberta Biagiarelli – a partire dal 1998, anno di debutto del suo monologo Srebrenica che ha realizzato ben oltre 500 rappresentazioni in Italia e all’estero -, si presenta come un percorso multidisciplinare a più voci che, attraverso testimonianze dirette, incontri con gli studenti, teatro e fotografia, si pone l’obiettivo di fare memoria su uno dei periodi più tragici della storia recente d’Europa e, parallelamente, di alimentare la coscienza democratica, in particolare nelle giovani generazioni.

Si parte da Srebrenica: uno spazio fisico, un tempo – quello delle testimonianze di chi ha vissuto il dramma di un conflitto troppo spesso liquidato come “fratricida” e relegato, nella coscienza europea, a problema di una sola terra per molte anime in conflitto – e, contemporaneamente, un monito: a non dimenticare e a costruire possibilità di convivenze e legami di pace.

A vent’anni dal debutto Srebrenica il monologo di Roberta Biagiarelli sarà nuovamente in scena il 9 maggio, Giornata dell’Europa, al Teatro Sacro Cuore di Modena introdotto da Kanita Ita Focak e Agostino Zanotti. Ricordo del passato recente e generazione di futuro. Da Srebrenica lo sguardo si amplia ai Balcani e dai Balcani all’Europa, di ieri e di oggi, dai conflitti alle nuove relazioni, da una storia plurale e culturalmente ricca alle difficoltà create da chi, facendo leva su particolarismi e diffidenti rivendicazioni, ha alimentato costantemente e ancora oggi cerca di alimentare divisioni.

Il programma si presenta ricco e articolato di appuntamenti: si rifletterà sul valore della multiculturalità (11 maggio), sulla ricostruzione di quanto avvenuto al Tribunale penale internazionale dell’Aja (12 maggio), sul legame sociale, la sua rottura e l’affermarsi dei nazionalismi (13 maggio), sulla cultura della legalità (17 maggio), su come l’Europa è vista da Mostar (18 maggio), ma ci sarà anche un momento dedicato alla memoria di Luca Rastello, autore di quel prezioso libro “La guerra in casa” dal quale si mosse Roberta Biagiarelli per il suo Srebrenica (19 maggio), e si concluderà parlando di Europa (19 maggio).

Saranno anche le immagini a raccontare la Storia con le mostre fotografiche di Luigi Ottani ‘Scappare la guerra’, reportage dal confine greco-macedone di Roberta Biagiarelli e Luigi Ottani (dal 15 al 30 maggio) e di Ismail Fayad ‘Genti diverse venute dall’Est’, a cura di Luigi Ottani (dal 19 al 27 maggio).

Focus del progetto sono le nuove generazioni, quelle nate “già figlie” dell’Europa, che potranno avere l’occasione di riflettere, a partire dalle vicende che dai Balcani si irradiano ancora oggi in tutta Europa, sulla contemporaneità e comprendere meglio le ragioni dei linguaggi del presente, imparando a decifrare la complessità della società in cui vivono. Attraverso arte e testimonianze dirette, il progetto vuole infatti promuovere l’acquisizione di competenze chiave di cittadinanza, sociali e civiche, come sottolineato dall’Unione Europea.

Ma ‘Balcani d’Europa’ si rivolge a tutti coloro che hanno interesse a vivere con maggior consapevolezza il proprio ruolo sociale, contribuendo, nella vita di tutti i giorni, alla costruzione di una realtà lontana dalle divisioni, dagli stereotipi culturali, dalle diffidenze e dalle chiusure causate dall’ “ignoranza dell’altro”.

Sono passati 20 anni dal debutto del mio monologo su “Srebrenica”, era il 1998, replicato per oltre 500 volte in Italia e all’estero (Sarajevo, Tuzla, Gerusalemme, Vienna, Madrid, Granada, Léon, ecc.) e ancora oggi in scena. Un’esperienza particolare quando un lavoro teatrale sopravvive alla velocità del consumo e del tempo, la sua forza sta nel fatto di essere una testimonianza storica. Conoscere Srebrenica ha rappresentato per me uno spartiacque non solo come artista, ma anche come persona” racconta la Biagiarelli “Venti anni fa per me è iniziato un lungo viaggio, artistico e personale, un viaggio che è poi proseguito in solitario e che ancora oggi, sotto forme e modi differenti tra loro, perdura. Srebrenica è diventata per me un luogo speciale, così come la Bosnia-Erzegovina una terra d’elezione da cui andare e venire, in un andirivieni incessante che mi ha aiutata e mi aiuta a produrre pensieri e a riflettere sul nostro presente”. E ancora la Biagiarelli ricorda che “Balcani d’Europa_lo specchio di noi si apre nel nome di Luca Rastello, intellettuale, scrittore, giornalista, attivista e amico, che ci ha lasciati indietro tre anni fa. Con il suo libro fondamentale “La guerra in casa” (Einaudi) ha dato l’opportunità 20 anni fa a me, Giovanna Giovannozzi e Simona Gonella di lavorare intorno a questa sconfinata materia: il conflitto balcanico e l’ultimo genocidio compiuto in Europa da dopo la fine della seconda guerra mondiale proprio a Srebrenica”.

Un percorso dunque che fonde passato e presente e ritrova, proprio in un conflitto così recente, così vicino e tutt’ora così vivo, le radici di una Europa che, unita sulla carta, ha ancora un lungo e complesso percorso di formazione davanti a sé. Una cittadinanza europea consapevole, figlia della memoria “attiva”, sembra essere l’obiettivo di questo progetto che proprio nei “nativi europei” trova i suoi principali interlocutori. E proprio anche per l’attenzione particolare riservata dalle giovani generazioni all’immagine, risulta importante il contributo di Ottani e Fayad, capaci di arrivare, con un solo scatto, al cuore di vicende e relazioni storico-politico-sociali tanto complesse, diventando, insieme alle parole dei testimoni diretti e indiretti, operatori di pace.

Tutte le iniziative sono ad ingresso libero

INFO

SITO www.balcanideuropa.it

FB https://www.facebook.com/balcanideuropa

Photo credits: Luigi Ottani

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